GLI UOMINI NELLA STORIA #18: GIUSEPPE MAZZINI

Quando si pensa al Risorgimento italiano, spesso vengono in mente i nomi di Cavour e Garibaldi, soprattutto perché negli ultimi anni nelle scuole si dedica molto spazio a questi due personaggi scordandosi di patrioti come Cattaneo, i fratelli Bandiera, Mameli, Menotti, Pisacane, Pellico, Rossetti e soprattutto Mazzini: proprio quest'ultimo sarà il protagonista di questo articolo.

Giuseppe Mazzini nacque a Genova da una famiglia borghese, in periodo napoleonico. Sin da piccolo si appassionò ai destini dell'Italia: tutto ebbe inizio quando a 16 anni vide i federati piemontesi che tornavano dopo aver provato a ribellarsi.

Mentre studiava legge, iniziò a scrivere recensioni di saggi patriottici e, una volta raggiunta la laurea, entrò nell'associazione segreta della carboneria. Inizialmente ne condivise gli ideali di liberalizzazione politica dell'Italia, poi se ne discostò a causa delle sue divisioni e dei suoi insuccessi.

Così in esilio a Marsiglia creò la Giovine Italia, organizzazione clandestina che proponeva un'Italia unita e democratica (da lui definita come “una, libera, indipendente e repubblicana). A questa seguì la Giovine Europa, che includeva altri movimenti simili provenienti da diversi Stati. Due componenti dell'associazione mazziniana, i fratelli Bandiera, provarono nel 1844 a far sollevare i contadini calabresi contro il loro governo, ma il tentativo fallì e furono mandati a morte.

Nel corso di questi anni Mazzini ebbe molti incontri, soprattutto all'estero, con cui potè affinare la propria teoria politica. Il massimo punto nella sua carriera fu raggiunto nel 1849: per 5 mesi divenne triumviro della Repubblica Romana dopo la cacciata di Papa Pio IX. Anche se di pochi mesi, questo governo si dimostrò fondamentale per muovere molte coscienze alla causa unitaria.

Da questo momento si limitò ad attività di propaganda, poiché su di lui pendevano due condanne a morte. Non prese parte alla spedizione garibaldina, che si limitò ad appoggiare con lodi.

Una volta riunita l'Italia, si candidò al neo Parlamento di Firenze: nonostante venne eletto, non potè rientrare a causa delle due precedenti condanne a morte ed anche poiché non voleva giurare fedeltà allo Statuto Albertino.

Dopo un'amnistia, rientrò in Italia, ma a causa della sua attività di propaganda fu costretto a lasciare nuovamente il Paese; ormai vecchio e malato, ritornò con un nome falso nel 1872 a Pisa dove morì mentre la polizia cercava nuovamente di arrestarlo.

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