Dopo il successo raccolto nelle diverse piazze teatrali toscane e il felice debutto romano al teatro della Cometa è arrivato in questi giorni CHI E’ DI SCENA per una nuova replica al Teatro Tor Bella Monaca, lo spettacolo firmato come autore e regista da Alessandro Benvenuti. Uno spettacolo denso e intelligente, recitato con inusitata bravura dallo stesso Benvenuti, che –a ritmi forsennati- lancia battute che chiamiamo così solo per essere comprensibili, ma che in realtà sono caustiche considerazioni sulla vita e sull’insostenibile trivialità di questi tempi, dominati da ignoranti impalmati dalle migliori università e accademie, non disponibili a riconoscere il talento vero nel comico di turno (qua e là nel testo, più di un sospetto di autobiografismo). Il pretesto narrativo di innesco di tutta questa materia che si sprigiona in 80 minuti di sorprese e colpi di teatro è tutto sommato semplice: un ammiratore di un maturo uomo di teatro chiede un appuntamento per intervistarlo e per chiedergli il motivo del suo misterioso ritiro dalle scene ormai risalente a cinque anni prima. Una scena statica (in apparenza) vegliata dall’inquietante presenza di una giovane adagiata di spalle su di un canapè, che esibisce immobile le spalle, lasciando balenare negli spettatori, e nel sedicente giornalista, l’impressione che possa essere deceduta (magari uccisa dal vecchio attore, come lui lascia sibilare sinistramente dalle sue offensive intellettuali contro il malcapitato intervistatore, che a un certo punto sospetta di essere caduto in una sorta di trappola). Ma –lo dicevamo prima- la pièce regala sorprese a non finire, come in un’esibizione di scatole cinesi e l’unica verità che alla fine emerge con stabile chiarezza è che il racconto non è altro che una metafora sulla vita, che impone recite a scena aperta, senza copioni o prove, chiamandoci all’estemporaneità di scelte e decisioni.
Sul palco insieme al protagonista, nel ruolo del sedicente intervistatore (in realtà qualcosa di diverso, come ci racconterà il finale) bravissimo nel tenere il ritmo veloce e alto del dialogo Paolo Cioni, mentre c’è spazio nel finale anche per apprezzare le doti di interprete della dormiente, impersonata dalla giovane Maria Vittoria Argenti, responsabile della splendida performance attoriale, camuffata nei panni d’intervista a uno straordinario attore, troppo presto auto-reclusosi nel dimenticatoio di una poltrona di casa.