Agli appassionati del presepe nelle scuole, timorosi che se non si fa rischiano di perdere l’identità (è così debole quest’identità?), vorrei far osservare che il presepe si può fare in tutte le case e magari anche in tutte le stanze della casa, e persino nel bagno. Si può fare in tutte le piazze e in tutte le chiese. Al posto di quell’orribile Babbo Natale che si arrampica sulle finestre e sui balconi, si potrebbero mettere Gaspare o Melchiorre o Baldassare, ma sì, i Magi che vanno a adorare il Bambinello. Così non si perde la tradizione e neppure l’identità. Detto questo vorrei fare osservare che i bambini sono tutti uguali e nelle scuole devono essere trattati tutti alla stessa maniera, e nessuno deve sentirsi escluso. Se in classe c’è, tanto per fare un esempio, un alunno testimone di Geova, si sentirà escluso, mentre gli altri parteciperanno alla gioia di costruire il presepe. La stessa cosa potrebbe avvenire per un alunno protestante. Molti cristiani osservano il comandamento del Signore: “Non ti farai scultura e alcuna immagine né di quello che è su in cielo, né di quello che è quaggiù sulla terra, né di quello che è in acqua, sotto terra” (Esodo 20,4). Esclusi dalla festa si sentiranno anche gli alunni appartenenti ad altri regioni o per niente religiosi.
Miriam Della Croce