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Cardiochirurgia di Reggio Calabria: Nesci (M5S) denuncia alla procura ingerenze commissari Scura e Urbani

Per l'immediata attivazione della Cardiochirurgia di Reggio Calabria, la deputata M5s Dalila Nesci ha presentato un secondo esposto alla procura, evidenziando gravi e indebite intromissioni dei commissari per il rientro dal debito sanitario calabrese, Massimo Scura e Andrea Urbani. A riguardo, secondo la parlamentare i due starebbero abusivamente imponendo a Frank Benedetto, responsabile dell'azienda ospedaliera reggina, un'impropria regia dell'Università di Catanzaro, che, contro tutte le direttive ministeriali, ha oggi la terza Cardiochirurgia della regione.

Nell'esposto Nesci ha sottolineato che con queste manovre si perde altro tempo a danno dei cittadini, a fronte dei 20 milioni già spesi per la remota istituzione della Cardiochirurgia reggina, presso cui giacciono nuovissime tecnologie inutilizzate da anni. «La questione – spiega la deputata M5s – è serissima, perché Scura e Urbani non possono sostituirsi a Benedetto, il solo che ha diritto all'attivazione della struttura. L'Università di Catanzaro, i cui conflitti sul caso ho già denunciato alla procura, non ha nemmeno voce in capitolo. Infatti, ripetendo le affermazioni di Benedetto, col quale ho recentemente parlato, la Cardiochirurgia dell'ateneo ha una mortalità superiore alla media nazionale, con dati addirittura inattendibili per la mancanza di pronto soccorso e urgenza. Inoltre, essa non svolge più diverse attività dall'estromissione del primario, il cardiochirurgo Attilio Renzulli, sostituito con altri perfino non specializzato in Cardiochirurgia». «Soltanto un intervento rapido della procura – conclude Nesci – può fermare questo scandalo nello scandalo, visto che il governatore regionale, Mario Oliverio, continua nel suo mutismo ingiustificabile, mentre Scura e Urbani pressano Benedetto per conto del rettore dell'ateneo catanzarese, Aldo Quattrone, che sta cercando di colonizzare la Cardiochirurgia reggina, evidentemente non contento dei 15 milioni all'anno che la Regione eroga illegittimamente all'ospedale universitario, a prescindere dalle prestazioni rese e con un protocollo scaduto».

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