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L’ALTRA MADRE, lo spettacolo sugli infanticidi, approda al Teatro Tor Bella Monaca

Dal 9 all'11 gennaio 2015

L'ALTRA MADRE
Voci per la scena
Madri assassine tra cronaca e mito

Scritto e diretto da Giuseppe Argirò
con Mascia Musy e Maria Letizia Gorga

TEATRO TOR BELLA MONACA
via Bruno Cirino – Roma

Prenotazioni: tel 06 2010579
Botteghino: feriali ore 18-21.30, festivi ore 15-18.30 (solo nei giorni di spettacolo)
Biglietti
intero 10,00 euro, ridotto 8,00 euro
Proposte del sistema 5,00 euro
Ufficio promozione: ore 10.30-14.00 e 15.00-18.30
promozione@teatrotorbellamonaca.it

La drammaturgia mette insieme due personaggi eccellenti della tragedia greca come Medea e Agave, protagonista de Le Baccanti e alcuni ritratti di madri assassine che affollano continuamente la cronaca dei nostri giorni. Il rapporto tra il mito e l’infanticidio è ineludibile; ciò che appare più misterioso è la sospensione di giudizio in una civiltà di colpa come quella greca e lo scandalo civile in una società come la nostra, incapace di intuire i disagi profondi da cui nascono comportamenti incontrollabili. In questa zona franca si situa la scrittura scenica che ha l’arduo compito di approfondire i territori inesplorati dell’animo umano. Il racconto interiore di questi sentimenti ancestrali diventa una confessione teatrale affidata all’interpretazione delle attrici che intrecciano la cronaca contemporanea e un passato secolare. Dopo il successo di pubblico e critica dello scorso mese al Teatro Lo Spazio, approda al Teatro Tor Bella Monaca di Roma dal 9 all'11 gennaio, L’altra madre, con Mascia Musy e Maria Letizia Gorga dirette dall’autore e regista Giuseppe Argirò. Riaffiorano, con questo emblematico testo, i personaggi femminili della mitologia che compiono atti feroci e straordinari al di fuori della logica quotidiana, le madri che teoricamente non possono uccidere o sopprimere il proprio figlio ma che diventano assassine proprio per affermare il proprio ruolo, rifiutando la funzione a cui la società la designa, attaccando quindi la struttura fondamentale del consorzio civile: la famiglia.
Cercare ragioni a quanto accade oggi nella cronaca degli omicidi familiari non è possibile se non ascoltando la voce che viene dal passato, dal mito che racconta la memoria infinita dell’essere umano, creando figure femminili così potenti da diventare archetipi fondamentali della nostra civiltà, radicandosi nel nostro inconscio collettivo. Il testo si snoda attraverso continue analogie, anticipazioni, flashback, come una sequenza narrativa che prevede un montaggio alternato delle vicende di ogni singolo personaggio. La tessitura oscilla continuamente tra la metafora del linguaggio teatrale e il linguaggio cinematografico, avvalendosi delle cadenze e dei ritmi di una drammaturgia composita ed eterogenea. La partitura mette in scena due attrici che alternano le voci della tragedia e diverse storie strappate alla quotidianità. Queste storie cercano di affrontare e rivelare il disagio profondo che spinge all’infanticidio. La difficoltà psichica e il malessere sociale che portano alla negazione della vita sono il tratto eminente di queste confessioni.
Una forma di comunicazione necessaria per dare vita a un tribunale intimo, senza espiazione o verdetto, una rappresentazione sincera e spietata di una coscienza senza rimozione, ugualmente colpevole e innocente, a cui solo il teatro può dare voce.

Hanno detto dello spettacolo:

Il testo e la regia di Giuseppe Argirò si concretizzano in un calibrato reading dove occhi e parole, respiri e sussurri, diventano carne di archetipi femminili che, sfuggiti al loro tempo, contorcono i cuori di moderne genitrici, vittime di abbandono e solitudine, di ruoli sociali e famigliari, di libertà e autonomie perdute, in (in)consci impulsi infanticidi. Maria Letizia Gorga e Mascia Musy, cacciatrici di tonalità espressive e anatomie acustiche, plasmano menti epigone di una Medea il cui superbo e impetuoso dispotismo pulsa sul volto della prima, e si assottiglia nelle sonorità spezzate e sofferenti della seconda.
Nicole Jallin (“La Repubblica”)

Operazione interessante quella di Giuseppe Argirò che con il suo testo tenta una comparazione quanto mai clazante tra il mito e l'aberrazione dell'infanticidio, purtroppo attualissima.Tra l'assenza di giudizio nel primo caso e lo scandalo inafferabile della nostra quotidianità.
Paolo Leone (“Corriere dello spettacolo”)

Le due capaci interpreti troneggiano sul palcoscenico rendendo uniche ma anche molto umane le figure delle donne raccontate, e mentre delitti efferati si consumano motivati da rigido cinismo e rigorose ragioni, tra analogie, anticipazioni, flashback, animazioni digitali e riprese video, partiture vocali e musiche pertinenti, si narrano scene epiche e tragiche, passibili di damnatio memoriae ma proprio per questo da non dimenticare, da non cancellare.
Maria Raffaella Pisanu (“Oltrecultura”)

Il racconto interiore di sentimenti acestrali diviene una confessione teatrale affidata all'interpretazione delle attrici che, intrecciando cronaca contemporanea e passato secolare, esplorano le ombre più profonde dell'animo umano, fanno riaffiorare i personaggi femminili della mitologia che compiono atti feroci e assolutamente al di fuori di qualsiasi logica quotidiana e si trasformano poi in personaggi attuali che, con fervore e rabbia, ma anche con profondo dolore, esternano ciò che è celato negli strati più profondi del loro inconscio.
Valentina Baruffo (“Lab creativity”)

“L'altra madre” è uno spettacolo che non può lkasciare indifferenti, a prescindere dal momento di culmine in cui Medea narra come uccide la seconda moglie di Giasone che mi ha fatto percorrere la schiena da gelidi brividi, nonostante indossassi un maglione di lana, tanto era la potenza espressa dalle due interpreti, ma anche la messa a fuoco di quanto la società odierna abbia obliterato l'individuo uomo o donna che sia, e si stuisca quando qualche ingranaggio salta.
Miriam Comito (“Miriam e le arti”)

UFFICIO STAMPA:
Elisabetta Castiglioni
+39 06 3225044 – +39 328 4112014 – info@elisabettacastiglioni.it

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