Per SuperMario anche la parentesi inglese al Liverpool sembra si stia concludendo: incomprensioni con l’allenatore, attriti con il pubblico e scarsi risultati lo stanno allontanando dal club. Per lo psichiatra Michele Cucchi, Direttore Sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano, questo è il momento perfetto per tornare a sorridere in Serie A.
Gioie e dolori al Manchester City, solo insuccessi al Liverpool. Dopo le tre burrascose stagioni nella rosa dei citizens, Mario Balotelli non è mai riuscito a integrarsi completamento nel gruppo dei reds e l’allenatore Brendan Rodgers gli preferisce spesso le seconde linee. Secondo lo psichiatra Michele Cucchi, Direttore Sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano, dopo la fallimentare esperienza sulle rive del fiume Mersey, è arrivato il momento per l’attaccante della Nazionale italiana di tornare nel campionato nel quale è cresciuto e risalire dal baratro sportivo in cui è finito negli ultimi mesi, nel corso dei quali sembra finito nel dimenticatoio, per riconquistare la maglia Azzurra e gli onori della cronaca calcistica.
“Questo è il momento giusto per Mario Balotelli di tornare a casa: non può più aspettare dopo aver toccato il fondo. Un momento come questo è l'abisso più buio per uno sportivo – spiega Michele Cucchi – Dopo le feroci critiche incassate dalla stampa internazionale e l'umiliazione del freddo oblio della panchina o, addirittura della tribuna, Mario non può più esitare. Senza i riflettori del campo il dimenticatoio è dietro l’angolo. E' andato in Inghilterra la prima volta nel 2010 per spregio, convinto di trovare una dimensione ancora maggiore rispetto al nostro campionato. Poi è tornato al Milan con l’atteggiamento di un ‘tronista’, ancora più spavaldo, con l'Italia prostrata ai suoi piedi immersa nell’ansia anticipatoria da Mondiale. La capitolazione è arrivata quest’estate dopo l’eliminazione contro l’Uruguay, sotto l’insostenibile peso emotivo della responsabilità di fare sempre e comunque la differenza. Quindi l'Inghilterra, lontano dai veleni italiani, il Paese dove conta la forza e l'agonismo e dove il tifoso è meritocratico nell'applaudire o meno, dove il vero talento trova sempre la ribalta”.
“Ma un carattere così fragile come quello dell’attaccante bresciano, messo a dura prova dal periodo difficile, non ha retto. Nei periodi così duri come quello che sta vivendo Mario, qualcosa o qualcuno ci mette in discussione e siamo costretti a guardarci dentro per trovare coerenza, sicurezza, valori e passioni in cui credere per cui combattere – afferma lo psichiatra – Balotelli deve uscire dalla sua tardiva adolescenza. Oggi è nella condizione mentale migliore per fare questo: ora non ha davvero più nulla da perdere. Ecco perché un club italiano, capace di dare garanzie per quanto riguarda la sua protezione e la tranquillità, farebbe bene a prenderlo. Non sarà mai un razionale ‘ragionatore’: lui funziona con i muscoli, le gambe e la pancia. Deve aggiungere il cuore, e lo può certamente fare se l’ambiente lo aiuta. La classe di cui è naturalmente dotato gli basterà a fare la differenza. Certo, non dobbiamo chiedergli e non deve chiedersi di essere quello che non è, un leader carismatico con la visione di un capitano. Sarà sempre un po' quello che negli spogliatoi a volte si dice un ‘cinghialone’: deve solo dimostrare a tutti di avere un cuore buono e la gente lo amerà ancora”.