ASTENSIONISMO E SFIDUCIA NELLE ISTITUZIONI

Quest’anno in Emilia-Romagna e in Calabria sono stati rinnovati i consigli regionali ed i primi dati che sono arrivati ci fanno notare come gli italiani si stiano disinnamorando della politica.
Infatti i risultati che hanno colpito di più non riguardano la distribuzione dei voti, bensì l’astensionismo che ha toccato livelli davvero poco immaginabili; se poteva definirsi comprensibile un lieve calo delle affluenze, nessuno poteva invece aspettarsi uno crollo così netto e rapido.
Ad esempio in Emilia è andato a votare solo il 37,76% degli aventi diritto, all’incirca 1/3, e questo vuol dire che i restanti 2/3 non sono stati in grado di scegliere il loro futuro presidente!
E’ vero che l’astensionismo in Italia sta aumentando dagli anni 70, però bisogna considerare che quattro anni fa, nel 2010, quasi il doppio dei cittadini era andato alle urne, ovvero il 68,07.
Anche in Calabria si è verificato questo fenomeno anche se in misura minore: infatti l’affluenza è scesa dal 59.27% del 2010 al 43.84% di quest’anno.
Questi dati dovrebbero far riflettere, poiché nessun partito in Italia sembra davvero in grado di poter raccogliere intorno a sé un numero di elettori tale da potersi definire il preferito dagli elettori.
Prendendo come esempio sempre l’Emilia-Romagna, regione dove storicamente la sinistra ha sempre avuto la maggioranza alle elezioni, possiamo vedere come il Pd sia il primo partito con il 44,52%, risultato che apparentemente potrebbe sembrare ottimo: tenendo conto dell’astensione si vede però che il partito del premier rappresenta all’incirca il 16% dei votanti, ossia poco più di uno su dieci. Questo risultato preoccupa il Pd e Pippo Civati, deputato democratico, definisce “disarmanti” i dati sull’astensionismo.
A questo punto bisogna capire il crollo così repentino riguardo la fiducia nelle istituzioni: indubbiamente hanno influito le vicende giudiziarie dei precedenti consigli regionali, dato che entrambi i presidenti sono stati costretti a dimettersi a causa dei processi a loro carico.
In Calabria Scopelliti ha dovuto lasciare il suo incarico per una condanna a 6 anni di carcere e alla interdizione perpetua dai pubblici uffici in seguito all’accusa di abuso di ufficio; il suo “collega” emiliano Vasco Errani ha invece dovuto lasciare per un processo per falso ideologico che gli è costato un anno di reclusione.
Senza dubbio ci sono altre ragioni oltre a quelle giudiziarie: in molti trovano che la colpa della politica sia stata quella di allontanarsi dalla gente e di rintanarsi in bui collegi elettorali a decidere alleanze poco comprensibili dalla maggior parte dei cittadini.
Inoltre nei primi anni della nostra Repubblica era diffuso il convincimento che votare fosse un vero e proprio dovere da esercitare ogniqualvolta fosse possibile, in particolar modo dopo la caduta di un regime dittatoriale.
A questo bisogna aggiungere lo scarso interesse dei giovani nei confronti della politica e della economia, fattore che di sicuro non favorisce un cambiamento da molti auspicato.
Anche se questi continui scandali non avvicinano i cittadini alla politica, è necessario uno sforzo da parte di tutti noi nel prendere parte attiva alla vita del Paese affinché ognuno possa scegliere consapevolmente chi dovrà amministrare il nostro Stato e i nostri soldi.

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