Il sacrificio di Matteo Renzi e di Maria Elena Boschi

Matteo Renzi, il 29 dicembre 2015: “È del tutto evidente che se perdo il referendum considero fallita la mia esperienza in politica”. Matteo Renzi, il 12 gennaio 2016: “Con un gesto di coraggio e dignità ho detto che se si perde il referendum smetto di fare politica”. Matteo Renzi, il 15 gennaio 2016: “Ho già preso il solenne impegno, se perderemo il referendum lascio la politica”. Matteo Renzi, il 20 gennaio 2016: “Se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza”. Matteo Renzi: “Se perdiamo il referendum è sacrosanto non solo che il governo vada a casa, ma che io consideri terminata la mia esperienza politica”.
Maria Elena Boschi, il 22 maggio 2016: “Se il referendum dovesse andare male non continueremmo il nostro progetto politico… verranno altri e noi andremo via… anche io lascio se Renzi se ne va: ci assumiamo insieme la responsabilità”.
Non hanno lasciato la politica. Bugiardi? Mentivano? Ma no, ma no, come si può pensare una cosa del genere? Parlavano sul serio. Erano in buona fede. Poi si sono resi conto entrambi che lasciando la politica il Paese sarebbe andato in rovina, e per il bene del Paese, per salvare il Paese, si sono sacrificati. Ma sì. dai, per forza dev’essere così, altrimenti… Altrimenti che? Facciamo la rivoluzione? Non si può fare la rivoluzione. E allora? Allora non resta che legarsela al dito. Milioni di nodi al fazzoletto fino alle prossime elezioni. Ma no, ma dai, non può essere, del resto la faccia dei martiri, dei santi, ce l’hanno. Ce l’hanno?
Carmelo Dini

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