Site icon archivio di politicamentecorretto.com

CEFALONIA. L’ ESERCITO DI IERI E QUELLO DI OGGI

di Massimo Filippini

– I –

L'atteggiamento delle Autorità Militari fu di netta chiusura, fino agli anni '60, alle speculazioni politiche che, da sinistra, si tentò di compiere anche sui fatti di Cefalonia.
Su di essi, infatti, si cercò di architettare la manovra “resistenzial – comunista”, attuata oggi qualificando i fatti -con l'adesione delle FFAA – addirittura come l' episodio “fondante” della Resistenza ad …oltre 60 anni di distanza dagli stessi.
In precedenza, però, i responsabili dell'Esercito, anche perchè a conoscenza del vero svolgersi degli avvenimenti, come, tra l'altro, scrisse nella sua “Relazione Riservata” il t. col. L. Picozzi, avevano assunto una posizione intransigente e scevra di patteggiamenti con il filone storico – culturale della sinistra che, già nel primo dopoguerra, cercò di mettere le mani sulla vicenda.
Le denigrazioni e l'antimilitarismo delle sinistre, vennero trattate per quello che erano, cioè per veri e propri attentati ai valori rappresentati dalle Forze Armate e, come tali, da non frammischiare alla retorica “resistenziale” di stampo socialcomunista che imperversò a lungo, venendo respinta, per poi, purtroppo, “attecchire” nelle stesse, dando luogo ad una lenta e progressiva opera di sfaldamento dei principi morali e patriottici cui le FFAA avrebbero dovuto ispirarsi.
Tale nefasta opera che negli anni '70 generò il fenomeno dei “Proletari in divisa”, filone ideologico cui proprio il gen. Apollonio -ben noto per le sue 'prodezze' compiute a Cefalonia- come Comandante della Regione Militare tosco-emiliana, tenne bordone organizzando una sfilata a Firenze tra soldati e partigiani con il fazzoletto rosso al collo, proseguì senza soste, dando luogo all'attuale situazione di incertezza ideale in cui brancola il nostro Esercito, i cui membri, salvo lodevoli eccezioni, hanno assunto l' “habitus” del comune lavoratore, con sindacati annessi, sposando in molti casi le tesi politiche di certi ambienti sinistrorsi che, anche su Cefalonia, hanno riproposto tesi, a suo tempo respinte, ed oggi sponsorizzate addirittura dai vari Capi dello Stato -tra cui Ciampi le sposò 'ufficialmente il 1.3.2001 proprio a Cefalonia – senza che da parte di esse vi fosse la benchè minima replica.
Nel periodo cui si riferiscono i documenti sotto riportati, non sarebbe stato nemmeno concepibile che a rievocare il dramma di Cefalonia fossero chiamati, in posizione di preminenza, studiosi “pubblicamente” aderenti alla sinistra politica oltre che culturale.
Oggi, invece, ciò avviene tra fragorosi consensi espressi dai più alti gradi dell'Esercito, in nome di un malinteso “pluralismo democratico” che consente loro di non battere ciglio neanche quando una Medaglia d' Oro come Gandin viene tacciato di tradimento e turpitudini di vario genere dall'intera area della sinistra storico – culturale e non solo.
Mi domando se il Ministro della Difesa e gli altri responsabili dello Stato Maggiore siano a conoscenza del Reato di Vilipendio delle Forze Armate o non ritengano, invece, che esso sia caduto in disuso.
La supina accettazione di quanto sopra, anche attraverso l'organizzazione di Convegni in cui, mostrandosi affette da una sindrome analoga a quella c. d. di “Stoccolma”, le Forze Armate, cioè i “diffamati”, invitano a parlare i “diffamatori”, fa propendere nettamente per la seconda ipotesi.

– II –

Per rendersi conto di quanto il comportamento dell'Esercito sia mutato in peggio, basta leggere i documenti, appresso pubblicati (v. All), riguardanti la richiesta avanzata allo SME nel 1956, dalla Società editrice dell' “Avanti”, organo del PSI, all'epoca alleato di ferro del Partito Comunista.
In essa si chiedeva l' autorizzazione a ristampare il libro “CEFALONIA” scritto, per conto delle FFAA, dal t. col. Giuseppe Moscardelli, onde farlo conoscere, tra l'altro, “al largo pubblico democratico” che – stante l'appropriazione del termine 'democrazia' da parte di costoro- andava più correttamente inteso come pubblico “socialcomunista”.
Ciò compresero bene le FFAA la cui risposta negativa, risultante dai documenti allegati -da me rinvenuti all'AUSSME (Archivio Uff. Storico Stato Magg. Esercito)- è la riprova della loro “impermebilità”, all'epoca, rispetto al veleno “marxista” che tentava subdolamente di insinuarsi in esse.
Il “Time Danaos et dona ferentes” espresso il 23.3.1956, dal col. Riccardo Rocca, nell'Appunto a sua firma al Capo dello SME , conferma pienamente l'assunto e suona come condanna del comportamento che, successivamente, avrebbero tenuto le Forze Armate, fino a giungere, oggi, al più completo “sbracamento” nei confronti di un' ideologia che, ad onta del suo fallimento mondiale, è divenuta una costante presenza in seno ad esse, come la ricostruzione dei fatti di Cefalonia totalmente travisata ed appiattita sulle falsità della Sinistra dimostra.

Massimo Filippini

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Exit mobile version