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ROSALIND FRANKLIN. IL SEGRETO DELLA VITA  

Lo spettacolo (andato in scena al teatro Eliseo e poi in replica al teatro Tor Bella Monaca) racconta- con dovizia di lessico tecnico (si parla tra l’altro di “cristallografia” o di “diffrazione a raggi x”)– i primi passi verso la scoperta della struttura del DNA. Siamo all’esordio degli anni Cinquanta, nel laboratorio di una prestigiosa università inglese e la protagonista femminile, la scienziata Rosalind Franklin, entra per puri meriti acquisiti sul campo, nella ristretta cerchia dei preposti, tutti uomini, che la accolgono con il rosario delle prevenzioni o delle ipocrisie abituali per il genere. Peccato che la donna, impersonata da una splendida Asia Argento, è del tutto immune alle une e alle altre: vive per il suo lavoro e la sua dedizione è totale e instancabile. Il suo obiettivo, insistito, al limite dell’ossessione, è esclusivamente quello di cercare “il segreto della vita”, di sorprendere su lastra fotografica la struttura elicoidale del fondamento della struttura genetica. La sua fissazione non conosce alleanze, né amici, né tempo libero, né distrazioni. I palpitanti corteggiamenti del capo della struttura scientifica (il prof. Wilkins, interpretato da un magnifico Filippo Dini) sono respinti con risoluta malagrazia, perché la sua giornata di studio e applicazione non può concepire deviazioni di sorta. E così tutta la cerchia dei suoi colleghi, tenuti ben lontani dal perimetro delle sue ricerche, costruisce pian piano una sorta di avversione/repulsione intorno alla sua figura, anche, e soprattutto, a dispetto di una sorta di aura leggendaria che si va diffondendo intorno al suo nome e ai suoi studi, che cominciano a muovere l’interesse della comunità scientifica. La giovane scienziata riuscirà ad arrivare attraverso la celebre “Fotografia 51” alle soglie della scoperta che verrà poi perfezionata.

La narrazione procede come se fosse semplicemente il racconto di una vita, splendidamente rappresentata attraverso la rottura di registri temporali, ambientali e semantici – sostenuta dalla suggestiva scena circolare e rotante di Laura Benzi con i video di Claudio Cianfoni – fino all’epilogo tragico dell’esistenza della scienziata, che muore di un cancro alle ovaie, senza poter cogliere il coronamento della propria ossessione, per la beffa di un Nobel in fondo usurpato dai suoi colleghi. Ma è proprio qui, in questo epilogo toccante, che la pièce svela il suo cuore autentico, smarcandosi dall’insistita specificità del tema: in un finale che sa di rivolta contro un destino cinico e baro, il prof. Wilkins pretende la ribalta appartata con la donna morente, per rivelarle tutta la sua passione e raccogliere la reciprocità della disdetta per un mancato rapporto, incapace di scambiarsi un semplice “buona sera”, un bacio o una rosa in nome di un destino che ha pesato come una maledizione su un cuore spigoloso, malato di una solitudine senza riscatto.

Il testo è dell’americana Anna Ziegler, Nicoletta Robello Bracciforti ha curato drammaturgicamente l’edizione italiana (nella versione inglese la Franklin è stata interpretata da Nicole Kidman), Giulio Della Monica, Dario Iubatti, Alessandro Tedeschi e Paolo Zuccari sono gli altri magistrali attori. Filippo Dini firma anche la regia.

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