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La semplificazione in tre mosse

(…… le responsabilità ai professionisti, i costi ai contribuenti i benefici allo Stato)

L’informazione è una bella cosa, ma se viene usata per propagandare versioni unilaterali dei fatti, serve soltanto a dare autorevolezza a concetti che non sempre corrispondono al vero. In questo periodo i mezzi di informazione diffondono notizie su importanti traguardi raggiunti nell’ottica della semplificazione fiscale e del taglio della burocrazia. Il modello 730 precompilato, per citare un caso di estrema attualità, è veramente una semplificazione? Per rispondere alla domanda, si deve innanzitutto verificare se è cambiato qualcosa, e in che misura, rispetto allo stesso modello usato negli anni passati. Dal punto di vista dei redditi da dichiarare, delle spese da detrarre, delle modalità di calcolo delle imposte e degli oneri deducibili, non c'è stata alcuna variazione. La semplificazione tanto enfatizzata consiste in realtà in una traslazione d’imperio, di alcuni adempimenti, a carico soggetti esterni privati. In buona sostanza il Governo non ha fatto assolutamente niente, se non obbligare imprenditori e professionisti a trasmettere il nuovo modello CU (Certificazione Unica), obbligare banche e assicurazioni a trasmettere i dati di mutui e polizze e, per il 2015, obbligare anche i farmacisti e le strutture sanitarie (con grave lesione del diritto alla privacy, ignorata dal Garante) a trasmettere le spese mediche. Il tutto, appesantito da scadenze perentorie e dalla minaccia di risarcimenti danni quantificati sulla base di maggiori imposte, sanzioni ed interessi “all inclusive”!

E così, la Pubblica Amministrazione può vantarsi di aver messo a disposizione dei contribuenti, il modello 730, in realtà precompilato da altri. Se la realizzazione di questo disegno ambizioso servisse veramente a dipendenti e pensionati per gestire autonomamente la propria dichiarazione dei redditi il danno sarebbe lieve ma, porsi alcuni interrogativi è d'obbligo: dipendenti e pensionati riusciranno a dotarsi di un computer e del PIN di accesso al sito dell'Agenzia delle Entrate? Avranno le giuste competenze tecniche per valutare la correttezza dei dati inseriti e dei familiari a carico? Potranno decidere liberamente di non detrarre le spese mediche, le quote di spese per ristrutturazione edilizia e risparmio energetico e altro? Se la sentiranno di assumersi i rischi sanzionatori connessi alla “gestione fai da te” della dichiarazione? Difficile da crederlo. Appare invece presumibile che gli stessi soggetti si sentano più tutelati rivolgendosi ad un consulente di fiducia, col quale instaurare un rapporto personale, volto ad ottenere risposte specifiche per la loro casistica reddituale.

I professionisti sono ben lieti di svolgere il loro ruolo naturale di consulenti al servizio di tutti i contribuenti, ma non possono non tener di conto dei maggiori costi, sostenuti per il continuo acquisto di nuovi programmi aggiornati per svolgere gli innumerevoli adempimenti fiscali e di computers adeguati a supportarli. Parimenti non possono ignorare i maggiori costi assicurativi sostenuti per adeguare le polizze di responsabilità civile alle disposizioni legislative, ma soprattutto saranno costretti a valutare i nuovi rischi risarcitori connessi. Nessuno intende sottrarsi alle responsabilità del proprio operato ma i professionisti, avendo ricevuto un mandato dal loro cliente, ritengono più giusto risponderne, limitatamente alle eventuali sanzioni, al diretto interessato anziché alla Pubblica Amministrazione, nei confronti della quale agiscono in qualità di intermediari liberamente scelti dai contribuenti. L’intermediario incaricato, è bene chirarirlo, non è un sostituto dei doveri del contribuente bensì un suo consulente ed è davvero illogico (e forse contrario al dettato costituzionale) perseguirlo al suo posto.

Quanto sta accadendo non è casuale. Si ammanta, semmai, di una logica estremamente cinica che prescinde dai diritti e dalle necessità dei cittadini. Perché fare controlli costosi in termini di tempo e di risorse, nei confronti di contribuenti difesi dai propri consulenti, quando si possono ottenere risultati migliori e più economici mettendoli gli uni contro gli altri? E' sufficiente obbligare gli intermediari a vistare la regolarità di un lavoro svolto da altri, minacciando di traslare su di loro ogni responsabilità, ed ecco ottenuto il migliore dei controlli completamente gratis, perché pagato direttamente dagli stessi contribuenti!

Questa macchina diabolica giova solo allo Stato che può contare su una reale semplificazione, avendo demandato l’onere di eseguire gli adempimenti, i costi relativi ed i controlli conseguenti, a soggetti terzi, i quali non potranno fare altro che cercare di rivalersi almeno in parte sui loro assistiti. Avendo trasferito le responsabilità sui professionisti ed i costi sui contribuenti, lo Stato può contare su maggiori e più sicure entrate.

La conclusione di questo disegno cinico, trova il suo coronamento nel momento in cui, avendo ottenuto tutti questi vantaggi, si riesce a far credere di averlo fatto in favore di chi invece è stato penalizzato!

Livorno, 18 Maggio 2015

FONDAZIONE COMMERCIALISTITALIANI Marco Migli

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