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Oggi presidi e volantinaggi in tutta Italia per protestare contro le riforme istituzionali di Renzi

Mercoledì 23 settembre dalle 15 alle 20 il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale – a cui partecipa anche Lista Civica Italiana – organizza presidi in diverse citta d'Italia (Roma, Cuneo, Genova, Milano, Bologna, Pistoia, Palermo ecc.) per protestare contro le riforme istituzionali di Renzi e informare i cittadini circa i grossi pericoli che corre la democrazia in Italia.

“Anche la nuova legge elettorale è incostituzionale e quindi dobbiamo portarla davanti alla Corte Costituzionale al più presto promuovendo ricorsi in tutta Italia”, dichiara l’avvocato Felice Besostri, uno dei legali che dopo sette anni di battaglie é riuscito a far cancellare dalla Consulta il “Porcellum”. Besostri ha ricevuto dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale l’incarico di impostare la strategia giudiziaria contro l’ “Italicum” in tutte le 26 sedi di Corte d’appello italiane.

Lo stesso Coordinamento che è una rete di associazioni, comitati e giuristi ha deciso di intraprendere in parallelo anche la via del referendum abrogativo.

Massimo Villone, professore ordinario di Diritto costituzionale nell'Università degli Studi di Napoli “Federico II” ha così commentato le riforme istituzionali in atto:

1. La riforma costituzionale in discussione aggrava la ferita già arrecata alle strutture portanti del sistema democratico dalĺ’Italicum, con cui si determina una sinergia perversa e inevitabile.

2. È irrimediabilmente indebolita l'istituzione parlamento, che con il senato non elettivo vede ribadito il diniego ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti già derivante dall’Italicum con il voto bloccato sui capilista. L'esito ultimo è che solo una esigua minoranza di parlamentari sarà scelta dagli elettori con il proprio voto. Al superamento del bicameralismo paritario si potrebbe giungere mantenendo l’elezione diretta dei senatori.

3. Il parlamento viene asservito al governo sia attraverso la previsione di una maggioranza blindata da un premio sostanzialmente senza soglia per la previsione del ballottaggio, sia con l’attribuzione all’esecutivo di poteri sull’agenda dei lavori parlamentari.

4. Viene sostanzialmente vanificato il sistema di checks and balances, dando al partito vincente con il premio di maggioranza un peso decisivo nella scelta di giudici costituzionali, componenti del CSM, e persino del Capo dello Stato.

5. Si indebolisce la stessa rigidità della Costituzione, principale garanzia di diritti e libertà, esposta a modifiche potenzialmente volute da un partito minoritario gonfiato nei numeri parlamentari fino a superare la maggioranza assoluta dei componenti in base alla legge elettorale.

6. Si rende più difficile il ricorso a strumenti di democrazia diretta, e in particolare del referendum abrogativo con l’innalzamento delle firme richieste per la proposizione dei quesiti.

7. Si indeboliscono le autonomie territoriali con il ripristino di elementi di centralismo statalista, certo non compensati dalla attribuzione di seggi a consiglieri regionali e sindaci nel Senato.

8. Lo stravolgimento di capisaldi della Costituzione vigente viene ad opera di un parlamento colpito nei suoi fondamenti per la incostituzionalità della legge elettorale. È in particolare grave che i numeri parlamentari necessari per la riforma siano dati proprio dal premio di maggioranza dichiarato costituzionalmente illegittimo.

9. Indebolire le assemblee rappresentative e la partecipazione democratica apre la via a politiche conservatrici quando non reazionarie. Ne sono già ora esempio le scelte sulla scuola, sul Jobs Act, sui controlli nei luoghi di lavoro, sulle pensioni, sui bavagli alla stampa, sul fisco (IMU e TASI). Anche se la riforma sembra riguardare solo la parte organizzativa della Costituzione si pongono in realtà a rischio i diritti fondamentali che richiedono un’attuazione legislativa (lavoro, istruzione, sanità, previdenza).

10) È dunque indispensabile utilizzare, con una lettura ampia e non notarile di norme regolamentari e prassi, ogni possibile occasione per un’ampia e sostanziale modifica della proposta in discussione.

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