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Solidarietà  a Barcelona dal Comune di Barcellona Pozzo di Gotto anche con la lirica “Adios Barcelona” scritta nel 1957 dal poeta Nello Cassata

Nino Bellinvia
“…Sento di dover esprimere, a nome di questo Comunità, i sentimenti più vivi di partecipazione al lutto che ha colpito Barcelona, per mano di una ferocia barbara e vile che pensavamo relegata ai primordi dell’esistenza dell’uomo…”.
Con queste parole il sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto (con i suoi quasi 42.000 abitanti è il comune più popoloso dopo la città metropolitana di Messina in Sicilia), ha espresso vicinanza all’Alcade della Città catalana colpita dal recente attentato terroristico che ha sconvolto la vita di diversi cittadini, tra cui alcuni connazionali, non tralasciando, al contempo, di ricordare l’antica amicizia che lega le due Città.
Nel settembre del 1957, infatti, una delegazione barcellonese si recò in visita istituzionale in Spagna e in quell’occasione uno dei componenti, l’avvocato Nello Cassata, compose una lirica, “Adios a Barcelona”, quale segno di affetto e di amicizia, sentimenti che di lì a poco sarebbero stati sugellati a perenne ricordo, nella Città del Longano allorquando nel novembre dello scorso anno, una rappresentanza istituzionale spagnola giunse a Barcellona Pozzo di Gotto. A sigillo dell’unione e della vicinanza tra le due Città, geograficamente si distanti, ma simili nel nome e nella condivisa tradizione mediterranea, ne fu così deliberato il gemellaggio.
Al viaggiatore attento, certamente, non può sfuggire la somiglianza tra la posizione geografica della città catalana e quella della cittadina tirrenica. È questa l'ipotesi più accreditabile (come riportato da Wikipedia, l'enciclopedia libera) che trova le sue radici nella dominazione della Corona d'Aragona (1282 – 1516) e poi nella storia della Sicilia spagnola (1516 – 1713) quando l'isola per quasi cinque secoli è sottoposta all'influenza Iberica, confluendo unitamente al Regno di Napoli sotto la giurisdizione della Corona di Spagna, note in tempi successivi come dominazioni aragonese e spagnola. La stessa analogia hanno ravvisato i primi conquistatori provenienti dalla Contea d'Aragona e dalla Contea di Barcellona. La città catalana, digradante sulle lievi e spoglie propaggini terminali dei Pirenei e affacciata a meridione sul Mediterraneo, per contro, la seconda è adagiata in pianura che declina a settentrione a ridosso dei rilievi collinari e verdissimi della catena dei Peloritani, si affaccia sul golfo di Patti nel mar Tirreno nella parte prospiciente le isole Eolie in una porzione di costa compresa tra la penisola di Milazzo a oriente e il promontorio di Tindari a occidente. Il nucleo più antico della cittadina si identifica in Pozzo di Gotto[5], deve il suo nome alla realizzazione di un pozzo per uso irriguo nelle terre coltivate ubicate tra il torrente Idria e il Longano, appartenenti al messinese Nicolò Goto come descritto in latino volgare in un documento datato 1463: “ … Nicolao de Gotho, … , in quo Puzzo de Gotho …”.
Nicolò Gotho è l'artefice della costruzione del Castello dei Gotho di Santo Stefano di Briga, figlio primogenito di Leonardo Gotho barone della Floresta, possessore delle terre di Santo Stefano di Brica, della baronia della Floresta, della quale prese investitura nel 1464, proprietario altresì di appezzamenti nella piana di Milazzo e di Castroreale dei quali è designato Capitano. Membro del Senato di Messina negli anni 1478 – 1480, sposato con Eleonora Balsamo messinese. Il suo testamento, pubblicato dal Notaro Giacomo Donato, è del 22 agosto 1488.
Nel 1571 i Pozzogottesi ottengono dalla Gran Corte Arcivescovile di Messina l'autorizzazione a eleggere il loro Cappellano di stanza a San Vito senza più dipendere dall'Arcipretura di Milazzo. Ottenuto il riconoscimento, è avanzata la richiesta di riscatto alla Corte di Madrid contro il potere vessatorio di Milazzo alla cui giurisdizione Pozzo di Gotto dipendeva politicamente e fisicamente costituendone una lontana frazione, vincolo che sarà definitivamente interrotto il 22 maggio 1639 e sancito con regio decreto del Viceré e cardinale Giannettino Doria sotto il regno di Filippo IV di Spagna (altrimenti noto come Filippo III di Sicilia), assume il titolo “'Libera et Realis Civitas Putei de Gotho”.
Il rappresentante cittadino occupa l'ultimo posto nei «Parlamenti Generali del Regno».
La frazione a occidente del torrente Longano a sua volta dipendeva dalla giurisdizione di Castroreale e aveva già seguito l'esempio della comunità vicina ribellandosi ai giurati castrensi facendo riconoscere in campo ecclesiale la propria indipendenza. Atti notarili risalenti al 1522 in Castroreale riportano la denominazione della contrada o casale di “Barsalona”, nome da attribuire verosimilmente alla presenza nei libri battesimali di Pozzo di Gotto del nominativo di “Graziosa Barsalona”, per contro è avvalorata la tesi che il nome alla località sia stato attribuito dai dominatori iberici avendo ravvisato la notevole similitudine dei due territori. Sul finire del XVIII secolo viaggiatori, geografi, storiografi, commentatori spesso riportano i toponimi di “Barsalona” e “Barcellonetta”.
Ecco qui di seguito il testo della lirica “Adios a Barcelona”.
“Barcelona, a un tempo maestosa e dolce, / con rimpianto io ti lascio. Con rimpianto nel ciore, / perché ti offristi al mio sguardo come in un sogno. / Bella di mille bellezza fatta sì come Venere. / Addio strade, monumenti, palazzo e incanto di luci. / Addio mare dall’ampio respiro, onusto di gloria. / Addio dolci colline, addio Tibibado sul monte luminoso. / Addio Madonna della Mercede a noi tutti Madre e Signora. / Fino a quando vivrò e sentirò nell’animam sete d’infinita beltà, / a te revolgerò il pensiero pieno d’accorata nostalgìa. / A te a alla tua gente latina, generosa gentile e forte / que non si piega al destino dei secoli, / gelosa e orgogliosa della Patria / come amante della sua donna”.
A questo poeta, Nello Cassata, scomparso nel 1997 la sua città natale, Barcellona Pozzo di Gotto, ebbe a dedicargli un monumento nella centralissima piazza della Basilica Minore di San Sebastiano. Tra i suoi lavori del poeta ci piace ricordare: “Il Labirinto”, “L'odore del mosto”, “La mia preistoria”, “Barcellona Pozzo di Gotto nel Risorgimento”, “Barcellona Pozzo di Gotto dal 1860 ad oggi”, la raccolta “Aranciu amaru” (con alcune sue poesie in lingua siciliana, liriche che nel 1953 gli meritarono il primo premio nell'ambito di un concorso regionale di poesia dialettale tenutosi a Messina). Un'ansia di realizzazione di fratellanza umana e cristiana, la schietta sicilianità del sentire in termini universali, permearono la vicenda terrena di questo poeta, facendolo sempre trovare in prima linea nella realizzazione di progetti di conservazione delle proprie radici e di promozione sociale e culturale.
Nella foto il testo della poesia in un’immagine di Barcelona.

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