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Tanti Hiroo Onoda il 20 giugno in piazza a Roma contro le famiglie gay

La storia va avanti, il mondo va avanti, ma c’è qualcuno che sembra non rendersene conto. Mi viene da pensare a Hiroo Onoda, quel soldato giapponese che trascorse quasi tre decenni nella giungla delle Filippine, ignorando che la II Guerra Mondiale era finita da un pezzo. Queste persone che si agitano nel nostro bel Paese, che il 20 giugno scendono in piazza a Roma, per protestare contro il riconoscimento dei diritti delle coppie gay, sono tante Hiroo Onoda. Si preoccupano soprattutto dei bambini che non potranno dire mamma e papà ma solo mamma e mamma, papà e papà, e poi anche nonna e nonno, zia e zio, maestra e maestro, professoressa e professore, e magari anche sorella e fratello, amica e amico, amore e amore… Si preoccupano come il soldato giapponese nella giungla, e intanto il Parlamento europeo di Strasburgo ha approvato a larga maggioranza un rapporto sull'uguaglianza di genere in Europa. Nel testo si parla esplicitamente di famiglie gay e vi si legge che “il Parlamento prende atto dell'evolversi della definizione di famiglia”. La preoccupazione maggiore degli Hiroo Onoda che scendono in piazza, è soprattutto per i bambini che non nascono dall’unione di un uomo e una donna. Questa è la cosa che li agita di più, la loro ossessione, il loro tormento. Eppure la nascita di un bambino dovrebbe rallegrare sempre credenti e non credenti. I primi dovrebbero essere contenti giacché la procreazione risponde al precetto di Dio, “crescete e moltiplicatevi”, i secondi perché la procreazione risponde all’esigenza della continuazione della specie. Temono che i figli delle coppie omosessuali diventino degli infelici. Ma non esiste una straccio di prova che lo dimostri. Ma anche se esistesse, gentili Hiroo Onoda, la storia va avanti, il mondo va avanti. La “guerra” è finita.

Miriam Della Croce

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