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Renato Pierri, le collaboratrici immaginarie, e Joe Sacco

C’è sempre soddisfazione quando vediamo ripetere da personaggi noti, e intelligenti ovviamente, concetti da noi espressi prima di loro. Sfoglio l’ultimo numero di Internazionale, esaurito nelle edicole grazie a “Kobane Calling. Facce parole e scarabocchi da Rebibbia al confine Turco – Siriano” di Zerocalacare, fumettista romano. E a pagina 23 trovo i fumetti di Joe Sacco, il quale, riguardo alle vignette di Charlie Hebdo, mette in bocca a un suo personaggio (se stesso?) le seguenti parole: “Ma dopo il dolore ho cominciato a pensare alla natura di alcune vignette satiriche di Charlie. Deformare il naso dei musulmani è tanto accettabile quanto oggi appare pericoloso, ma l’ho sempre considerato un modo inutile di usare la penna”. E più avanti: “In realtà disegnare una linea significa anche attraversarne una. Perché le linee su un foglio sono armi, e la satira serve per arrivare subito al nocciolo della questione. Ma di quale questione e qual è il bersaglio? E perché?”. Infine dice che sarebbe facile cacciare i musulmani, più difficile è “cercare di convivere”. E adesso leggiamo le parole della mia collaboratrice immaginaria Miriam della Croce: “Ora, ammesso che la libertà di burlarsi di Gesù o di Dio, di Maometto o di Allah sia cosa giusta, buona e ragionevole, se non è necessario perché devo esercitare tale libertà, sapendo così di mettere a repentaglio non solo la mia vita, ma anche quella dei miei familiari, degli amici, dei concittadini? Ha senso se — ripeto — non è necessario? (Corriere di Puglia e Lucania 8 gennaio; Corriere della Sera 15 gennaio). E le parole di Renato Pierri (me stesso?): “Ma lo scopo, poi, di queste idiozie? Il solo divertimento? Il denaro?” (Affaritaliani 13 gennaio). E infine le parole di un’altra collaboratrice immaginaria, Elisa Merlo: “La libertà d'espressione è un valore irrinunciabile, ma non lo sono anche la convivenza civile alla quale dobbiamo educare i nostri figli, il rispetto per il prossimo? La “liberté” è un grande valore, ma non lo è anche la “fraternité”?” (Affaritaliani 13 gennaio).

Renato Pierri

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