La marijuana altererebbe il modo di camminare per chi la fuma abitualmente. Secondo uno studio australiano consumare i derivati della canapa a scopo stupefacente potrebbe influenzare alcuni dei nostri movimenti. Per altre ricerche gli effetti benefici sono superiori a quelli negativi. Il dibattito sulla legalizzazione è sempre più aperto
Tanti sono gli studi effettuati sulla marijuana, la nota sostanza che si ricava dalle inflorescenze essiccate della cannabis. Secondo uno degli studi più recenti, effettuato presso la University of South Australia, uno dei paesi dove è stata attuata una sempre più virulenta lotta alle droghe, gli effetti della marijuana sarebbero in grado di influenzare i movimenti delle ginocchia e dei gomiti, alterando così il modo di camminare di chi la fuma. L’equipe ha preso come campione 44 individui di un’età compresa tra i 20 ai 30 anni, metà dei quali fumatori abituali della sostanza. Ai partecipanti è stato chiesto di svolgere alcuni esercizi di equilibrio e vari test di valutazione clinica e neurologica della loro andatura e dei movimenti. Secondo i risultati, i movimenti delle ginocchia nei fumatori di cannabis erano più rapidi rispetto ai non fumatori, e anche la flessibilità dei gomiti era maggiore. Al contrario delle spalle, che invece erano più rigide. Nelle funzioni neurologiche e nelle qualità legate all’equilibrio, gli scienziati non hanno riscontrato particolari differenze tra i due gruppi. Sulla legalizzazione della cannabis è aperto un costante dibattito tra proibizionisti e non, mentre in molti stati nel mondo il consumo è consentito, tra cui Paesi Bassi, la Germania e l’Argentina. Anche negli USA sempre più Stati stanno legalizzando l’uso: recentemente la California, il Massachusetts, il Maine e il Nevada si sono aggiunti all’Alaska, l’Oregon e Washington D.C., dove già era legale dal 2014, e al Colorado e Washington, che la legalizzò nel 2012. «Le alterazioni dell’andatura sono piccoli cambiamenti, tanto che un neurologo specializzato in disturbi del movimento non sarebbe in grado di rilevare cambiamenti in tutti i consumatori di marijuana», ha dichiarato uno degli autori della ricerca Verity Pearson-Dennett a PsyPost. «Il messaggio principale qui è che l’uso di marijuana può causare delle sottili alterazioni nel modo in cui ci muoviamo. Ora sono necessari ulteriori studi sui cambiamenti dell’andatura in combinazione con fattori come l’invecchiamento e l’aumento del dosaggio della sostanza». Altri recenti studi sulla cannabis hanno messo in luce i suoi effetti benefici su condizioni dolorose e di nausea provocate da una varietà di trattamenti clinici, mentre taluni la riterrebbero efficace nella cura delle emicranie, e nella riduzione degli effetti di malattie degenerative. Il suo consumo è stato tuttavia associato anche ad una più elevata frequenza cardiaca, ipertensione (pressione alta) e il rischio di infarti e ictus. Mentre alcune ricerche sosterrebbero addirittura che la marijuana potrebbe affliggere negativamente le emozioni, la concentrazione, i tempi di reazioni e le capacità decisionali dei fumatori al contrario di altre che la vedrebbero utile nel miglioramento dell’umore nella depressione reattiva. Insomma, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il dibattito anche su benefici e danni è sempre più che mai aperto anche in Italia tenuto conto che lo Stato consente il consumo, pressoché illimitato di sostanze notoriamente pericolose tra tutte l’alcol ed il tabacco. Un fatto però è certo: la discussione aperta su più fronti politici e istituzionali riguarda anche la correlazione del rapporto tra lotta alla criminalità e legalizzazione che riguarda un fronte significativo del suddetto dibattito. Forse solo per questo andrebbe la pena affrontarlo, una volta per tutte, anche a livello legislativo.
Lecce, 9 settembre 2017
Giovanni D’AGATA