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PAUL BERMAN SCRIVE PER “IL” — “Come va, il jihad? Benissimo, grazie”.

IL POLITOLOGO AMERICANO ESPERTO DI IDEOLOGIA ISLAMISTA E JIHAD FIRMA UN SAGGIO BREVE SULLE RISPOSTE FALLIMENTARI DEL MONDO LIBERO AL JIHAD, IN ESCLUSIVA PER IL MAGAZINE DEL SOLE 24 ORE “IL”.

In esclusiva per IL, il mensile di idee e lifestyle del Sole 24 Ore in edicola da domani venerdì 20 febbraio, Paul Berman – l’autore del più importante libro sull’ideologia islamista “Terrore e liberalismo” (Einaudi, 2004) – torna sulle origini del Regno del terrore e sulle risposte fallimentari del mondo libero con un saggio inedito, “Libertà e sottomissione”, che analizza il fenomeno globale del jihad, 19 anni dopo la fatwa di Osama bin Laden e 14 anni dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre. “Il jihad globale, nella sua variante sunnita, è iniziato nel 1996 nella forma giuridica della fatwa di Osama bin Laden, la Dichiarazione di guerra contro gli americani che occupano la terra dei Due Luoghi Sacri, poi modificata nella formidabile fatwa Il jihad contro gli ebrei e i crociati – il che significa che, diciannove anni più tardi, abbiamo il diritto di chiedere: come va, il jihad? Benissimo, grazie.” Paul Berman spiega cosa è cambiato, quali teorie anti jihad sono state proposte e come mai si siano rivelate tutte fallimentari, visto il punto a cui si è arrivati, non solo nel conflitto tra Occidente ed estremismo islamico, ma anche nella vera e propria guerra civile islamista del “tutti contro tutti, nella quale ognuno e tutti hanno prosperato: Hezbollah, il fronte al Nusra di al-Qaida, e la scheggia di al-Qaida, lo Stato Islamico”,

Berman ricorda nelle sue riflessioni l’atmosfera di incredulità e imbarazzo che visse, insieme a un manipolo di scrittori, una dozzina di anni fa, quando nessuno credeva ancora che si potesse essere di fronte a “qualcosa che assomigliava a una Guerra fredda, una questione di livello globale che sarebbe durata decenni, con guerre calde e scontri nascosti, con la capacità di reclutare milioni di persone. Uno scontro di potere che era anche uno scontro di valori”.

Ad accompagnare il saggio le infografiche di IL, ironicamente ribattezzate “islamografiche”, a cura di Guido De Franceschi e Davide Mottes, su quello che viene definito “l’album di famiglia” del Jihad, le 10 più importanti organizzazioni terroristiche di matrice islamista. Inoltre, il quadro grafico delle relazioni mediorientali all’interno dell’universo musulmano e non, complicatissimo, affollato di interlocutori asimmetrici che solo un grafico come quello proposto nelle pagine di IL può spiegare con un solo e unico colpo d’occhio.

Infine, sempre all’interno della storia di copertina del nuovo numero di IL, gli scatti fotografici che documentano la rinascita del luogo simbolo degli attacchi dell’11 settembre, il One World Trade Center, l’edificio meglio conosciuto come la Freedom Tower di Rolla Scolari, a New York, che è stato finalmente ultimato per riportare equilibrio allo skyline di Manhattan, mutilato l’11 settembre 2011, e – senza troppo clamore – ricordare che la missione “è stata compiuta”: rendere omaggio cioè alla memoria delle vittime e riconsegnare ai vivi la piazza degli affari e del mercato USA.

IL è in edicola da venerdì 20 febbraio in abbinamento al Sole 24 Ore.

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