La dolorosa esistenza di un padre raccontata con la fede dalla figlia Vanessa de Benedictis nel libro “Il cielo negli occhi”. Presentazione il 18 maggio a Massafra presso la sede di NordSud

(N.B.) Nel mese di febbraio scorso, presso il Palazzo della Cultura di Massafra, in una serata organizzata con il patrocinio del Comune di Massafra, dalla Fondazione ANT Italia, Antonio Dellisanti Editore e A.T.O. Puglia Onlus (Associazione Trapiantati Organi Puglia Onlus) è stato presentato con successo il libro “Il cielo negli occhi” di Vanessa De Benedictis. Autrice di svariati articoli, appassionata di arte e musica, nonché responsabile di numerosi progetti anche nel sociale, si è impegnata in questa nuova avventura di autrice scrivendo una storia vera. E’ una testimonianza di vita, di fede e di speranza.

Nelle 60 pagine di questo volumetto (Antonio Dellisanti Editore), Vanessa De Benedictis, che studia e lavora a Massafra (è nata a Grottaglie nel 1984), fa rivivere, infatti, con alcuni cenni, non solo biografici, il padre Bernardino (scomparso nel 2010), un uomo dedito al lavoro e al sociale, ricordato per la sua silenziosa vicinanza al dolore del prossimo (ebbe anche a far parte dell’Associazione Trapiantati di Organi). Anche se le pagine possono sembrare poche per dare un’immagine completa, sono, però, davvero utili a riportare in mezzo a noi una vita “con i piedi piantati a terra e con uno sguardo al Cielo”.

La serata, presentata e coordinata dell’editore Antonio Dellisanti, ha visto l’intervento dell’autore della prefazione, Don Roger Zama Akian, che ha seguito la vicenda familiare da vicino e che ha ben conosciuto il protagonista.

Nuova presentazione, il prossimo 18 maggio (ore 19.30), dello stesso libro a Massafra. Presentazione che questa volta avverrà presso la sede della sezione di Puglia – Sede Nazionale – dell’Associazione Nord Sud (l’umanità non ha confini), in via M- Costa 4 (Angolo Via del Santuario). Associazione fondata nel 1995 (ha la sua sede ufficiale a Villa Lagarina nella provincia di Trento) dal prof. Francesco Laterza, noto scrittore e operatore culturale, che sarà il critico della serata alla quale, oltre l’autrice del libro, Vanessa De Benedictis, interverranno: l’assessore comunale avv. M. Rosaria Maria Guglielmi, il presidente della sezione Puglia di Nord Sud Carlo Grazzi. Coordina l’editore Antonio Dellisanti.

Proprio sulle pagine di NordSud il prof. Francesco Laterza ha scritto un lungo articolo, che proponiamo ai nostri lettori, dal titolo “Il libro di Vanessa De Benedictis. La dolorosa esistenza di un padre raccontata con la fede”.

Una tenue dolcezza di figlia, la rassegnazione cristiana, l’amore, la fede, sono i motivi ispiratori di questo libro, i sentimenti che pervadono in lungo e in largo la piccola trama del racconto, intessendola con i preziosi fili verdi della speranza.

Le intenzioni della scrittrice si colgono sin dalle prime parole e sono quelle di “dare testimonianza e ricordo indelebile ” del suo caro sfortunato papà che, pur volato presto in Paradiso, dapprima ha dimostrato di spargere dovunque amorevoli afflati d’amore, affetto, senso cristiano della vita, lasciando dietro di sé una scìa indelebile della propria persona. Il mio papà – spiega Vanessa – appartiene alla schiera degli

uomini miti e umili di cuore «che nel lavoro di ogni giorno, nel silenzioso nascondimento di una vita di lavoro e famiglia costellata di gioie e dolori, hanno costruito un universo di amore

per noi» .

Così, pur nell’allusione di fondo del racconto (che riguarda il tragico destino di morte prematura di Bernardino!), i temi si snodano senza scomposizioni psicologiche, senza particolari clamori, ma in tono pacato e dimesso, tenendo costantemente al centro la figura del papà, ma con rapide sfuggite nel campo della religione, del sacro collettivo e individuale, a riconoscere quotidianamente il senso puro e tradizionale della famiglia e dovunque la costante presenza di Dio.

Il garbo accompagna tutte le pagine, quel garbo che proviene dalla capacità di saper comprimere dentro di sé le amarezze.

Anche nelle situazioni più paradossali e tragiche (come il ritorno infausto dei genitori dal viaggio di nozze, con l’avvenuto licenziamento del padre e la contemporanea diagnosi della malattia letale, che lo accompagnerà per altri 30 anni di vita), il dolore che ne deriva non è mai esplodente. Le parole ci toccano e non di rado hanno l’accento incantevole della poesia.

Le scene, le piccole sezioni del racconto, sono distribuite equilibratamente e descritte con compìta piacevolezza, senza code, come se si tratti di quadri pittorici a sé stanti, legati però sopra il medesimo itinerario di vita raccontato. Grazioso il motivo dei due “nidi” escogitato da Vanessa: quello della famiglia originaria e il nido successivo della famiglia acquisita, con il fidanzato che si lascia amorevolmente coinvolgere in questa immane tragedia che tiene impegnata la famiglia di lei sino alla vigilia del matrimonio fra i due giovani. Bella anche l’esperienza del silenzio nell’adorazione eucaristica (esperienza “che ti apre un mondo interiore”) e l’altra, appena appena sfiorata, del viaggio speranzoso a Medjugorje.

L’insolenza, l'odio, la frenesia della società contemporanea sembrano come banditi da questa storia di famiglia. Un solo motivo di rancore, un’ingiustizia personale subìta dal padre, appare come in un fotogramma istantaneo, immediatamente cancellato subito dopo dal perdono dell’uomo. Non c’è posto per la vendetta nel grandioso testamento d’amore che Bernardino

vuol lasciare dietro di sé.

L’intenzione didattico-sociale del libro, già presente nel prologo, ritorna a più riprese, esplicitandosi sempre di più, sino alla conclusione finale. Nei tempi attuali, caratterizzati dal trionfo degli egoismi e dalla perdita quasi totale dei valori spirituali, questo messaggio di vita come “progetto d’amore” ci giunge blando e suadente da una personalità tenace e forte, quale è questa della scrittrice Vanessa De Benedictis.

Dio, scrive lei, è come «un faro nella notte che diviene obiettivo ed anche guida nei momenti bui, nei quali anche gli affetti più vicini a volte rischiano di occultarsi…».

Lo stile di questo volumetto è armonico e sempre garbato, illuminante quando riguarda il contagio della fede che viene indirizzato a noi lettori. La scrittura è piana, senza increspature né contorcimenti, tendente a semplicizzare anche le cose più ingarbugliate e nefaste. C’è il gusto di zumare sui piccoli particolari: per esempio, le mani del papà “grandi e protettive” («…quando la mia incrociava la sua nelle nostre lunghe passeggiate, ero al riparo da tutti e da tutto»).

Altre scenette affettuose, sospinte dal pathos, che circola leggero dentro queste pagine, riguardano ancora il rapporto tra padre e figlia: «la mia vita intrecciata alla sua, come rami di un’edera intrecciati attaccati alla parete della Vita».

E poi il particolare della crescita: «crescendo la mia fronte arrivava ora alla sua pancia e poi al suo petto dove batteva un cuore strepitoso».

Molto apprezzabile è la sintesi descrittiva di cui si mostra capace l’autrice in altre immagini: dove dipinge il padre che emerge dalle profondità marine come un eroe; dove

tratteggia la madre con il suo particolare sorriso e la sua allegria; dove descrive l’ultima partenza per l’Ospedale di Pisa, «Un viaggio surreale, fatto di soste silenziose all’autogrill, un viaggio fatto di silenzi disarmanti, di parole non dette ma spiegate dagli sguardi e dagli abbracci »; dove viene presentato il monocorde raccoglimento pietoso dei familiari nell’Ospedale, «Passava il tempo, giorni cadenzati dai due colloqui al giorno con i medici, ed in quella stanza dalle luci bianche, ascoltavamo le notizie sullo stato di salute di Bernardino, e a volte spuntava un sorriso per un miglioramento, a volte una lacrima per un peggioramento delle condizioni».

Per concludere, mi servono due ultimi accenni alla sorprendente e patetica delicatezza di questi quadretti descrittivi intensi e toccanti. Mi piace richiamare anzitutto la dedica, «A mio padre e ad Antonio Maria. L’uno salito, l’altrodisceso dal medesimo “universo misterioso ”». C’è qualcosa di molto fascinoso in questa profonda unificazione, che riesce a mettere insieme due grandi temi contrapposti, la nascita e la morte. Le corde della poesia qui vibrano forti, e ci fanno cogliere tutta la sintesi di fede che la scrittrice tende a comunicarci.

Calzante, sinuoso e dolce è anche quell’inserto finale stupendo delle parole di Marianna, la sorella di Vanessa, parole che si innestano salde e ben fuse dentro tutta la logica d’amore del romanzo. La comunicazione è rivolta al padre già morto.

«Devo capire – scrive Marianna – che tu ci sei così come quella volta che mi hai insegnato ad andare in bicicletta. Io mi

voltai, ti chiamavo e tu eri lontano».

Nella foto la copertina del libro.

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