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GRAND HOTEL LAMEZIA, 28 AGOSTO 2015. ASSEMBLEA-INCONTRO DEL CONSIGLIERE GIOVANNI NUCERA CON I DOCENTI E LAVOTRATORI DELLA SCUOLA

L’incontro voluto proprio dal consigliere di SEL Nucera avviene in presenza della responsabile Calabria scuola Rita Maria Meliti e della segretaria regionale Nancy Valente inizia alle 17.00 circa. Modera ed introduce il professore Rocco Tassone. “Come dalla Puglia anche dalla Calabria un messaggio da mandare ai nostri governanti”, esordisce auspicando che la Calabria, seguendo le orme della Puglia, deliberi quindi per portare la legge 107 davanti alla Corte Costituzionale.
Tassone ricorda l’incontro avvenuto nella stessa mattinata presso la cittadella regionale a Catanzaro fra i delegati delle principali sigle sindacali e l’assessore al lavoro e scuola Federica Roccisano. Infatti, l’incontro ripetutamene sollecitato dal collettivo docenti con presidente Oliverio e da quest’ultimo promesso ancora non c’è stato. Si auspica quindi che il 31 agosto in occasione della prossima seduta del Consiglio Regionale si concretizzi il sostegno che tanti capigruppo manifestano con una delibera a favore della mozione, perché “o si è con i calabresi o contro di essi”, non ci sono mezzi termini.
Illustra brevemente l’incontro della mattinata la docente e avvocata Gianfranca Bevilacqua, ospite dell’incontro tramite il sindacalista Nino Tindiglia, la quale sottolinea pure lei che ancora il Presidente della Giunta Regionale non ha voluto l’incontro tanto sollecitato dai docenti “La Assessora dissente dalla riforma, come in altre occasioni ha divulgato agli organi di stampa, ma la sua posizione appare filogovernativa”. Secondo l’assessora, che pure disconosceva il contenuto della mozione, la delibera difficilmente avrebbe esito positivo, segno evidente di una gravissima ingerenza istituzionale degli alti vertici del PD che sono al governo nelle competenze governative locali. Gianfranca Bevilacqua riferisce inoltre che le sigle sindacali presenti hanno presentato in occasione dell’ incontro con l’Assessora un comunicato che tiene conto dei profili di incostituzionalità della legge ed evidenzia i plurimi danni che essa reca a tutte le categorie di lavoratori del settore. L'avvocato Illustra quindi quale è l’iter della riforma davanti la Corte Costituzionale, chiarendo che “se la Regione impugna la norma , ne inverte l’iter” ovvero questa viene rimessa in discussione.
Lara Nocito da Cosenza, autrice della lettera con cui richiede al Governatore di concedere spazio alle denunce di incostituzionalità alla legge 107 dei docenti, senza ottenere una risposta, ribadisce la gravità dell’atto di ingiustificata “deportazione” che il legislatore ha inteso infliggere ai docenti aventi diritto all’assunzione, nel ricatto sotteso all’accettazione di un contratto mistificatoriamente definito “a tempo indeterminato”, con destinazione finale sconosciuta, su basi nazionali. Gravissime saranno le conseguenze socio-economiche che graveranno sulle famiglie della Regione Calabria, visto che la “deportazione” viene effettuata su docenti di 45-50 anni di età. Tutto ciò mentre lo statuto della Regione Calabria invoca tra i suoi principi cardine il sostegno alle famiglie.
Eligio Basile dell’ORSA ribadisce che se il governo regionale non porta avanti le reali vertenze della Regione ma asseconda quelle che sono le linee governative, allora non rappresenta più l’ente locale, ma il potere nazionale. È lecito chiedersi se il governatore della Calabria abbia di fatto ragionato sulle implicazioni che avrebbe in Calabria la riforma, visto che lo strapotere conferito ai Dirigenti scolastici implica l’incremento esponenziale dei tristemente diffusi fenomeni di clientela e corruzione. Diffusamente Basile si sofferma anche sulla formazione degli organici che risultano ridotti, nonostante gli investimenti, e sulla sentenza mai applicata del tar del Lazio che prevedeva la reintroduzione di ore di lezione soppresse di fatto di cui nessuno parla più.
Interviene poi Arnaldo Maruca della Cgil. “Bisogna trovare sinergia e unione nelle iniziative”. Esordisce così, rimarcando che su questa legge nessuno è d’accordo. “Tra sindacati abbiamo costruito un’unità che mancava da anni”, riferendosi comunque ai sindacati maggiormente rappresentativi, coi quali è stata fatta una impugnativa al Tar sulla esclusione di quei docenti che hanno maturato il diritto all’assunzione, restandone esclusi, pur avendo alle spalle 36 mesi di lavoro consecutivi. Altri ricorsi sono in attesa di essere varati, ad esempio sulla chiamata diretta del Dirigente Scolastico e sulla valutazione del merito si attendono i decreti attuativi. Maruca precisa che l’incontro della mattinata dell’Assessore al lavoro e scuola con i sindacati rientra nella ruotine di ogni anno. Anche sul referendum sottolinea che è un’iniziativa prematura e, allo stato attuale, con dubbie prospettive di successo. Precisa ancora che il comunicato diffuso dopo l’incontro è in sintonia con la mozione dei docenti autoconvocati, con qualche elemento in più: la posizione dei lavoratori ATA e la questione dei trasporti. Annuncia le prossime iniziative da attuare dal 1 settembre nelle scuole; il 6 settembre a Bologna anche la Flc Cgil parteciperà agli Stati Generali della scuola, l’11 settembre a Roma è prevista la riunione di tutte le RSU; il 10 ottobre manifestazione unitaria; annuncia anche la presenza di una delegazione della Flc cgil di Reggio al prossimo consiglio del 31 agosto.
Bianca Laura Granato illustra la genesi della mozione e, a proposito delle sinergie che non si sono create con i sindacati, sostiene che il mancato coinvolgimento degli stessi nelle fasi precedenti la stesura del documento è stato dovuto al fatto che l’iniziativa, per rimanere nei tempi previsti dalla Costituzione, è stata portata avanti in periodi in cui i sindacati erano in ferie e comunque ogni volta che si è tentato di coinvolgerli, non si è sortito alcun effetto. La prof.ssa si rallegra comunque del comunicato diffuso dalle OO.SS. nel quale comunque ci si ritrova ora tutti assieme a condividere i contenuti del documento, oltre che per tutte le iniziative che potranno essere portate avanti in sinergia. La prof.ssa aggiunge che poiché é emerso in precedenti dichiarazioni che tanto Orlando Greco, capogruppo al consiglio Regionale, tanto l’Assessore Roccisano hanno in precedenza affermato di essere contrari alla riforma, non si intende come ora potrebbero giustificare una eventuale inversione di tendenza, essendo peraltro gravissima motivazione quella dell’allineamento alla posizione politica del premier al vertice del loro partito. Tale motivazione infatti si configurerebbe come un grave conflitto di interessi tra i consiglieri calabresi PD e il compito istituzionale cui sono preposti. Ci sono aspetti della legge 107, ben evidenziati nella mozione, che confliggono con le competenze che il titolo V della Costituzione riconosce alla Regione, quali l’obbligo per gli studenti di effettuare un tirocinio formativo di 200 ( per i trienni dei licei) o 400 ( per i trienni degli istituti tecnici). La Calabria non è dotata sul territorio di strutture idonee a garantire ad un così vasto bacino d’utenza un’opportunità formativa valida per quel numero di ore e sicuramente ciò sarà oggetto di numerose proteste da parte degli studenti e dei genitori, laddove questi toccheranno con mano che i ragazzi diventeranno manodopera a costo zero per le imprese locali senza imparare nulla. La lotta dei collettivi e dei comitati locali riguarda i diritti di tutta la cittadinanza, non solo quelli di categoria. Ecco perché, a nome di tutti i cittadini della Regione, si richiede con forza che il Consiglio Regionale impugni la legge 107. Stante la nostra vigilanza e presenza capillare sul territorio, non ometteremo certo di rinfacciare in tutte le occasioni le debite responsabilità ai singoli deputati e senatori calabresi che hanno votato tale norma in Parlamento e ai consiglieri regionali che il 31 agosto dovessero votare a sfavore della nostra mozione, tradendo la cittadinanza e i loro doveri istituzionali.
Nino Tindiglia della Gilda avverte che “la fase è delicata, occorre l’unità per fare percorsi insieme”. Egli riferisce che nell’incontro con l’assessore sarebbe emersa la volontà di valutare la fattibilità della mozione. Il sindacalista entra anche nel merito della valutazione della riforma con la quale si è inteso annientare la classe docente, a cominciare dai sistemi di valutazione e continuando con la sperequazione tra le scuole, con differenti livelli non di prestazioni ma di risorse e quindi di risultati.
Interviene Nancy Valente di SEL Calabria che si compiace del fatto che la conferenza in atto sia “un tavolo di lavoro”. “Questa riforma è pericolosa sul piano sociale perché impoverendo la scuola si impoverisce la società” quindi questa lottà “è una lotta a vantaggio dell’intera società”.
Sullo stesso tenore l’intervento di Antonio Guerriero della consulta giovanile di SEL secondo cui “perdere le risorse umane è una perdita per la società”. Continua affermando che i nomi dei responsabili vanno anche ricercati tra i segretari dei partiti, e tra i poteri che si celano dietro ciascuno dei capigruppo, rimarcando la responsabilità politica di questo disegno che investe l’intera società , per cui esorta ad “intervenire anche nei confronti di questi ultimi”.
Un intervento anche da un non lavoratore della scuola, ma marito di una “deportata” ricorda la sentenza europea che obbliga l’Italia all’assunzione, e ammonisce che se non sarà la Regione a portare avanti la mozione, vuol dire che gli aspetti incostituzionali della riforma verranno risolti nei contenziosi presso le corti competenti.
Ricorda le inascoltate e innumerevoli forme di protesta la responsabile scuola di Sel Calabria, Rita Maria Meli. “La legge creerà profonde diseguaglianze”. “Gli insegnanti posti sotto stress dovranno creare braccia a basso costo e non persone pensanti”. Ricorda inoltre che i nostri laureati sono in giro per il mondo e apprezzati proprio perché la loro formazione scolastica è di qualità, mentre puntualizza che la meritocrazia e la valutazione sui docenti servono quando si attengono a criteri oggettivi e condivisi.
Interviene Rosella Cerra che riporta una mozione del consigliere di maggioranza Orlandino Greco presentata in consiglio il 25 maggio nella quale si esortava il presidente Oliverio ad una discussione su tale riforma dagli inevitabili margini di incostituzionalità considerato che, asserisce la nota, “si sia in presenza di violazioni gravi dei diritti fondamentali riconosciuti dalla Carta Costituzionale quali il diritto allo studio e la parità di ogni cittadino dinanzi allo Stato”. Il Capogruppo, a quanto si evince, intendeva allora suggerire al presidente Oliverio di seguire l’esempio del suo collega della Puglia, Emiliano, il quale ha rimandato la valutazione della fattibilità della mozione da loro approvata all’avvocatura della Regione.
Rosanna Giovinazzo ricorda la pericolosità delle deleghe in bianco in generale ed in particolare sulla scuola dell’infanzia che espone la Regione, i Comuni e le famiglie al rischio di cofinanziare il servizio, che la Costituzione attribuisce interamente allo Stato. ( art. 3 e 33 della Costituzione).
Intervento anche da una precaria della scuola dell’infanzia, con tre bimbi piccoli sotto i 5 anni, che, dopo un lungo servizio prestato in Lombardia, attendeva il ruolo provincia e in conseguenza delle modalità di assunzione previste dalla normativa ha preferito non presentare domanda. Il suo atto di accusa è rivolto a tutti i docenti precari che hanno prodotto domanda (4000 in Calabria) e a chi non ha loro suggerito di non fare domanda, per boicottare la legge. Tutti i docenti e sindacalisti presenti in sala rispondono che non se la sono sentita di dare alcun consiglio, stanti le minacce vaghe del dettato normativo e le faq ambigue del ministero.
Un intervento anche di Gianni Speranza, già sindaco di Lamezia Terme, esponente di Sel e docente. Secondo lui il governo “ha utilizzato l’arma dello sconquassamento della scuola pubblica per un controllo dell’istituzione”. Anche il ricatto della stabilizzazione è rivolto ad un controllo della vita degli insegnanti. In questa riforma sussistono i presupposti per la corruzione e la clientelarizzazione della classe docente. Renzi attaccherà nuovamente gli insegnanti che si stanno opponendo, per cui bisogna avere il sostegno anche del mondo degli intellettuali. Un breve passaggio anche sul tema del referendum che, ricorda, si vince con i voti della gente, quindi “bisogna diventare maggioranza nel paese”.
Conclude gli interventi il consigliere Giovanni Nucera, che ringrazia i docenti per la battaglia di civiltà che stanno portando avanti. Lamenta che un confronto reale in consiglio su questo tema finora non c’è stato. Ciò che lo ha indotto ad abbracciare questa lotta è il principio in base al quale “le leggi devono essere condivise dagli operatori e questa legge non incontra il consenso né dei docenti, né degli studenti, né di buona parte dei dirigenti. Nucera ravvisa anche una delegittimazione della scuola pubblica a vantaggio delle private. Ricorda che la mozione è stata posta all’ordine del giorno dal presidente del consiglio Nicola Irto come “argomento di discussione”, e non semplice mozione quindi, visto “il passaggio politico della Puglia, il consiglio ci si deve soffermare”, auspicando che oltre all’adesione dei consiglieri Sculco, Nicolò e Arruzzolo, anche gli altri, che al momento la stanno ancora analizzando, possano giungere ad una condivisione ampia e che quindi venga approvata.

L'ira costituzionalmente legittima in Consiglio Regionale il 31 agosto a Reggio Calabria.

Contro la legge 107 di riforma scolastica, che viola la Costituzione in molti punti, che lede le competenze regionali scavalcando e mortificando il ruolo stesso della Regione, ci siamo dati appuntamento il 31 agosto presso la sede del consiglio regionale durante il quale verrà discussa e votata la mozione con la quale si richiede di adire la Corte Costituzionale.
L’appello è rivolto a tutti, lavoratori della scuola, sindacati, partiti politici, società civile.
La nostra è una battaglia di civiltà, che deve essere di tutti i cittadini calabresi e non di una sola categoria di lavoratori. Distruggere la scuola pubblica significa consegnare future generazioni di studenti con una formazione deficitaria, con scarse competenze tecniche e omologato senso e spirito critico ad un mercato globale dell’individuo usa e getta,sia lavoratore che studente. La politica regionale non può farsi complice cieca e succube di un disegno nazionale e sovranazionale di asservimento totale e annullamento della persona. L’impoverimento della nostra Regione sarà ancor più aggravato dalla” deportazione” forzata dei lavoratori, che costituirà una perdita anche di risorse economiche oltre che umane.
Pertanto, qualunque sarà la scelta “politica” dei nostri governanti, di ciascuno di essi ogni singolo cittadino calabrese porterà indelebile ricordo, nel cuore e nelle urne.

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