Roma 2013: FUNAMBOLISMI PER I DIPENDENTI PUBBLICI? CHIEDIAMO SBLOCCO DEI RINNOVI CONTRATTUALI

Uno dei fronti principali che sta tenendo impegnata questa Amministrazione riguarda i contratti dei dipendenti capitolini (fermi al quadriennio normativo 2006-2009 e al biennio economico 2008-2009).

Al fine di compensare i mancati rinnovi, nel corso del tempo l'Amministrazione ha proceduto ad integrare lo stipendio con una quota ulteriore – il salario accessorio, erogato “a pioggia”, ossia a tutti indipendentemente dal raggiungimento di obiettivi specifici. A seguito di tali “integrazioni, lo stipendio medio netto mensile di un dipendente capitolino ascritto alla categoria C2 ammonta a circa 1.250,00 euro.

Prassi avallata nel tempo anche dai Sindacati che valutavano positivamente questa attribuzione generalizzata del salario accessorio.

Con relazione del 2014 il Ministero dell'Economia e delle Finanze (M.E.F.), tra le altre, stigmatizzava questa prassi sulla base del fatto che il salario accessorio (parte che “accede”, appunto, in modo eventuale al salario) aveva perso completamente la sua natura per essere utilizzato come uno strumento compensativo dei mancati rinnovi e, pertanto, occorreva eliminarlo in radice. L'effetto di tale taglio sarebbe stata la riduzione di circa 200-300 euro mensili. I conti sono presto fatti: molti stipendi sarebbero scesi al di sotto dei 1.000 euro mensili.

Dopo lo sciopero generale dei dipendenti capitolini, l'Amministrazione ha ben pensato di procedere ad avviare un tavolo di trattative il cui esito è stato un “accordo unilaterale” che puntava una pistola alla tempia dei lavoratori: prendere o lasciare.

Il cuore dell'accordo era rappresentato da una serie di equilibrismi e funambolismi economici in virtù dei quali la quota di salario accessorio veniva rimodulata e attribuita sulla base di specifici risultati (come dovrebbe essere) i quali, tuttavia, nella maggior parte dei casi prevedevano obblighi come la puntualità sul lavoro, la flessibilità, la presenza, ecc. Insomma, tutte attività in parte legate ai normali obblighi dei dipendenti e, comunque, ancorati alla presenza sul lavoro, tagliando fuori tutti coloro che, a causa di impedimenti (malattie, maternità, altro?) non potevano rispettare tali parametri. Peraltro è chiaro come siffatti “premi” mortificano anche chi li riceva.

Il problema, quindi, a nostro avviso e ad avviso dei medesimi lavoratori, non veniva affrontato alla radice – come suggerirebbe il buon senso – bensì veniva traslato su una categoria di lavoratori (peraltro i più fragili) nella speranza che la maggior parte di essi smettesse di protestare.

Posta l'evidente iniquità di tale soluzione e considerato che l'attuale partito di maggioranza, il PD, siede anche sui banchi del Governo, la soluzione a nostro avviso più logica è chiedere che si proceda quanto prima allo sblocco dei rinnovi contrattuali e alla revisione del C.C.N.L. del comparto Regioni e Autonomie Locali.

A tal fine, abbiamo depositato apposta mozione che, ci auguriamo, venga discussa ed approvata immediatamente alla ripresa dei lavori d'Aula.

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