Anai – Un’Italia corrotta e maneggiona

Giovandomenico Lepore, nell’intervista rilasciata a Nico Pirozzi, nel libro “Chiamatela pure giustizia”, ricorda che con pungente ironia Italo Calvino, nella metafora del paese dei disonesti, parlava di un’Italia corrotta e maneggiona.

“C’era un Paese – scrive Calvino – che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente, cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo di una sua armonia”.

Dai tempi di Calvino il fenomeno della corruzione è fortemente aumentato. E non serve solo a finanziare la politica ed i partiti, ma anche e principalmente ad arricchire persone e famiglie. Così precisa Giovandomenico Lepore: “Una volta si rubava per il partito, mentre oggi si ruba al partito, con l’unico scopo di un arricchimento personale. Veri e propri furti commessi ai danni della comunità in modo preordinato, scientifico e reiterato”!

Maurizio de Tilla

(Presidente A.N.A.I.)

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