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Ribaudo (Pd): Rete Esso Sicilia, stop "vendita a pacchetto"


Roma 04 aprile – “Sono vicino ai gestori della rete Esso in Sicilia che lo scorso 29 marzo hanno scioperato, ottenendo un'adesione di massa, per dire no alla 'vendita a pacchetto' di oltre 150 punti di distribuzione e rivendicare il rispetto delle regole. I gestori in totale disappunto con l'azienda lamentano l'attuazione del «modello grossista» il quale consiste nella cessione della proprietà degli impianti ai retisti privati, senza dare diritto di prelazione agli attuali titolari dei punti, possessori dell'autorizzazione regionale all'esercizio della distribuzione”. Lo scrive in una nota il deputato siciliano del Pd Franco Ribaudo che nei mesi scorsi ha presentato un'interrogozaione parlamentare sulla vicenda. (vedi allegato)

  RIBAUDO e CULOTTA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
il piano lanciato nel 2010 dalla multinazionale statunitense Exxon Mobil Corporation, una delle principali compagnie petrolifere di importanza mondiale, che opera sul mercato europeo col marchio Esso, prevede la vendita di pacchetti di impianti e il mantenimento del convenzionamento per cinque anni più cinque;
le operazioni di cessione, tramite il cosiddetto «modello grossista», degli impianti di distribuzione dei carburanti di sua proprietà sono già state avviate;
in particolare, per quanto riguarda l'Italia, già dall'anno scorso sono stati veduti più pacchetti di impianti a Reteitalia o a società facente parte dello stesso consorzio, come nel caso della Som: 55 impianti in Friuli Venezia Giulia, 66 nelle Marche e in Abruzzo, 47 in Trentino e 66 in Veneto;
la cessione dei punti vendita è stata portata avanti senza alcun coinvolgimento degli attuali gestori e senza la condivisione di un accordo quadro che recepisca chiare clausole di salvaguardia dell'occupazione attraverso l'utilizzo di strumenti da concordare tra le parti, per impedire, altresì, la concentrazione delle reti nelle mani di un solo gestore;
in Sicilia sembra si stia operando alla stessa stregua, non tenendo conto dell'autonomia speciale e del sistema autorizzativo della concessione dell'esercizio di distribuzione alla pompa, che è in capo al singolo gestore e non alla società Esso –:
se il Governo sia a conoscenza delle strategie di mercato adottate dalla compagnia Esso;
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere anche sul piano normativo, per evitare che dal «modello grossista» di trasferimento delle reti si possa generare un regime di oligopolio se non di monopolio che può mettere a serio rischio la sana concorrenza. (5-09707)

Con tale interrogazione viene segnalato che dal 2010 la multinazionale statunitense Exxon Mobil Corporation (una delle principali compagnie petrolifere di importanza mondiale), che opera sul mercato europeo con il marchio Esso, ha lanciato un piano per la vendita di pacchetti d'impianti di distribuzione carburante mediante un nuovo modello organizzativo denominato «modello grossista».
Con tale modello, si prevede la cessione di rami d'azienda composti da gruppi di stazioni di servizio e la stipula di specifici accordi commerciali per la fornitura di carburanti a marchio Esso.
Lo stesso è stato già adottato dalla Esso Italiana in alcune aree ed è in corso di sviluppo in altri mercati sul territorio nazionale per continuare a competere sul mercato nel lungo periodo.
È stato scelto anche da altre affiliate del gruppo Exxon Mobil in Europa. Infatti in Belgio, Olanda, Lussemburgo, Regno Unito e Francia le reti di distribuzione carburanti delle Società del gruppo Exxon Mobil sono già integralmente passate al modello «grossista con marchio».
In Italia, tali cessioni sono state negli anni oggetto del vaglio dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, organismo deputato a verificare l'operazione. In tutti i casi l'AGCM ha deliberato il «non luogo a procedere», non rilevando che tali operazioni possano determinare la costituzione di una posizione dominante nei mercati di distribuzione di carburante o comunque tale da eliminare o ridurre in misura significativa le condizioni di concorrenza.
Il Ministero dello sviluppo economico è a conoscenza di tali vicende e, in relazione al coinvolgimento degli attuali gestori, la Esso ha comunicato che, con la firma dell'accordo di cessione tra le parti, la notizia diviene pubblica e quindi inevitabilmente nota anche ai gestori stessi. Quest'ultimi sono sempre informati circa l'operazione man mano che la fase di transizione procede.
La Esso ha aggiunto, inoltre, che ove previsto dal contratto, i gestori, come «contraenti trasferiti», ricevono una lettera non appena formalizzato l'atto preliminare, quattro/sei mesi prima del passaggio effettivo.
Un'ulteriore comunicazione viene poi inviata a tutti i gestori al momento del passaggio di proprietà con la stipula dell'atto ricognitivo notarile. Secondo quanto previsto dalle norme vigenti, il processo non prevede il consenso dei gestori e si conclude, quindi, a prescindere dalla loro condivisione o meno. Tuttavia, ai sensi delle medesime norme, il singolo gestore può dare «disdetta» del suo comodato/fornitura se ritiene di averne motivo.
Non sembra pertanto, che il trasferimento di ramo d'azienda, di per sé, possa generare alcun cambiamento delle condizioni previste dai contratti trasferiti, che passano all'acquirente senza modifiche o pregiudizi di sorta, né possa essere conseguenza diretta di un problema occupazionale.
In linea di principio, infine, in un'economia di libero mercato, non si ravvisano i presupposti per un intervento normativo sull'operazione segnalata che comporta il passaggio degli impianti da un unico operatore a più soggetti, con conseguenze che potrebbero risultare addirittura migliorative o, almeno, ininfluenti per il mercato di riferimento, ferme restando ovviamente le prerogative dell'Autorità di regolazione del mercato.

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