“State molto attenti a non far piangere una donna: poi Dio conta le sue lacrime! La donna è uscita dalla costola dell'uomo, non dai suoi piedi perché debba essere pestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale… un po' più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata”. Questo passo del Talmud ha commosso Benigni che lo recitava e ha spinto gli spettatori a grandi applausi. Ma quelle parole non rispecchiano la reale condizione della donna nella società palestinese al tempo di Gesù. “La sposa a quel tempo era considerata una propaggine del marito: secondo la Legge, infatti, la moglie di uno schiavo era venduta insieme a lui. La moglie doveva al marito una fedeltà assoluta, senza poter esigere altrettanto. Lo sposo aveva il diritto di ripudiarla senza la minima difficoltà. La posizione che la società riconosceva alla donna era, da qualsiasi punto di vista, inferiore. Un frase dei rabbini diceva che ogni giorno l’uomo avrebbe dovuto ringraziare Dio di non averlo fatto nascere donna, nonché pagano o proletario. Le donne non mangiavano con gli uomini ma li servivano a tavola e durante il pasto essere rimanevano in piedi. Legalmente la donna era considerata minorenne, e quindi irresponsabile. Questo non vuol dire che non avesse diritti. Era debole e la Legge la proteggeva”. Questo riferisce Daniel – Rops nel libro “La vita quotidiana in Palestina la tempo di Gesù” (Mondadori). Ed ecco uno degli aforismi dei rabbini sulle donne, riportato dall’autore: «Da quale parte dell’uomo trarrò la donna?”, si era chiesto l’Onnipotente. “Dalla testa? Sarà troppo orgogliosa. Dall’occhio? Sarà troppo curiosa. Dall’orecchio? Origlierà dietro gli usci. Dalla bocca? Chiacchiererà. Dalla mano? Sarà prodiga” Alla fine prese una parte del corpo molto oscura e ben nascosta, con la speranza di renderla modesta… ». Ma perché Dio avrebbe dovuto trarre la donna dalla costola dell’uomo e non creare la donna e l’uomo contemporaneamente?
Attilio Doni