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Commenti bellissimi e commenti bruttissimi ad una lettera sull’estate a Roma

Scrivi una breve lettera, una delle tantissime, e ricevi commenti bellissimi e commenti bruttissimi. Sicuramente deve essere piaciuta a chi l’ha pubblicata, altrimenti l’avrebbe cestinata. Stefania Rossini, de L’Espresso.it, prima di chiudere la rubrica delle lettere, ha pubblicato e intitolato la letterina così: “La festa dell’estate”. E’ piaciuta al sensibile amico fumettista, designer, pittore e giornalista italiano Enzo Apicella, il quale mi ha scritto: “Rena', certe volte mi fai piangere, mannaggia!”. E’ piaciuta alla cara amica Iole, che ha scritto un commento più bello della letterina. Lo trascrivo in parte: “Caro Renato amico del cuore; una immagine calda e romantica della nostra Roma dà il via ad una estate profumata e ricca di suoni e rumori che dal pomeriggio al tramonto dorato riempiono l'animo… Per i più attenti la festa dell'estate stride con la vita normale; o meglio è la quotidianità atroce che ci sbatte in faccia l'orrore. E la tua conclusione, infatti, è drammatica ma reale. La festa è finita e i giorni bui diventeranno sempre più frequenti. Le illusioni della bellezza e della gioia lasciano il vuoto in cui la fitta tenebra si insinua. La tua lettera mi ha ricordato Goya: i suoi quadri rappresentanti famiglie reali, personaggi ricchi, feste paesane gioiose e colorate declinano (nella pazzia dell'artista) in quadri dove l'oscuro prende il sopravvento. Tutto è nero e i mostri invadono la tela. C'è poco da riflettere, c'è poco da ragionare: la festa è finita e con lei l'intera umanità è in declino”. Non deve esser piaciuta ad un signore, cattolico signore, frequentatore del blog “Come Gesù”, il quale, poiché nella letterina fra le cose festose dell’estate ho messo i calzoncini cortissimi delle ragazze romane, mi ha dato, con sconcertante disinvoltura, del vecchio porco. Il che ti fa capire di che pasta sono fatti certi cattolici ancora oggi nel terzo millennio. Grazie a Dio, il titolare del blog, il prete e scrittore Mauro Leonardi, non è fatto della stessa pasta. Oltre ai commenti, una piccola soddisfazione mi è venuta (non è la prima volta che accade) nel costatare che spesso un mio quasi coetaneo, papa Francesco, fa pensieri analoghi ai miei. Il 31 luglio, durante il volo di ritorno da Cracovia, il Papa ha accostato la violenza dei terroristi alla violenza dei femmincidi quasi giornalieri nel nostro bel Paese. Lo stesso accostamento, anche se in un contesto diverso, facevo io qualche giorno prima, a conclusione della mia letterina. Forse già l'avete letta, ma eccovela di nuovo:

“Che è arrivata la festa dell’estate te lo dicono loro, le cicale. Cantano tutte assieme come forsennate e ti dicono che è cominciata la festa dell'estate. La festa dei bicchieri d’acqua fresca dal rubinetto della cucina, la festa delle fette gelate di cocomero rosso, la festa delle sere fino a tardi fuori casa. La festa delle serate a Castel Sant’Angelo, come qualche giorno fa. Le Quattro Stagioni di Vivaldi nel Cortile della Balestra, una sala da concerto col tetto di cielo. E poi sulla terrazza del castello, da dove si vede una città incantata, senza buche nelle strade, senza immondizia. Il Tevere che brilla. E’ la festa dei gelati e delle brioche da Romoli. La festa delle ragazze in generosi calzoncini corti, alle volte così generosi da mostrarti deliziosamente appena altro oltre le gambe belle.

E’ tutta una festa per gli occhi, per il palato, per le orecchie. E’ la festa dei pipistrelli che danzano davanti alla finestra la sera. La festa delle rondini. E’ la festa dell’estate, te lo dicono loro, le cicale, quando cantano tutte assieme, fino a notte, come forsennate. Poi giungono le notizie: l’attentato terroristico, l’uomo che uccide la moglie a martellate, le bombe su un ospedale in Siria. E la festa finisce”.

E che pensieri farà il mio quasi coetaneo, riguardo ai calzoncini cortissimi delle belle ragazze romane? Analoghi ai miei, oppure opposti ai miei?

Carmelo Dini

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