Carta filigranata del Vaticano con benedicente saluto

Il 17 luglio del 2001 inviai una lettera aperta a Giovanni Paolo II e all’agenzia di stampa ADN – Kronos. Trascrivo solo le prime righe, giacché non è del contenuto della lettera che volevo parlare, anche se in fondo può avere un certo interesse, giacché sembra essere giunta, in realtà, non al destinatario e neppure al suo successore, ma al nostro caro Pontefice attuale. “Sua santità, noi tutti che abbiamo avuto la fortuna di nascere nella parte “ricca” del mondo, dovremmo provare un certo imbarazzo nel goderci il nostro benessere, mentre una moltitudine d’individui è privo del necessario per vivere, e patisce fame e malattie… Ma quale l’imbarazzo della Chiesa? Vivere nella fetta privilegiata del mondo, per essa dovrebbe essere una sfortuna, un vero dramma: o rinunciare al benessere che la circonda, o vedersi in una posizione ben diversa da quella di Cristo, e non in sintonia con il vangelo”.

Bene, dopo neppure una settimana, il 22 luglio 2001, dalla Segreteria di Stato mi pervenne una lettera contenente un foglio di carta pregiata Fabriano, intestata, e con lo stemma e la scritta in filigrana: “Secretaria Status”, recante le seguenti parole: “La Segreteria di Stato saluta distintamente il Sig. Renato Pierri e, nel significare che la lettera aperta al Santo Padre in data 17 luglio corrente è regolarmente pervenuta a destinazione, ringrazia e partecipa il Suo benedicente saluto”. Ovviamente non m’illusi che la lettera fosse stata consegnata al Santo Padre, però, sebbene sapessi che quelle parole altro non erano che una formalità, ugualmente mi fecero piacere. Le formalità alle volte fanno parte delle buone maniere.

Perché ho raccontato quest’episodio? Perché il giorno 10 marzo 2014, in plico raccomandato (n. 13961301414-1), ho inviato a Papa Francesco il mio libro (con dedica) “Nostra Signora di Fatima – La Madonna di un falso cristianesimo” (Mind Edizioni, Milano, 2013)”. Bene, sono trascorsi otto mesi, e dal Vaticano non ho ricevuto un cenno. Neppure un pezzettino di carta pregiata filigranata, neppure mezzo benedicente saluto. Quando il mio libro su Fatima uscì nella prima edizione, Fulvio Fania scrisse nella recensione: “Un libro decisamente controcorrente, soprattutto di questi tempi. Papa Wojtyla, infatti, nutre una devozione mistica e specialissima per Fatima che considera la tela del suo stesso pontificato, della propria vocazione, del lavoro svolto nella Polonia comunista” (Liberazione 30 ottobre 2003). Oggi però i tempi sono cambiati. Sul soglio di Pietro c’è un papa che, riguardo alle “apparizioni” di Medjugorje, ha detto che la Madonna non è “un capoufficio della Posta”, che “il regno di Dio è in mezzo a noi” e che “non bisogna cercare cose strane”. E per questo gli ho inviato il mio libro, perché la Madonna immaginata dai tre pastorelli di Fatima è molto più strana e molto meno credibile della Madonna immaginata dai veggenti di Medjugorje. Ma come non m’illusi allora che la mia lettera giungesse nelle mani di Giovanni Paolo II, così oggi non devo illudermi che il libro sia stato consegnato a Papa Francesco. Però un pezzettino di carta filigranata con benedicente saluto lo aspetto. Anzi, lo pretendo. Oppure per averlo dovrò inviare un “libro aperto” al Papa e all’agenzia ADN – Kronos?

Renato Pierri

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