Coinvolgente relazione sulla programmazione dei beni rupestri di Massafra dell’ingegnera Angela Laterza nella Chiesa rupestre di S. Antonio nell’ambito degli incontri della Chora promossi dall’Ufficio IAT


Nino Bellinvia

Nei giorni scorsi, nell'ambito delle attività di promozione territoriale, l’ingegnere Angela Laterza ha tenuto il primo della serie de “Gli incontri nella Chora”, promossi dall'Ufficio IAT di Massafra, città riconosciuta come una delle grandi capitali del rupestre italiano

“La manutenzione programmata dei beni rupestri di Massafra” è stato il titolo di questo primo incontro che ha richiamato un folto pubblico (numerosi i giovani) nella chiesa ipogea di S. Antonio Abate che si trova nei sotterranei del vecchio ospedale civile Pagliari.

Da tutti apprezzata la coinvolgente tesi esposta ottimamente da Angela Laterza, giovane ingegnera che ha dimostrato profondo attaccamento al nostro territorio. A introdurla è stato il dott. Giovanni Berardi, direttore tecnico dell'Ufficio IAT (Informazione e Accoglienza Turistica) di Massafra, gestito dalla Cooperativa Nuova Hellas, per la quale è intervenuta Raffaella Portararo.

meritandosi applausi e consensi.

In maniera chiara e precisa l’ingegnere Laterza ha subito evidenziato che la scelta di svolgere questo elaborato di tesi è scaturita, principalmente, da una necessità: l’essersi resa conto che un patrimonio grandioso, come quello riguardante l’arte rupestre del territorio di Massafra, benché in alcune sue porzioni facilmente fruibili, mostri seri problemi di conservazione e, di conseguenza, di valorizzazione. Il patrimonio rupestre in generale, e quello di Massafra in particolare, ha fatto rilevare che è caratterizzato da una stretta compenetrazione di beni culturali e beni ambientali e, come tale, da una grande vulnerabilità, poiché i processi insediativi hanno interessato l’ambiente carsico delle lame e delle gravine, fortemente soggetto a fenomeni di dissesto idrogeologico. Propensione naturale al dissesto che può essere accentuata dalla notevole concentrazione di cavità antropiche, scavate sui fianchi delle gravine, e che si approfondiscono nel substrato calcarenitico per alcuni metri, se non decine di metri. Inoltre, a Massafra, si rileva la presenza di insediamenti rupestri ubicati all’interno del centro abitato, diventati quindi ipogei, che risentono troppo il peso dell’antropizzazione, che, a sua volta, mette in serio pericolo i manufatti e, di conseguenza, anche l’abitato stesso, poiché essi ne costituiscono il sottosuolo. La valorizzazione di questo patrimonio, quindi, richiede un approccio che sia in grado, innanzitutto, di garantirne la conservazione e, quindi, di programmarne la manutenzione, senza sottovalutare tutte le possibilità di fruizione, tenendo conto però della sua evidente vulnerabilità. Una disamina approfondita della letteratura sulla salvaguardia e sulla valorizzazione del patrimonio culturale ha fatto emergere che il modo più efficace per garantirne la conoscenza e la fruizione, senza comprometterne la conservazione, sia l’elaborazione di un Piano di Manutenzione Programmata, che consideri sia i manufatti sia l’ambiente in cui essi ‘‘vivono’’ da migliaia di anni. “Il Piano illustrato nei capitoli di questo mio lavoro (ha fra l’altro detto) è da considerarsi quale parte essenziale di una proposta di gestione del Parco Rupestre di Massafra, da definire mediante la collaborazione interdisciplinare fra diversi esperti del settore della conservazione, dell’urbanistica, dell’economia, del paesaggio e della cultura”. Ed è per questo motivo che il lavoro da lei condotto individua i punti più importanti per la stesura di un progetto da sviluppare con un approccio che richiede un contributo di ricerca, perché non sono ancora disponibili standard precisi da assumere per un Piano di Gestione di un’area rupestre come quella in questione, che comprenda un Programma di Manutenzione quale elaborato tecnico utile al connubio fra conservazione e sviluppo socio-economico delle eccellenze presenti ed essenziale anche per raggiungere l’obiettivo di una futura candidatura di Massafra a far parte della Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Dopo aver, quindi, evidenziato le criticità causate dalla mano dell’uomo, ma anche quelle determinate dalla natura, ha messo in risalto le priorità finalizzate al perseguimento di tre obiettivi decisionali conservazione, valorizzazione e riqualificazione, e fondate sui seguenti quattro macro-criteri, a loro volta articolati in più specifici criteri: valori, stato di degrado, fattori di rischio, possibilità di azione. Ha fatto poi la stessa analisi territorializzata, definendo le priorità d'intervento non più per ogni singolo sito, ma per “cluster” d’insediamenti spazialmente vicini. Ha scelto tre siti pilota, emblematici di tre tipologie d’insediamenti rupestri caratteristici del territorio di Massafra, uno a carattere prettamente naturalistico con gravi problemi di dissesto geologico, situato lungo la gravina Madonna della Scala, un altro a carattere storico-ambientale, situato nella gravina San Marco, e un ultimo, ipogeo, di connotazione storico-artistica, nel centro antico. Per ciascuno ha sviluppato una scheda di manutenzione, articolata in quattro sezioni: la prima definisce l’opportunità di redigere il Piano di Manutenzione o l’Attività Ispettiva (informazioni sulla struttura del bene, localizzazione, accessibilità); la seconda sezione illustra l’anagrafica identificativa e funzionale del bene; la terza esprime la condizione di vulnerabilità e il rischio cui il bene è sottoposto; la quarta sezione indica la tipologia e la cadenza degli interventi necessari e le raccomandazioni al personale di manutenzione. Infine, ha definito un piano degli interventi di recupero e restauro delle strutture, finalizzato anche alla creazione di un ‘‘museo diffuso’’ per l’intera area di studio, che possa costituire un valido modello di sviluppo per la cultura locale. Come già detto in precedenza, il suo elaborato è da considerare come l’impalcatura di un lavoro successivo, sicuramente più vasto e approfondito, migliorabile in molti suoi aspetti e modificabile qualora fossero necessari, in fase esecutiva, importanti elementi strutturali. “Il mio impegno ha puntato a offrire un orientamento, un filo d’Arianna capace di chiarire gli indirizzi d’azione utili alla salvaguardia di un patrimonio così importante e alla sua promozione culturale, prima di tutto a livello territoriale. Si tratta (ha concluso) di uno strumento duttile, in grado di garantire la conservazione del patrimonio, riuscendo, allo stesso tempo, ad adattarsi alle trasformazioni alle quali un ambiente naturale e culturale fragile e prezioso come quello in questione è costantemente e indissolubilmente legato”. In tanti a fine relazione hanno voluto dire la loro sui beni culturali della città augurandosi che le idee non rimangano solo parole, ma che siano tramutate in azioni, come hanno fatto da privarti i coniugi De Luise (con il Giardino delle Zoccate), chiedendo, tra l’altro, interventi urgenti per la Chiesa della Candelora (si trova nei pressi di Piazza De Amicis con l’ingresso articolato in sei campate), per la Via dei Crucifissi (dalla statale Appia giunge attraverso l’antica Vallis Rosarum al Santuario Madonna della Scala), per la chiesa altomedievale Santa Lucia (inglobata in una struttura commerciale lungo l’Appia). Evidenziato anche lo studio (portato avanti da diversi storici: Cosimo Damiano Fonseca, Attilio Caprara, Roberto Caprara,…), strumento a disposizione di chi voglia rendere giustizia al patrimonio culturale massafrese, non solo quello rupestre. Qualcuno ha anche detto che si dovrebbe prendere esempio da Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, senza sapere che se oggi la città lucana è quella che è, lo si deve proprio all’opera di ricerca iniziata a Massafra, come è stato evidenziarlo dal sindaco avv. Fabrizio Quarto (ha seguito attentamente e ha molto apprezzato lo studio dell’ingegnera Laterza) e dall’avv. Giulio Mastrangelo, già presidente dell’Archeogruppo “Espedito Jacovelli”, dell’archeologo Mina Castronovi (vice presidente dell’Associazione Nazionale Archeologi Puglia), e altri.

Non possiamo non ricordare che Angela Laterza ha conseguito la maturità classica con il massimo dei voti, presso l'Istituto salesiano “Don Bosco” di Taranto, e che si è laureata in Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio presso il Politecnico di Bari, riuscendo a conciliare una profonda cultura umanistica con le ultime applicazioni tecnologiche e scientifiche nel campo dell'Ingegneria, sperimentando tecniche innovative di rilievo e manutenzione per la salvaguardia del patrimonio rupestre di Massafra e della Puglia, grazie anche a una intensa collaborazione formativa con il MiBACT – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Polo Museale della Puglia. L’Amore che da sempre la lega alla sua terra, la vede continuamente in prima linea nell’organizzazione di tutto quello che possa essere proficuo alla promozione culturale del territorio, in cui ha scelto di vivere, e al suo sviluppo.

E’ anche autrice di una tesi magistrale in Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio dal titolo “La manutenzione programmata quale strategia di valorizzazione e strumento di salvaguardia del patrimonio culturale e paesaggistico: i beni rupestri di Massafra”. Tesi che ha redatto in collaborazione con la Prof.ssa Angela Barbanente, docente di Urbanistica presso il Politecnico di Bari, già assessore alla Qualità del Territorio della Regione Puglia.

Tornando agli incontri nella Chora da dire che il loro obiettivo è quello di elevare la qualità culturale del turismo nell'area Magna Grecia, Murgia e Gravine per contribuire alla destagionalizzazione dei flussi e agli indirizzi strategico-funzionali del sistema dell'accoglienza in Puglia.

Per ogni informazioni sui prossimi incontri rivolgersi all’Ufficio Turistico NUOVA HELLAS – Piazza Garibaldi c/o Municipio – Telefax 0998804695. Tel. 3385659601; e-mail: info@massafraturismo.it

Nella foto il sindaco Fabrizio Quarto, il direttore e tecnico dell’Ufficio IAT Giovanni Berardi e l’ingegnera Angela Laterza.

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