MARGINALMENTE n. 112 del 24.dic.2016



1385,36 euro per demolire una bici

Delle due l’una: o ci rassegniamo – noi italiani di presunto buonsenso – e facciamo le valigie; oppure dobbiamo reagire ad ogni disgustoso, seppur piccolo, spreco del danaro di noi contribuenti.


La storia è stata raccontata in un trafiletto ad una colonna, ma avrebbe meritato la prima pagina. A Senago, in provincia di Milano, sono stati capaci di spendere 1385,36 euro per demolire una bicicletta abbandonata in una rastrelliera: una mountain bike che nuova sarà costata massimo cento euro.


Abbandonata dal suo proprietario, o più probabilmente da un ladro, circa tre anni prima, la bici è stata sequestrata dal Comune e tenuta in una depositeria nel vicino paese di Limbiate. In attesa del dissequestro da parte dell’autorità giudiziaria per poter demolire il ferrovecchio, sono passati quasi tre anni, esattamente 890 giorni. A un euro e mezzo al giorno da pagare al proprietario della depositeria, più iva, più trasporto, più – pensate! – il costo della demolizione (manca solo cappuccino e brioche al guardiano del deposito…) il totale ha fatto segnare la cifra sopraddetta: milletrecentottantacinqueeurovirgolatrentaseicentesimi!


Viva l’Italia e viva i poveri fessi che pagano le tasse.


Le bufale sul Natale


Elisabetta Broli, su Il Giornale, ha firmato una pagina su “Le bugie che si dicono a Natale”. Rispettoso del vostro tempo faccio la solita drastica sintesi. Gesù è nato proprio a Natale, cioè il 25 dicembre? Non lo dice nessuno. Questa data sarebbe stata inserita per la prima volta in un calendario romano, nel 326, e fissata ufficialmente nel 354 da Papa Liberio.


Gesù non nacque in una grotta sperduta nelle campagne, ma in una casa-grotta, com’era in uso a quei tempi, ovvero una costruzione metà in muratura appoggiata a una grotta (vedi la casa della Madonna: la parte in muratura fu trasportata a Loreto, mentre a Nazaret c’è la parte in grotta). Quindi, il presepe di tipo napoletano appare essere il più vicino alla realtà.


Nessuno parla del bue e dell’asinello. Vengono citati da un Vangelo apocrifo ma probabilmente per giustificare una profezia di Isaia “Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone”.


Grande confusione, poi, sui re magi. In primo luogo non sarebbero stati dei re; poi c’è chi dice fossero due, chi quattro, chi addirittura sessanta. Ma il numero perfetto tre va bene a tutti.


Io non ce l’ho con i ministri!


Scusate, ma il mio non è accanimento politico contro i ministri del governo Renzi o Gentilrenzi, però qualcuno dovrebbe davvero lasciare la poltrona a qualcun altro un po’ più degno. La settimana scorsa si parlava del ministro dell’Istruzione con la falsa laurea in curriculum, e non è successo niente. Non per dire, ma quando si seppe che un ministro del Governo Berlusconi, la Gelmini, nata e residente al Nord, aveva preso la laurea in Calabria, la sinistra fece un pandemonio immaginando chissà che. Ma la laurea c’era. Ora questo uomo delle Coop che per due governi consecutivi fa il ministro del Lavoro, Poletti, si permette di dire “Meglio non averli fra i piedi” parlando dei nostri giovani costretti a emigrare per cercare lavoro. E’ davvero troppo! Mi auguro che il Parlamento, frugando nel cavallo dei pantaloni, trovi gli attributi per sfiduciarlo perché, pari pari, certi ministri…”E’ meglio non averli tra i piedi”.


Ma voglio precisare: non sono io che ce l’ho con i ministri; sono certi ministri che ce l’hanno con gli italiani.


Per una volta, bravo Napolitano!


Il politico italiano dal quale mi sento più distante si chiama Giorgio Napolitano, però per una volta (una volta sola!) voglio dirgli “bravo!”. Il motivo è per quello che ha dichiarato mentre ritirava il Premio De Sanctis: “Penso che Laura Boldrini (che era presente – n.d.r.) non si dorrà se insisto in una licenza che mi sono preso da molto tempo, quello di reagire alla trasformazione di dignitosi vocaboli della lingua italiana nell’orribile appellativo di “ministra” e nell’abominevole appellativo di “sindaca”».


Soldi e felicità binomio sbagliato?


Uno studio della London School of Economics – al cui interno credo non abbiano di meglio da fare – ha ribadito la vecchia teoria secondo la quale i soldi non dànno la felicità. Teoria – ne sono convinto da sempre – sostenuta unicamente dai ricchi.


Lo studio afferma che “La felicità dipende dalla salute e dagli amici, non dal denaro”. Va bene, vuol dire che ci adegueremo: ai migranti ai quali attualmente diamo 35 euro al giorno, toglieremo il sussidio sostituendolo con una quotidiana stretta di mano (in segno di amicizia) e informandoci con un sorriso: “Ciao, come va la salute?”.


Ora è anche vietato allattare!


E’ accaduto nella civilissima, democraticissima e progressistissima città di Bologna durante un civilissimo convegno sul tema civilissimo della lotta alla discriminazione femminile, nell’ovviamente civilissimo Palazzo di Città.


E’ accaduto che una signora, che si occupa in particolare di combattere la violenza sulle donne, stava seguendo il dibattito sul tema del contrasto alla discriminazione femminile quando la figlia neonata che aveva in braccio ha cominciato a dare quei chiari segni che significano: “Ho fame!”. La donna si è quindi allontanata dalla sala del convegno e ha raggiunto – sempre nel civico palazzo – una mostra di quadri. Qui ha scelto una sala che le è sembrata proprio adatta, vista la presenza di numerosi quadri raffiguranti la “Madonna del Latte”, ovvero Madonne che allattano, e si è messa ad allattare al seno la bambina. Ma, a questo punto, è arrivato un giovane guardiano che le ha intimato di “rinfoderare la tetta”. “Qui è vietato fare questo!” Ha detto il giovane guardiano della civilissima sala del civilissimo Municipio della civilissima Bologna. “E perché?” Ha chiesto stupita la donna. Terrificante la risposta del giovane (ma già molto scioccamente arrogante) guardiano: “Perché nei locali della mostra è vietato introdurre cibi e bevande”.


Ora che il fatto si è risaputo, il civilissimo Comune di Bologna ha tentato un civilissimo scaricabarile, sport estremo di tutti gli italici politici: “Il giovane non è un nostro dipendente…abbiamo incaricato una cooperativa…hanno mandato personale a nostra insaputa…”. Vabbe’, rassegniamoci al fatto che politici e amministratori agiscano sempre…a loro insaputa; ma almeno un civilissimo calcio nel sedere dello scioccamente arrogante giovane no? Giusto per fargli capire che, quand’era piccolo, la madre avrebbe dovuto dargli con la tetta in testa (per svegliarlo) e non in bocca per nutrirlo, come avrà quasi sicuramente fatto.

Antonio Biella

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