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Susseguirsi di pensieri a Parigi il giorno dopo gli attentati

C’è pace, tanta pace nella splendida Place des Vosges, dove sto passeggiando con la famiglia nonostante i fatti tremendi accaduti appena il giorno prima. Ma non possiamo starcene chiusi in albergo. Non possiamo rinunciare a visitare la città. Stasera andremo anche al ristorante. Un delizioso ristorante dove già andammo la volta scorsa. Non possiamo rinunciare. Splendida città profanata. Si può profanare una città così bella? Un amico, prima che partissi: “Questa volta ti andrà tutto bene, deve andare tutto bene”. Si riferiva alla vicenda della colica biliare, del ricovero al Pronto Soccorso dell’Ospedale Cochin, dell’intervento chirurgico. Era la prima volta in vita mia, la prima volta della colica e la prima volta che mi trovavo a Parigi. Sfortuna, considerando i soli sei giorni di permanenza a Parigi? Non so. Nella sfortuna per la vacanza quasi persa, mi sentii fortunato, ben conoscendo gli ospedali di Roma, le attese nei Pronto Soccorso degli ospedali di Roma. E’ un ospedale, il Cochin di Parigi, ma per me fu come essere accolto in una confortevolissima clinica. Due sole volte in vita mia a Parigi, e sempre per pochi giorni: sei la prima volta, due anni fa, verso fine ottobre, cinque adesso, verso metà novembre. E questa volta è andata bene. Niente coliche, nessun ricovero, nessun intervento. E vorrei anche vedere. A me è andata bene. Ma c’è stata la tristezza per quello che è capitato a tanti giovani innocenti. Così gentili questi parigini. Un ragazzo mi è passato troppo vicino con la bicicletta e si è sentito in dovere di dire pardon. Un giovane, la volta scorsa, mi urtò appena il braccio scendendo dalla motocicletta e non si limitò al pardon, aggiunse: excusez-moi, e non contento: je suis désolé. La tristezza e la preoccupazione. Ma al ristorante ci andiamo lo stesso. Quando ero bimbo, a Carrara, le sirene ci avvertivano che stavano arrivando gli aeroplani, le bombe sulle case, l’allarme ci avvertiva del pericolo, ci comunicava che poteva anche arrivare la morte. Adesso non suona l’allarme. Le bombe e i proiettili arrivano senza preavviso. Senza sirene arriva la morte.

Carmelo Dini

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