Eletti all’estero: L’obiettivo è quello di formare gruppi parlamentari ed accedere ad una montagna di denaro pubblico. Tremaglia voleva una bicamerale invece. E’ l’Italia che ha bisogno di queste energie e non il mondo delle comunità 

Radicarsi su tutto il territorio di una circoscrizione elettorale serve solo ed unicamente ad ottenere la deroga dagli uffici di presidenza per vedersi accordare un gruppo parlamentare anche in deficit di numero minimo di componenti, 20 alla Camera e 10 al Senato. Altrimenti non avrebbe alcun senso. Ovvero il senso, becero e recondito c’è, quello di lusingare la gente all’estero insignendola di cariche inutili, altisonanti accompagnate dalla classica foto deludente di rito e comunicato stampa annesso. La gente così è contenta. Si sente importante e sta buona senza sollevare obiezioni. Noi non ci meravigliamo neanche più della informazione all’estero che è solo di parte ma non va bene. Non va bene per niente! Attualmente, questi 18 parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero non potrebbero mai far parte di uno stesso partito perché un solo partito che li riunisce non c’è. Cosa vogliamo? Eliminare il PD, FI, M5S e compagnia bella? Impossibile e neanche giusto democraticamente parlando stando all’andazzo anticostituzionale del voto all’estero come oggi è propinato. Allora se volessimo avere 18 parlamentari eletti all’estero, o molti molti di più addirittura, della stessa bandiera prima si deve predisporre la bandiera e poi discutere e lavorare per raggiungere l’obiettivo. Un partito così congegnato una volta entrato alle Camere avrebbe diritto ai denari destinati ai gruppi parlamentari ed allora sì che, probabilmente, sarebbero distribuiti con cognizione. Oggi, divisi come sono questi 18 eletti all’estero, altro non possono fare che accodarsi, allearsi, passare da una parte all’altra con intese, lettere di intendi che prevedono sostanzialmente appoggi legislativi in cambio di potere ed altro. Quindi, quei pochi che sono presenti alle Camere, chi più e chi solo, altro non studia di come formare un gruppo parlamentare. I mezzi di divulgazione e di informazione queste cose all’estero non le dicono. E se non le dicono mai, allora dobbiamo chiederci se non siano stipendiati e quindi al soldo della politica. Tutto lecito, si intende, ma devono dichiarare di essere organi di partito e non scorticarsi la lingua nell’affermare che sono indipendenti e fanno informazione imparziale. Insomma, la costituzione di un partito, secondo il nostro punto di vista, sarebbe la svolta che darebbe dignità ed importanza, nonché peso politico a tutta la massa di italiani all’estero. E’ l’Italia che ha bisogno di queste energie e non il mondo delle comunità di connazionali residenti all’estero. Per mettere insieme questo caravan serraglio dei 18 eletti all’estero, Tremaglia propose sino allo spasimo una Commissione Bicamerale per riunirli tutti insieme con obiettivi comuni. Infatti, una Commissione Bicamerale serve proprio a riunire idee e partiti diversi tra loro almeno sugli obiettivi che risultano di interesse comune. Niente, non ci fu nulla da fare. I partiti non diedero mai l’assenso ai loro parlamentari eletti all’estero di acconsentire a riunirsi in una Bicamerale. Insomma, siamo seri, qui questa storia può continuare e deve continuare con altre modalità. Gli elettori residenti all’estero hanno diritto e devono vedersi accordare la possibilità di votare in Italia per corrispondenza senza venire materialmente in patria. Potrebbero avere familiari o carissimi amici che meriterebbero di essere votati e questo diritto deve essere concesso ma senza pretendere che vengano in Italia. Hanno diritto a formare un partito vero e proprio e radicarsi a ragion veduta in ogni dove. Immaginiamo una formazione di politici nuova proveniente dall’estero da gente che ha intatto il proprio amore per la patria e che ha acquisito anche capacità e culture diverse dalla nostra che possono solo contribuire a ripulire le “sporche” abitudini nazionali. E’ ora anche che il paese si doti di sistemi di votazione elettronici per adeguarsi ai tempi e farla finta con la carta, schede falsificabili facili da contraffare. E’ ora che si mettano da parte gli exit pool, gli orientamenti di voto, le previsioni, le lungaggini ed i brogli degli scrutini di stampo oramai medioevale. Il sistema elettronico garantisce una percentuale di broglio o errore dello 0,05%, percentuale matematicamente irrilevante ed un risultato immediato. L’Estonia adotta questo sistema da 10 anni ed è assolutamente affidabile. Possibile che l’Italia voglia rimanere a penna e calamaio?

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