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Amianto all’Iti Leonardo da Vinci di Firenze, la reazione della Cinti


La vice responsabile per la Scuola e l’Istruzione dell’Italia dei Diritti: “Non si può, assolutamente, giocare con la salute dei ragazzi. Al di là dei meri calcoli economici e di bilancio, tanto statali quanto locali, primaria importanza deve essere data alla valutazione e sorveglianza di quelle componenti quali la salute e la sicurezza al fine di tutelare quanti all'interno delle istituzioni scolastiche lavorano”


Roma, 21 febbraio 2015 – Negli ultimi giorni si è tornato a parlare dell’Istituto Tecnico Leonardo Da Vinci di Firenze e, in particolare, della palazzina che ospita i ragazzi del biennio le cui mura sarebbero composte da cemento misto ad amianto. Uno dei provvedimenti ad oggi adottati è stata l’affissione, in tutte e sedici le classi del Da Vinci, del vademecum delle norme di comportamento che prescrive ai frequentanti di non correre, chiudere con forza finestre e porte, graffiare o forare le pareti al fine di limitare i rischi per la salute. Anche il comune di Firenze è intervenuto più volte, risale alla scorsa estate l’intervento di bonifica del tetto. Ciononostante, all'interno delle pareti restano degli strati di amianto sicché, anche la semplice affissione di un cartellone potrebbe essere pericoloso per le polveri che si alzerebbero. Una soluzione sembrerebbe però essere alle porte, l’Inail sta lavorando a un bando per la demolizione e la ricostruzione degli edifici pubblici, scuole comprese.


Grande sensibilità è stata manifestata da Luana Cinti, vice responsabile per la Scuola e l’Istruzione dell’Italia dei Diritti, circa l’estrema urgenza di procedere alla ricostruzione del primo istituto tecnico fiorentino voluto dal Comune: “Quello dell’amianto nelle scuole è una problematica che seguo da sempre e per cui ho molto interesse, essendomi spesso trovata a lavorare in contesti analoghi al caso di Firenze. In alcune scuole presso cui in passato ho prestato servizio sono state scoperte fibre di amianto finanche nei pavimenti. Ecco, nelle scuole italiane non c’è sicurezza e mancano le cose minime per una sana convivenza, quali ad esempio il riscaldamento o la luce. Ho proprio di recente partecipato a una riunione sulla Buona Scuola, in cui ho avuto modo di apprendere che per dare al Paese un’organizzazione scolastica all'avanguardia è opportuno dotarlo di un meccanismo permanente di innovazione e sviluppo. A mio avviso, però, al di là dei meri calcoli economici e di bilancio, tanto statali quanto locali, primaria importanza deve essere data alla valutazione e sorveglianza di quelle componenti quali la salute e la sicurezza al fine di tutelare quanti all'interno delle istituzioni scolastiche lavorano, dagli alunni al corpo docente, dal personale amministrativo e tecnico ai collaboratori scolastici. E’ questo il primo step da cui bisogna partire. Non si può, assolutamente, giocare con la salute dei ragazzi”.


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