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Le parole sono importanti

Siamo il recinto delle nostre parole, di quelle che usiamo e di quelle che non usiamo.
Più ne possediamo e maggiore è la responsabilità che ne portiamo, benchè ognuno abbia la propria e l'ignoranza non possa mai ritenersi una scusante, ma semmai un'aggravante.
Usare le parole facendole fuggire dal recinto, senza controllo né attenzione, equivale a caricare un'arma perchè generano una quantità tale di sofferenza non redimibile da alcun postumo pentimento.
Quando si parla cioè non ci si limita a dire qualcosa, ad esprimere un'opinione, parlare non è mai un fatto neutro, non è solo dare fiato alla voce, oliare le corde vocali: parlare è agire.
Anche le parole possono uccidere, esiste infatti una violenza verbale che non è inferiore a quella delle azioni, anzi, spesso è la prima a favorire la seconda .
Martin Luther King affermava che la nostra generazione dovrebbe pentirsi non solo per le parole o le azioni di odio della gente malvagia, ma per lo spaventoso silenzio dei buoni. Anche tacere talvolta può dunque essere colpevole, specie quando non si difende l'innocente, il debole, colui che non ha parole.
“ Parlar male di qualcuno equivale a venderlo, come fece Giuda con Gesù” ha detto qualche mese fà Papa Francesco, invitando non solo a stare dalla parte” di chi si dice male”, ma soprattutto sollecitando a non usare parole- proiettili che offendono e in certo modo ledono anche la dignità di chi le pronuncia.
Ogni Papa modifica la Chiesa con la sua azione pastorale, quest'ultimo, vero dono dello Spirito, fa sì che essa sia, come dice Enzo Bianchi, priore del monastero di Bove, “ una Chiesa che cerca” attraverso il dialogo, le parole giuste per parlare al cuore di ciascuno perchè, dice sempre il Papa” l'unità non è uniformità, né pensare allo stesso modo, è saper ascoltare, accettare le differenze con tutto il rispetto per l'altro che è mio fratello”. La Chiesa deve cioè entrare in sintonia con i linguaggi delle persone che incontra, deve aprire le porte e andare incontro a tutti , non per teorizzare il dialogo , ma per praticarlo, esattamente come tutti i giorni ci dimostra il Papa. Ci insegna un'arte difficile da imparare: parlare non nell'ottica dell'opposizione o della prevaricazione, non per giudicare gli altri e disprezzare chi è di parere diverso, ma per superare la distinzione amico-nemico, comunicando per comprendersi e tacere, saper tacere, quando le parole sono superflue, dannose, quando feriscono e uccidono.
Franca Massaiu
framassaiu@gmail.com

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