IL PUNTO n. 611 del 13 gennaio 2017 di MARCO ZACCHERA (marco.zacchera@libero.it)

SOMMARIO: PD E MPS – ALITALIA – AUMENTI AUTOSTRADALI – RIENTRI AMARI

Buon anno! Ritorna IL PUNTO in un 2017 che ci ripropone un’ Italia in crisi ma che non vuole, non sa o non può uscirne anche e soprattutto perché un gruppo di mascalzoni continua inossidabile ad occuparne il potere politico ed economico, in un vortice di reciproci interessi che sembrano incredibili e sono imbarazzanti per un paese moderno.
All’inizio di un nuovo anno non bisogna essere preconcettamente pessimisti o limitarsi a banalizzare i problemi, ma bisogna conoscere e comprendere la realtà per saper reagire. Chi ha però la forza e la sincera ed onesta volontà di farlo?
La crisi della politica è lo specchio della crisi del paese che dobbiamo affrontare assumendoci ciascuno le nostre responsabilità.
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POLITICA & BANCHE

“Il governo auspica che la giustizia faccia rapidamente il proprio corso e tutti coloro che hanno provocato danni alla collettività, alle comunità locali, ai risparmiatori e agli investitori vengano sanzionati”.
Parole sante quelle del ministro Pier Carlo Padoan, che – disceso da Marte – non si è chiesto però chi sia da ormai tre anni il ministro che avrebbe dovuto controllare la crisi bancaria, né chi ha nominato i vari componenti pubblici nei Consigli di Amministrazione di quelle banche e tantomeno chi controlli (o dovrebbe controllare) Banca d’Italia e Consob.
Non solo, Padoan ha già dimenticato chi sia intervenuto (o non intervenuto) sulle crisi bancarie del recente passato – tutte minimizzate e “coperte” – e abbia causato di fatto il precipitare della crisi per le Banche Popolari con norme poi dichiarate parzialmente inattuabili e incostituzionali. Soprattutto sarebbe interessante sapere se Padoan non conosca – per esempio – e abbia frequentato anche tale ingegner Carlo De Benedetti (orgogliosamente tessera n. 1 del PD nonché ufficiale finanziatore del partito!!) che in punto di morte (della banca) si è fatto gentilmente concedere 600 milioni di crediti dal Monte dei Paschi di Siena tramite disinvolte operazioni finanziarie garantite con “patacche” di aziende come Sorgenia, già facente capo appunto alla famiglia De Benedetti.
Attualmente il moribondo Mps – che pur in borsa va su e giù come le montagne russe permettendo però guadagni fantastici per chi ha giornalmente le “dritte” giuste – è così diventato azionista di Sorgenia con il 17% del capitale. Siena è anche socio di tante altre imprese in crisi, con debiti incagliati: è il primo azionista con il 7% di Cisfi, gruppo finanziario che fa capo a Gianni Punzo, azionista importante di Ntv (che gestisce “Italo”, i treni di Montezemolo e amici) e la stessa banca è azionista anche con il 22% della società che doveva realizzare il progetto immobiliare di Casalboccone, alla periferia di Roma, ma soprattutto è azionista di imprese pubbliche in crisi, controllate dalla Regione Toscana e da comuni tutti – da decenni – in mano al fu PCI ora PD. Esempi? Scarlino Energia, Fidi Toscana, l'Aeroporto di Siena, Bonifiche di Arezzo, Terme di Chianciano.
Le banche d'affari di solito investono nel capitale azionario di imprese sane, in crescita, non in imprese in perdita che rischiano l'insolvenza, ma stranamente sembra che Monte dei Paschi non ne ha infilata una giusta, anche se buona parte di queste aziende hanno appunto sede in Toscana e dintorni, strana terra patria anche di banca Etruria, ovvero i territori controllati strettamente da ex comunisti ora “democratici” e più recentemente dal fu premier Matteo Renzi, dalla fu ministra Boschi (ora badante ufficiale del governo) e relative famiglie: una sconsolante combinazione…
Quindi parliamoci chiaro: si incriminino e si processino alla svelta i banchieri che hanno fatto i furbi, ma anche i politici che li hanno coccolati, nominati e protetti e dai quali si sono fatti munificamente finanziare (o hanno fatto finanziare i loro amici), mentre la pubblicazione dell’elenco dei creditori insolventi più importanti e – quindi di chi ha abusato del credito – sarebbe ed è un sacrosanto dovere di trasparenza e correttezza.

CONTINUA LA FRANA ALITALIA
Anche il ministro Calenda sostiene e dichiara – come Padoan – cose sante a proposito della Alitalia che da tanti anni è in agonia e ci va giù senza mezzi termini “ I dirigenti non sono all’altezza”. Chissà cosa ne pensa il presidente dell’ex compagnia di bandiera, Cordero di Montezemolo, l’onnipresente tuttologo manager parapubblico (o “paraculato”) che passa da un buco industriale all’altro, ma sempre ricevendo interessanti prebende.
Poi Calenda insiste “Ma non devono pagare i dipendenti”. Giusto se si intendono i poveracci avventizi, un po’ meno per la crosta dorata di tanti (troppi) dipendenti e dirigenti che – come ad esempio tanti piloti – hanno ricevuto per decenni stipendi super pur lavorando molto meno dei concorrenti.
Mentre Alitalia fallisce le altre compagnie aeree hanno intanto superato le crisi e volano alla grande. Dire per esempio oggi che Alitalia soffre “per la concorrenza dei low-cost” è ovvio, ma era previsto e sta nelle logiche di mercato, eppure mentre le altre compagnie si sono adeguate Alitalia sprofonda nel baratro.
La crisi Alitalia ha nomi e cognomi anche per le scellerate scelte su rotte e aerei da utilizzare che hanno distrutto una Compagnia da sempre peraltro idrovora di fondi pubblici. Così i numeri sono inequivocabili: a Dubai – per esempio solo dalle 3 alle 4 del mattino – partono in un’ora 21 voli intercontinentali, da Malpensa solo una decina in 12 ore.
Emirates ha 3 voli giornalieri su Milano sempre pieni, Alitalia ha cancellato l’unico collegamento che aveva, salvo poi piangere per le maxi-perdite.
L’esempio di Malpensa è infatti un classico esempio di incompetenza ed assurdità, uccidendo l’unico vero aeroporto intercontinentale del Nord Italia subito dopo averlo costruito e solo per folli visioni romanocentriche del traffico aereo. Qualcuno pagherà? Non credo, ma certo, pagano e pagheranno tutti gli italiani visto che la “privata” Alitalia in realtà è in mano alle banche che poi vedono di fatto regolarmente ripianati i propri disastri dai risparmiatori e dallo stato. E il gioco dell’oca ricomincia, mentre i “dirigenti incompetenti” (parola di ministro) passano da guidare i treni a far volare gli aerei, dalle società partecipate pubbliche ai cantieri, dai telefoni alle autostrade.

PEDAGGI FOLLI
A proposito di autostrade, mentre si sostiene che l’Italia sia in deflazione (ovvero che i prezzi diminuiscano) anche quest’anno alle società concessionarie che gestiscono le autostrade italiane si sono concessi generosi aumenti tariffari anche se spesso non sono stati fatti i lavori di ampliamento promessi a giustificare gli aumenti degli anni precedenti.
Destra o sinistra al governo le cose non cambiano e il potere ineffabile di questi colossi è tuttora paradossale ed assurdo, mentre le stesse società “concessionarie” – oltre che gli aumenti dei pedaggi – si vedono man mano rinnovate a prezzo di favore anche le loro concessioni a tutta perdita dei cittadini mentre in molti paesi, dall’Australia agli USA, le autostrade sono e restano gratuite.

RIENTRI AMARI
I lettori sanno che ho la fortuna di poter spesso girare il mondo, ma i rientri sono sempre più duri dovendo fare dei doverosi paragoni e rendendomi conto di come l’Europa sia ormai ai margini del mondo e l’Italia ancora più in coda.
Chi non vede, verifica o tocca con mano queste differenze difficilmente può rendersi conto di questa nostra spaventosa e progressiva arretratezza che purtroppo peggiora costantemente nell’indifferenza collettiva. Non solo gli italiani sono statisticamente sempre più “vecchi” ma è il nostro sistema che non regge più, vittima anche di burocrazie demenziali che umiliano chi vuole investire e creano formalità inutili, con ritardi e costi spaventosi.
Mentre gli alti corrono noi siamo fermi e il gap si allarga sempre di più ben comprendendo perché oltre 100.000 giovani laureati italiani ogni anno se ne scappino all’estero per disperazione.
Perfino il calcio italiano è ormai fuori dal grande giro e perfino la risorsa turismo – che con il food, la moda e il clima potrebbero essere il nostro punto di forza – è messo in difficoltà soprattutto per i costi: come scegliere un paese dove la benzina o l’energia costa il doppio del normale? Così da prima meta turistica al mondo siamo scivolati di molte posizioni e solo in Europa siamo ora ben dietro Francia e Spagna.
Noi rinviamo, cancelliamo, minimizziamo, banalizziamo tutto e purtroppo ecco i risultati

Stiamo rinnovando il sistema di spedizione de IL PUNTO e verificate nelle prossime settimane che non finisca in SPAM.
Ogni settimana IL PUNTO è comunque leggibile sul sito www.marcozacchera.it Grazie a chi segnalerà disservizi o l’indirizzo di nuovi lettori e soprattutto a chi mi invia settimanalmente commenti a quanto scrivo: sono graditi e preziosi.

Un saluto a tutti ! Marco Zacchera

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