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Palazzo Doria Pamphilj

Il Palazzo Doria Pamphilj, al quale si accede da Via del Corso, rappresentava il simbolo del potere e della ricchezza della famiglia principesca che, dal 1644 al 1655, espresse anche un papa, Innocenzo X, nato Giovanni Battista Pamphilj.

Oggi conserva ancora quella magnificenza e quello splendore testimoniati dalle sale, dagli appartamenti attualmente abitati dagli eredi e soprattutto dalla inestimabile collezione privata di dipinti, di sculture, di arredi e di tappezzerie che custodisce al suo interno.

Nei quattro bracci affacciati sul cortile interno con le ornamentali arcate rinascimentali, e nelle due sale Aldobrandini e dei Primitivi, sono concentrate le opere d’arte, molte delle quali vennero commissionate dai proprietari stessi, altre giunsero in dote o in eredità, mentre altre ancora vennero acquistate sul mercato antiquario dai membri della famiglia.

I sontuosi ambienti svelano al visitatore la vita e la storia di una tra le più importanti famiglie nobiliari italiane nata dall’unione tra i Doria di Genova, i Pamphilj di Gubbio e i Landi emiliani.

Dal Cortile del Bramante si accede alla Sala del Poussin, sala di rappresentanza, le cui dimensioni dovevano dare l’idea della potenza della famiglia principesca romana. Era lì che si accoglievano gli ospiti i quali in attesa di essere ricevuti miravano le scene di caccia ed i paesaggi rappresentati nei dipinti disposti secondo il gusto del seicento della quadreria a più livelli.

Nella Sala dei Velluti, i visitatori potevano invece ammirare la bellezza della tappezzeria proveniente da Genova che ricopriva le pareti e che per l’epoca era ritenuta sufficientemente preziosa per addobbare un ambiente. Il soffitto bianco e oro riproduceva gli stemmi della famiglia Doria Pamphilj mentre le gambe dorate delle consolle disposte nella sala si attorcigliavano a mo’ di fogliame rappresentando da sole delle vere e proprie opere d’arte.

Nella Sala da Ballo costituita da due ambienti adiacenti la potente famiglia romana dava i ricevimenti mentre in un angolo un’arpa doppia simboleggia l’amore per la musica. Poco oltre, presso la Cappella privata, le donne della famiglia si ritiravano per avere dei momenti di intimità e per dire le loro preghiere.

Al cospetto di tanta bellezza e di tanto sfarzo il visitatore tiene l’attenzione sempre viva e a stupore si aggiunge stupore quando si arriva al Salone degli Specchi con le sue statue dove di giorno le finestre, poste su entrambi i lati del corridoio, filtrano la luce e gli specchi la riflettono.

Giunti nelle sale che ospitano la collezione privata della famiglia si rimane meravigliati di fronte alla grande quantità di dipinti ammassati uno accanto all’altro secondo il gusto dell’epoca. Brueghel il Vecchio e il Giovane, Guido Reni, Guercino, Filippo Lippi, Correggio, Parmigianino, Caravaggio, Raffaello, Tiziano scorrono sotto i nostri occhi insieme al dipinto del Velasquez che raffigura nel 1650 Innocenzo X, abile papa, nonché grande collezionista.

Nella parte più antica del palazzo, quella che fu un tempo di proprietà degli Aldobrandini sono conservati invece i sarcofaghi e le statue provenienti dal parco Doria Pamphilj.

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