Roma, 9 gennaio 2015 – “E' un continuo susseguirsi di indignazioni tra i più strenui sostenitori del ddl Cirinnà, che prendono in malo modo il fatto che su argomenti così delicati qualcuno possa addirittura osare di avere una posizione differente”. Lo dichiara Aldo Di Biagio, senatore di Area Popolare. “La supponenza con cui qualcuno si approccia alla materia, che spinge ad additare posizioni diverse come medioevali ed arcaiche resta uno degli elementi più drammatici di tutta la situazione. Capisco che dietro questo testo esistano chiare istanze che meritano di essere ascoltate – spiega Di Biagio – ma da lì a piegare un intero Parlamento sotto il peso di una deformazione costituzionale e culturale, credo ci sia una grande differenza”. Sarebbe stato più lecito – evidenzia – “riflettere in termini di referendum per coinvolgere attivamente i cittadini su temi su cui lo Stato non può agire in maniera autonoma, sul modello di quanto operato in altri Paesi Europei, piuttosto che presentare i contenuti del Cirinnà come la verità assoluta. Sembra sfuggire a molti che lo scenario politico parlamentare del nostro Paese, date le premesse con cui è nato nel 2013 e si è evoluto nel 2014 non si presta al supino accoglimento di un ddl che tocca argomenti così strettamente afferenti la coscienza del singolo parlamentare”. E' ingenuo pensare – sottolinea Di Biagio – “che l'accoglimento possa trovare spazio nell'attuale maggioranza, condizionata da evidenti e legittime diversificazioni e sensibilità. L'unica ipotesi sarebbe quella di una maggioranza à la carte, messa su appositamente per chiudere l'affaire “unioni civili” che di certo, svilirebbe l'originario patto che ha legittimato l'attuale Governo”. Sarebbe il caso – conclude – “di trovare soluzioni di buon senso che esulino l'integralismo del testo in esame e si aprano al confronto democratico”.