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Presidente Comitato Interregionale del Mezzogiorno dei Giovani Imprenditori Confindustria Intervento di Francesco Frezza

Intervento di Francesco Frezza

Presidente Comitato Giovani Imprenditori Confindustria Puglia

L’appuntamento di Capri rappresenta una grande opportunità per il nostro Sud. Quest’anno ho avuto l’onore di presiedere il Comitato Interregionale del Mezzogiorno dei Giovani Imprenditori: un gruppo d’imprenditori che grazie alla loro partecipazione e condivisione di obiettivi mi ha fatto capire ancor più che questo momento è per noi una preziosa occasione di affermazione e rilancio di idee e progetti, che ci devono vedere protagonisti nei prossimi anni.

Al Sud la produzione industriale, il numero di imprese l’occupazione e il PIL sono tornati a crescere dopo 6 anni.

Eppure non ci basta. Perché nel 2016 questi segnali positivi si sono raffreddati, anziché rafforzarsi e non ce lo possiamo permettere perché Il terreno perduto tra il 2008 ed il 2014 è davvero molto ampio, e la timida ripartenza registrata a partire dal 2015 segna solo la rotta della possibile inversione di tendenza.

I migliori risultati delle imprese meridionali, mostrano che “si può fare” anche laddove la crisi ha inciso di più. Possono essere la scintilla che riaccende la fiamma della fiducia nelle prospettive di cambiamento. Perciò ancora di più al Mezzogiorno c’è bisogno di progetti forti.

Va dato atto alle amministrazioni nazionali e regionali che molti sforzi sono stati fatti per recuperare gravissimi ritardi sulla spesa comunitaria e nazionale per la politica di coesione. La partenza rallentata del nuovo ciclo di programmazione mostra tuttavia, che l’affanno amministrativo non è superato, e che i ritardi tendono a riprodursi inalterati.

Secondo i primi dati relativi ai Programmi 2014-20, sebbene siano stati attivati bandi e procedure del valore complessivo (a livello nazionale) di oltre 5 miliardi di euro, la spesa pubblica finora ammissibile supera di poco il 2% delle risorse nel complesso a disposizione.

L’Indice Sintetico dell’Economia Meridionale, che fotografa anno per anno lo stato di salute economica dell’Italia meridionale indica che tre indicatori su 5, infatti (PIL, Export e Occupazione) fanno registrare come dicevamo prima valori in crescita, uno (quello delle imprese) sostanzialmente stabile, e solo uno, ovvero quello degli investimenti, continua a far registrare valori ridotti.

Vanno promossi, incoraggiati, rafforzati tutti gli strumenti che sono in grado di sostenere quelli dei privati. Con il mese di luglio 2016 ha preso il via il Credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno: sarà decisivo, nei primi mesi di applicazione, verificarne il gradimento da parte delle imprese, anche al fine di immaginare correttivi e modifiche nella prossima Legge di Stabilità.

Dobbiamo però guardare anche lontano da noi. Con molto interesse e attenzione dobbiamo porre uno sguardo per esempio alla «Nuova Via della Seta». È questo un interessante progetto di integrazione economica dei Paesi dell’Eurasia su cui sta puntando il Presidente di quella nazione per realizzare il grande «Sogno Cinese». Il progetto è ambizioso: 65 i Paesi coinvolti, 1,4 trilioni di dollari di investimenti necessari per il suo sviluppo e una crescita stimata di 2,5 trilioni di dollari l’anno per il commercio cinese del prossimo decennio. Anche per la aziende del Mezzogiorno che intendono fare business in Cina, si aprirebbero nuove possibilità, grazie a dei patti d'intesa.

Lo sgravio contributivo pieno ha mostrato, nel corso del 2015, di poter generare effetti molto positivi sulla creazione di lavoro stabile, non solo incrementando il numero degli occupati ma anche migliorando il clima di fiducia, e dunque, i consumi, grazie a prospettive lavorative più stabili. Tali effetti si sono, tuttavia, rapidamente affievoliti con l’attenuarsi dell’intensità di aiuto.

Sfruttando la possibilità già prevista dalla Legge di Stabilità 2016, è opportuno, dunque, verificare la disponibilità di risorse (già utilizzate per interventi al Sud) da destinare ad un ripristino mirato della intensità piena dell’aiuto, eventualmente anche modulandolo su specifiche professionalità e target.

Analogamente a quelli privati, ogni sforzo va fatto per far crescere la realizzazione (e la qualità) degli investimenti pubblici. I piani attuativi del Masterplan possono essere la chiave per selezionare ed accelerare gli investimenti che servono alla crescita. La fase di ricognizione fin qui realizzata mostra con chiarezza la progettualità esistente e le diverse fonti finanziarie necessarie alla sua attuazione. Le priorità individuate (sviluppo produttivo, infrastrutture, ambiente) devono essere legate da un unico filo conduttore: la crescita, prima di tutto economica del territorio.

Questo approccio territoriale è la chiave per evitare la dispersione delle risorse: ciò che serve, infatti, è proprio la capacità di leggere il territorio come un sistema produttivo integrato, con le sue specializzazioni e le sue potenzialità, i suoi fabbisogni infrastrutturali e di servizi. La progettualità da selezionare deve essere, insomma, quella che serve alle imprese.

Fondamentale per la crescita è la questione delle infrastrutture: serve un ampliamento del Sistema portuale del Sud. Amburgo e Rotterdam nel loro complesso fanno di più di tutti i nostri porti messi insieme. E sempre sul bisogno di nuovi collegamenti il mio pensiero corre al sistema ferroviario.

Certe zone strategiche per lo sviluppo non possono andare più “ad un binario unico”per una questione di competitività e per una questione di sicurezza. Pensiamo inoltre ai collegamenti tra Bari e Napoli , tra Palermo e Catania, senza dimenticare la dorsale adriatica dove non abbiamo l’alta velocità, così rischiamo di spaccare il paese non solo tra nord e sud ma anche tra est e ovest.

Abbiamo bisogno di maggiori collegamenti con i grandi hub aeroportuali italiani ed europei. Non possiamo prescindere da questi potenziamenti in una terra come il Sud che, grazie alla sua maestosa bellezza, è sempre più riconosciuta come una importante industria del turismo in forte crescita, sia per l’attrattiva dei suoi beni culturali che per il valore economico rappresentato dall’agro-alimentare.

Il ponte è un progetto ambizioso, affascinante ….. ma ci sono delle priorità.

Parlando delle istituzioni, sono convinto che non ci interessano politiche straordinarie per fronteggiare i momenti difficili. E penso al fatto che ci sono risorse disponibili con i fondi strutturali europei e sono davvero tante, ma serve più intelligenza e creatività per capitalizzarle. E questo va al di là di richieste legittime sulla flessibilità. In molti casi serve meno politica e più politiche per il bene delle nostre comunità.

Penso a situazioni ancora annose e di difficile risoluzione che hanno delle ricadute dure sulle nostre economie e sull’occupazione. Penso all’incognita della continuità industriale che riguarda il caso dell’Ilva di Taranto o la riqualificazione di Gela delle aree di crisi complessa che noi ci stiamo impegnando a far diventare aree di sviluppo complesso con il progetto RESTART presentato quest’anno a santa margherita per favorire la nascita in queste aree di distretti di innovazione.

Alle Istituzioni chiediamo di essere maggiormente coinvolti e di sfruttarci. Noi siamo a disposizione, utilizzateci anche per il nostro saper essere un’aggregazione pensatoio di impresa. Vogliamo essere al fianco delle istituzioni quando dobbiamo congiuntamente trovare strumenti per far nascere nuove aziende.

Tutto questo deve mettere in ballo anche la nostra soggettiva etica di responsabilità che ci riguarda come categoria. Perché tutti siamo chiamati in causa, perché la produttività è frutto anche delle azioni dei singoli. Anche noi per primi dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre azioni.

Sono sempre più convinto che per un nuovo “risorgimento” industriale non abbiamo bisogno di rivoluzioni copernicane. Possiamo scegliere quale Mezzogiorno essere, ma dobbiamo farlo ora e tutti insieme.

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