Italiani all’estero sareste la seconda rimessa importante per l’Italia se foste un vero partito autonomo. Al referendum votate quello che vi pare ma spedite il plico a Roma Ministero Interni Piazzale del Viminale 1, -00184-

La Circoscrizione Estero fu una battaglia di Mirko Tremaglia. Egli la volle a tutti i costi per rendersi artefice di un progetto giusto perché rivolto ad una massa enorme di italiani fuori dai confini italiani. Ma congegnare quel progetto pose lui e quanti furono chiamati a votarlo, al cospetto di problematiche di grande rilevanza pratica ma soprattutto politica. Pur riconoscendo che la forza dei connazionali ed i numeri che li contraddistinguevano avrebbero potuto rappresentare un incremento in Italia in termini di seggi, nessuno dei partiti si volle accollare la briga di occuparsene. Un collegio estero è, non solo dispendioso ma anche molto faticoso da gestire e da seguire. Allora si accontentò, il buon Tremaglia, di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte pur di vedere il suo progetto realizzato. Oggi si parla di italiani all’estero solo nei frangenti elettorali perché, vuoi o non vuoi, sono voti ed i voti non si rifiutano mai. La Circoscrizione si è dovuta adeguare a misura del desiderio di Tremaglia e di quanti altri volevano questa modifica costituzionale. Furono obbligati e per questo si accontentarono di 18 parlamentari in tutto, Sei al senato e 12 alla Camera, perché altrimenti la prassi e le leggi vigenti avrebbero imposto un numero proporzionale al territorio ed al numero degli elettori. Se così fosse stato allora il numero dei seggi sarebbe stato stratosferico. Fatta la legge, non si registrò tutta questa contentezza. Infatti Tremaglia alla prima occasione politica presentandosi con una sua lista perché credé di sbaragliare all’estero tutti gli altri partiti, portò invece il proprio schieramento di destra alla disfatta elettorale. La funzione politica che gli italiani residenti all’estero dovrebbero avere, secondo il nostro modestissimo parere, dovrebbe essere quella di una forza politica che potrebbe presentarsi come indipendente nel panorama italiano. Sarebbe giusto, quindi, che questi italiani si organizzassero in partito autonomo con voce, programmi e posizioni proprie senza contaminazioni da parte dei partiti nazionali che li hanno voluti relegare in un recinto dando loro qualche piccolo spazio solo in occasione delle votazioni. Poi il nulla. Abbiamo visto che il governo che sostiene le proprie posizioni facendo dell’esito referendario una questione di sopravvivenza, cosa sia stato capace di fare mandando ministri all’estero per imbambolare quell’elettorato al cospetto di grazie femminili e non certo per convincerli nel merito delle decisioni. I partiti farebbero qualsiasi cosa. E hanno fatto qualsiasi cosa per il passato e l’esperienza ci dovrebbe insegnare soprattutto interpretando il silenzio assordante dei parlamentari eletti all’estero. In questo momento di fermenti e di provocazioni di consigliare di spedire i plichi con il voto direttamente a Roma, nicchiano. Si guardano, cioè, dall’intervenire, dal confrontarsi e via discorrendo. Addirittura qualcuno di questi, pensiamo al MAIE di “proprietà” dell’on. Ricardo Merlo, neanche si pronuncia in questa campagna referendaria e noi lo riteniamo anomalo ed inconsueto oltre che inspiegabile. E’ il caso di una compagine politica che nel frangente referendario non consiglia e neanche spiega la bontà di una delle due opzioni di voto il che altro non rappresenterebbe che una funzione dei propri compiti di rappresentanza politica evidenziando una anomalia grave ma significativa. Il voto con le sue modalità imprigiona i residenti connazionali all’estero e li incatena mani e piedi dal poter decidere di organizzarsi indipendentemente dai partiti esistenti. Quindi una prerogativa fondamentale della democrazia viene violata inopinatamente e sfacciatamente usata e strumentalizzata al fine di rimpinzare l’esistente. Gravissima limitazione di stampo becero comunista-stalinista. E’ indispensabile che i connazionali all’estero possano votare in Italia e lo possano fare senza recarsi nel seggio italiano. Nessuno attualmente lo fa né lo farebbe mai perché è dispendioso, costa troppo spostarsi per esempio, da Buenos Aires a Crotone per votare. Noi aggiungiamo pazzesco ed ingiusto. Allora, voto per corrispondenza, chiamiamolo come vogliamo ma spedito direttamente in Italia al Ministero degli Interni. Oggi assistiamo a troppi passaggi di mani, troppi parcheggi dei sacchi con le schede votate e non votate. Lo sanno tutti. Ma sarebbe ora anche di adeguarsi ed inserire il sistema di voto elettronico e non solo per agevolare i residenti all’estero, ma per tutti gli italiani anche in Italia. La carta, si sa, si presta a manomissioni, trafugamenti, correzioni di voto e tutto il resto. Votando in Italia, questi italiani uscirebbero di fatto dal recinto nel quale sono stati relegati e comincerebbero a pensare con la propria testa e non con quella dei partiti. Votando in Italia questo partito potrebbe aspirare, con la massa di elettori di cui si fa forte, a ben altro che 18 parlamentari inutili che non servono che a sé stessi sparsi tra una miriade eterogenea di partitini. Il numero dei parlamentari dipenderebbe dalla volontà di ciascuno degli elettori di rendersi libero ed affrancarsi dalla schiavitù di una legge anticostituzionale, liberi finalmente dal guinzaglio dei partiti. E’ a questo che bisogna puntare, a nostro parere convinti come siamo che questa sia informazione pura e senza interessi così come deve essere la comunicazione di massa da parte di un buon giornalista di media caratura. La Circoscrizione? La lasceremmo lì dove si trova e chi si ostinerà a votare in quella potrà farlo ancora. Sarebbe impossibile eliminarla occorrono due passaggi costituzionali. Lasciamola lì per il momento. Ma siamo sicuri che moltissimi candidati residenti all’estero si presenterebbero in Italia all’ombra di un solo simbolo e di un unico partito perché il numero dei seggi da acquisire aumenterebbe in maniera esponenziale in forza del proprio elettorato fuori confine. Ecco che una volta entrati in Parlamento come partito indipendente, oltre che risolvere subito ed in un colpo solo quei tre o quattro (forse cinque?) problemi che affliggono le nostre comunità, questo partito darebbe un contributo notevolissimo a risistemare gli equilibri parlamentari italiani iniettando nelle vene della politica nazionale esperienze, entusiasmi ed amor patrio incontaminati. Questo paese ha bisogno di questa gente perché ha smarrito la strada e si è impoverito molto soprattutto da un punto di vista ideologico. Perciò consigliamo di spedire il plico con il voto referendario direttamente a Roma. E’ un inizio. Ciò servirà nel medio periodo oltre che per evitare gli innumerevoli passaggi di mani, anche per protestare con modalità eclatanti contro una legge che ha fatto il suo tempo e che serve solo a pochissimi.

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