La storia degli italiani all’estero non è stata ancora scritta. L’epilogo, a parere di chi scrive, deve essere positivo. La posizione non è da bollare come ottimistica sic et sempliciter ma si fonda su esseri umani. Tanti esseri umani che sono residenti all’estero. Dobbiamo lottare per dare ai connazionali la possibilità di votare in Italia senza venire in patria. Qualsiasi sistema è buono. Quello elettronico servirebbe anche al paese per rimodernarsi e fare fuori dal giro i sondaggisti, gli exit pool e tutta una seria si sovrastrutture che servono solo a orientare i voti. Non lo vogliono? Allora una scheda con le due possibilità: quella di votare per la Circoscrizione estero e quella di votare per quella italiana con un controllo spietato in massima sicurezza per evitare brogli. Insomma, se i connazionali residenti all’estero votassero in Italia senza venirci si otterrebbe: 1) La Circoscrizione estero non sarebbe l’unico recinto dal quale pescare parlamentari; 2) i candidati alle elezioni tra i residenti all’estero potrebbero essere molti di più perché potrebbero candidarsi in Italia (cosa che già è possibile) ma soprattutto potrebbero essere votati per corrispondenza dagli italiani all’estero; 3) il numero dei parlamentari potrebbe superare facilmente i 50. Circoscrizione Estero+ Circoscrizione italiana. Niente male non c’è che dire. Questo deve essere l’obiettivo da raggiungere possibilmente per le politiche del 2018 specie ora che dovranno rimettere mano alla legge elettorale. Gli attuali parlamentari del Partito Democratico che sono la maggioranza avrebbero potuto proporre e pretendere in cambio di quel famigerato “sì” la regina delle possibilità. Avrebbero almeno potuto tentare ammettendo: “va bene consigliamo di abolire i sei senatori eletti all’estero ma vogliamo il voto in Italia per corrispondenza”. Ma purtroppo non solo non l’hanno fatto ma non ci hanno neanche pensato.
