Convegno “Ruralità  del Lazio: tra rilancio produttivo dei territori ed internazionalizzazione” promosso da Coop ELP, Istituto Fernando Santi e Agia Lazio- 3.12.2016 Sala delle Regioni via dei Frentani Roma.

Sintesi dell’intervento sul tema “L’agricoltura sociale” *

Nella ruralità i servizi universalistici si sono molto meno imposti dal punto di vista insediativo e della qualità come anche delle compatibilità finanziarie rispetto alle aree urbane dove pure le sperate economie di scala poco hanno frenato le note diseconomie del sistema sanitario e di quello sociale.

L’indebolimento della rete dei servizi che ha fatto seguito alla erosione dei processi di redistribuzione della ricchezza nel mondo agricolo evidenzia la crisi in atto del rapporto ivi esistente tra sviluppo economico e sviluppo sociale .

La possibilità di percorsi di sviluppo locale durevole, auspicabili perché necessari, passa dalla responsabilizzazione piena delle comunità locali, se vitali, aperte al nuovo ed in specie al ricambio intergenerazionale.

Nel ripensare il sistema di welfare nella ruralità(nel sociosanitario, emimercato blandamente regolato) vanno riletti i bisogni in cambiamento trovando un punto di coerenza fra il soddisfacimento degli stessi e le risorse pubbliche e private disponibili.

L’agricoltura sociale, il protagonismo delle imprese agricole può rappresentare uno dei validi strumenti utili a potenziare e diversificare la rete di protezione sociale.

Non a caso si usa il termine “welfare rigenerativo” per indicarne una modalità organizzativa ed erogativa che mira a riqualificare le reti di relazioni(community care) rinsaldando valori di comunità e creando elementi di distinzione utili anche per rendere attraenti i territori.

Nel programma di sviluppo rurale 2007-2013 del Lazo la diversificazione in attività non agricole all’interno del mondo della ruralità , di tipo infrastrutturale e di servizi veri e propri, ha costituito un punto forte dell’asse III e delle misure 311, 312 e 321.

Le imprese agricole scegliendo di diversificare le attività agricole dentro la logica multifunzionale, si ponevano nell’ottica non solo del perseguimento di una vera e propria integrazione del proprio reddito ma anche in quella dell’assolvimento di una funzione sociale primaria quella cioè dello sviluppo di attività di utilità sociale.

Nel quadro della valorizzazione della ruralità, sono essenziali gli obiettivi educativo-didattici, di carattere terapeutico/riabilitativo, formativo, di inserimento lavorativo di persone svantaggiate .

La misura 312 dava la possibilità di inserire nel tessuto economico donne, giovani e categorie svantaggiate e deboli dando loro la possibilità di sviluppare attraverso microimprese attività economiche di utilità sociale.

La misura 321 si poneva l’obiettivo del miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali e di incrementarne l’attrattività in termini economici per le generazioni future.

E’ per noi importante che molte di quelle attività di utilità sociale che nella programmazione 2014-2020 sono state riconfermate come essenziali specificazioni della più vasta realtà nota come “agricoltura sociale”, possano essere svolte, anche in collaborazione con i servizi sociosanitari pubblici, in un’ottica integrativa e non sostitutiva del sistema pubblico.

Ai necessari forti livelli di innovazione e multifunzionalità produttive (filiera corta, ristorazione, agriturismo, laboratori ambientali, fattorie didattiche ecc) deve corrispondere, anche nella regione Lazio, altrettanta innovazione del welfare, la sua articolazione a rete, la collaborazione fra pubblico e privato.

E’ questa una utile condizione per una vera integrazione sociosanitaria che si puo’ contribuire a sostenere nel mondo agricolo con una rinnovata offerta di servizi confacenti ai cambiamenti sociali e demografici che vi si sono prodotti. Non autosufficienza e terza età richiedono un salto di qualità nell’offerta e nell’organizzazione dei servizi sul territorio.

La fase che si sta aprendo con il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 potrà avere un esito positivo se semplificazione, permanente attenzione e visione d’assieme della filiera organizzata e valorizzazione della risorsa giovani saranno una costante per tutte le azioni che vi verranno sviluppate, ivi comprese quelle dell’agricoltura sociale, in specie, tramite la priorità 6 promuovere l'inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali”.

L’agricoltura sociale ha in se la caratteristica di essere inclusiva, giusta e partecipata e ci può consentire di combattere lo spopolamento delle realtà rurali con il ricambio generazionale dei giovani, di contribuire ad attivare cure socioterapeutiche e di ridurre l’area delle povertà nuove e vecchie.

L’agricoltura biologica, al suo interno, a mio giudizio, per come è concepita ha in se un tasso ancora più alto di socialità e di inclusività.

Su circa 700 soggetti che praticano l’agricoltura sociale in Italia, ben 470 sono cooperative sociali di tipo B – quelle cioè che in base alla legge381/91 hanno come scopo l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati – e tra queste circa il 70% sono biologiche. Anche le aziende private che fanno agricoltura sociale sono per la gran parte a conduzione biologica.

Nel Lazio sin dai primi anni ’70 e le coop. agricole e quelle sociali di tipo B sono state pioniere nell’utilizzo della produzione agricola e del contesto rurale come occasione di inclusione sociale. Oggi le stesse ammontano al 14, 5 % del totale regionale.

Come Istituto Fernando Santi ci poniamo il tema di come poter utilmente intervenire. Il che non è semplice anche quando si hanno idee e si sono fatte esperienze importanti sul piano delle attuazioni concrete.

C’è innanzitutto bisogno di superare le asimmetrie informative che anche la comunità europea lamenta anche se non poche cose al riguardo stanno cambiando nella relazione fra decisori politici e soggetti interessati del territorio. Occorre acquisire sempre più ampie e condivise traiettorie tra i decisori politico-amministrativi e i soggetti collettivi della società civile, se si vuole che le politiche pubbliche di sostegno alla agricoltura sociale attivate siano più incisive e se si vuole utilizzare in pieno le risorse finanziarie disponibili.

E’ per noi importante, anzi essenziale in questa fase riuscire a fare sistema, anche per mettere in campo una più incisiva capacità progettuale, per più largamente conquistare un metodo di lavoro comune, per dare una maggiore visibilità alle esperienze delle quali siamo portatori , per un maggior peso negoziale verso i decisori pubblici e privati, per creare partenariati pubblico/privati e tra mondo agricolo, sociale e sanitario, per fornire supporto tecnico/progettuale agli operatori interessati.

Aspiriamo a contribuire a realizzare un’ampia comunità di pratiche che introduca cambiamenti innovativi.

All’impegnativo sforzo della R. Lazio di responsabilizzazione e coinvolgimento della più vasta comunità degli stakeholders interessati, il lavoro comune con Elp e Agia Lazio è il contributo che intendiamo apportare per affermare la ruralità come un volano importante del più complessivo rilancio produttivo e sociale del intero sistema Lazio.

*Intervento di Rino Giuliani vicepresidente dell’Istituto Fernando Santi

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