Due atti unici del teatro di Eugène Labiche, a cura di Guido Davico Bonino

Il re del vaudeville ottocentesco Eugène Labiche (Parigi 1815-1888) ha firmato nel corso di circa quarant’anni ben 173 copioni fra commedie e atti unici, scritti da solo o in collaborazione con altri autori meno famosi. Alcuni capolavori assoluti, come Il cappello di paglia di Firenze, e altri meno conosciuti: una frenetica attività drammaturgica culminata con due messinscena alla Comédie Française e con la chiamata all’Académie Française. Labiche fu consacrato in vita anche come il “re del teatro da boulevard”, un genere di teatro leggero e comico che una decina di teatri parigini a gestione privata offriva a un pubblico fedele e numericamente consistente. Il suo preferito fu il Palais-Royal, teatro da 950 posti dove il drammaturgo mise in scena 97 copioni fra cui, il 26 marzo 1857, L’Affaire de la rue de Lourcine, firmato insieme a Edouard Martin e Albert Monnier.

Nella pièce Labiche sbeffeggia la sua classe sociale, la borghesia, e ne coglie la contraddizione profonda tra l’essere e l’apparire: l’Affaire, scrive Davico Bonino, “è la diagnosi di questa contraddizione”. Ma è anche la parodia di una storia da romanzo noir, con due presunti assassini più pasticcioni che feroci, il goffo capocuoco Mistingue e lo spocchioso ricco borghese Lenglumé, affiancati dalla burbera e sgraziata consorte di quest’ultimo Norine. I due ex compagni di liceo si risvegliano dopo una sbornia colossale, convinti di avere ammazzato in preda ai fumi dell’alcol una giovane carbonaia, e sono disposti a togliere di mezzo chiunque possa smascherarli pur di conservare la propria reputazione, ma dopo una serie di equivoci si scoprono innocenti.

29 degrés à l’ombre invece, andato in scena il 9 aprile 1873 sempre al Palais-Royal, sposta l’azione dalla mondana Parigi in una residenza di provincia, dove un esperto seduttore, ospite inatteso una domenica d’estate di una famiglia borghese, insidia – senza difficoltà – la padrona di casa. Un duello per difendere l’onore del coniuge offeso sembra inevitabile, ma alla fine una bella multa da destinare alla beneficenza non lascia vittime e mette tutti d’accordo. Il tema dell’onorabilità da difendere a ogni costo contro le apparenze (in questo caso del marito) è lo stesso dell’Affaire, e Labiche si concede apertamente il lusso di sentirsi complice dei suoi personaggi e di simpatizzare per loro, comminando ai “colpevoli” il minimo della pena.

Guido Davico Bonino (Torino, 1938) è stato capufficio stampa (1961-1963) e segretario generale della casa editrice Einaudi (1963-1977). Ha insegnato Let¬te¬ratura italiana e Storia del teatro nelle università di Cagliari, Bologna e To¬rino (1972-2005). È stato critico teatrale de «La Stampa» (1977-1987). Ha diretto l’Istituto italiano di cultura di Parigi (2001-2003). Per Liberilibri ha tradotto anche Mérimée (La Car¬¬rozza del Santo Sacramento, 1993) e Racine (Gli attaccabrighe, 2007).

Eugène Labiche, Il delitto della rue de Lourcine. 29 gradi all’ombra, a cura di Guido Davico Bonino, collana il Circo, pagg. XVI-84, euro 14.00, ISBN 978-88-98094-20-2

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