Negli ultimi anni non si fa che parlare di femminicidio, quasi a voler dimostrare il clichè: uomo cattivo, donna buona. In cuor nostro sappiamo bene che la violenza degli esseri umani è unicamente proporzionata alla massa muscolare: maggiore nei maschi, inferiore delle femmine. Ogni altra interpretazione (in genere ideologica) è stata smentita da tutti gli studi che concernono la sfera umana. Eppure, anche nell'ultima notizia della ragazza suicidata per la vergogna di un video hard, i media hanno fatto ricadere le responsabilità del gesto sull''ex fidanzato e sui compagni di gioco, vale a dire i “soliti” maschi. Peccato che, come riportato a denti stretti in un secondo tempo, la verità è risultata “leggermente” ridimensionata: la ragazza aveva ammesso di aver divulgato il materiale porno di sua spontanea volontà. L'ammissione è scritta nera su bianco nelle denuncia che aveva presentato in Procura nel maggio del 2015. Al magistrato aveva fatto mettere a verbale di aver intrecciato «relazioni virtuali» sui social network. Aveva poi confessato di aver girato ben sei video con partner diversi e di averli poi inoltrati ai compagni di set. Preghiere assicurate alla poveretta, ma la si smetta con la leggenda metropolitana del femminicidio e della farsa del'uomo predatore e della donna verginella tutta casa e famiglia. Se poi vogliamo mettere i puntini sulle i, come si chiama chi istigò al peccato il povero Adamo?
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