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Dopo l’elezione di Trump. Il ritorno del "populismo" – L’analisi di Sergio Risso in "Con rabbia e speranza" (Guerini e Associati editore)

Le recenti votazioni per l’elezione del Presidente USA con la vittoria di Donald Trump hanno accentuato l’attenzione su comportamenti degli elettori che sembravano desueti. Nel suo libro “Con rabbia e speranza” Enzo Risso, Direttore scientifico della società di ricerche SWG e docente di sociologia, sostiene che uno dei concetti che stanno vivendo un processo di risemantizzazione è quello di populismo.

L’etichetta, negli ultimi decenni, è stata utilizzata per stigmatizzare una politica «demagogica, incentrata sull’adulazione sistemica della folla e accompagnata dal l’appello agli istinti più bassi» (J. Julliard). Il portato negativo dell’etichetta, ultimamente, ha iniziato a perdere smalto e ha iniziato a insediarsi una nuova decodifica: il far politica con la gente, in modo diretto, senza tatticismi, bizantinismi e burocratismi, andando al cuore dei problemi senza mediazioni, equilibrismi ed eccessi di politically correct.

Un esempio di tale processo lo possiamo osservare mettendo a confronto la percezione del populismo che hanno i giovani millennials e gli adulti baby boomers. Tra questi ultimi, ad esempio, il 28% valuta il populismo come la capacità di «considerare le esigenze del popolo»; tra i giovani, invece, la quota sale al 36%. Un medesimo processo lo ritroviamo confrontando le valutazioni di abbienti e soggetti in difficoltà economica. Tra i primi, il livello d’attrazione dell’offerta populista è al 19%, mentre tra i secondi sale al 35%. Il processo di riabilitazione del termine è, quindi, in pieno corso. Oggi per il 20% dell’opinione pubblica dirsi populista è un’etichetta politica positiva (e in questo ambito troviamo sia il 34% degli elettoriM5S, sia il 34% di quelli della Lega Nord, nonché il 30% di quelli di Forza Italia). Non solo. Il 24% degli elettori si sente vicino a una proposta politica di tal fatta. Nel corso degli ultimi vent’anni il populismo è tornato a fare capolino nel dizionario politico per lo svilupparsi di formazioni politiche europee (come il Front National) che ne hanno rivendicato il ruolo antisistema; per lo scendere in politica di alcuni tycoon, Trump negli USA, (ndr) e per la nascita di nuovi movimenti antipartitici.

L’etichetta «populista» sta vivendo un processo metamorfico, incarnando, per parti della nostra società, una rottura con le vecchie classi politiche e con le prassi corruttive; una risposta alla paura-fastidio verso l’immigrazione e l’insicurezza; un modus operandi politico chiaro, semplice e netto; una nuova classe dirigente più vicina alla gente e meno coinvolta nei giochi di potere. Tale fenomeno porta con sé il rinvigorirsi di nuovi autoritarismi e la ricerca di partiti in grado di esprimere un’anima, di semplificare la complessità del vivere odierno e di offrire risposte facili e dirette, sia in termini di vision, sia termini di soluzioni.

La risemantizzazione del termine populismo, almeno per alcuni settori della società, manifesta una nuova sensibilità (disponibilità) politica a proposte radicalizzate, capaci di dare la sensazione di una immediata, quanto agevole e radicale, soluzione ai problemi (piccoli e grandi che siano). Soluzione che, per essere percepita come efficace, deve identificare chiaramente il nemico; deve indicare soluzioni forti e risolutive; deve raffigurare una risposta, non razionalizzata, alla rabbia sociale (specie del ceto medio impoverito) e alle incertezze di vita generate dalla contemporaneità e dalla crisi.

L’opzione populista, quindi, lungi dall’essere ai margini della storia e della politica, sta rientrando, sempre più a pieno titolo, nell’arena politica nazionale ed europea.


Edizioni Angelo Guerini e Associati è una Casa Editrice indipendente specializzata in saggistica fondata a Milano nel 1987. Ad oggi sono stati editati oltre tremila titoli su temi quali la ricerca scientifica, il dibattito politico e culturale, l’evoluzione della didattica universitaria, lo sviluppo professionale.

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