Illustrissimi Onorevoli
Siamo un gruppo di disoccupati che hanno lavorato per periodi superiori a 20-30 anni,nel Polo Chimico di Bussi,piu’ precisamente nello stabilimento S.I.A.C.(società italiana additivi carburanti) chiusa nel 1997 per messo al bando del piombo nella benzina.
Abbiamo lavorato a stretto contatto con l’AMIANTO,dato la tipologia di lavoro(recupero del piombo dagli alti forni a 800-1000 gradi).
Data l’altissima temperatura,tutti i dispositivi di Sicurezza erano di AMIANTO: GUANTI,SCAFANDRO,GREMBIULE E ROTOLI DI TELI,che noi tagliavamo tranquillamente respirandone tutte le fibre che si staccavano perche’ nessuno ci aveva mai messo in guardia dei pericoli che ne scaturivano;tanto che tenevamo questi dispositivi in armadietti insieme alle nostre cose.
Detto questo,vogliamo che Voi conosciate la Nostra vicenda.
Abbiamo fatto domanda per usufruire dei benefici contributivi esposizione amianto nel 2002,all’Inail come la legge vigente prevedeva, senza mai avere risposta.
Nel 2010 abbiamo fatto ricorso tramite legale(ricordo che il tempo per fare ricorso era dieci anni),quindi in regola.
Nel 2011 la cassazione ha statuito che il termine per proporre il ricorso giudiziario è soggetto a decadenza di tre anni e trecento giorni ai sensi dell'articolo 47 del sor 639/70.
I giudici,di Pescara, sono andati oltre ed hanno ritenuto che il suddetto termine di decadenza andasse computati non come sarebbe corretto a decorrere dalla domanda amministrativa all'Inps (e quindi nel nostro caso dal 2010) bensì dalla data in cui abbiamo chiesto all'Inail i certificati di esposizione a fibre di amianto (ossia dal 2002). Decisione del tutto assurda in quanto applica all'Inail un termine (3 anni e 300 giorni) previsto per l'Inps. La conseguenza di questo “giochino” è stata quella di mandare 'fuori termine' tutti i ricorrenti in quanto è ovvio che se il tribunale conteggia (erroneamente) i tre anni e 300 giorni dalla domanda (peraltro neppure obbligatoria) all'Inail nel 2002, tutti coloro che hanno proposto il ricorso dopo il 2006 sono decaduti.
Quindi cominciamo a fare l'appello, dove il nostro legale dimostra come i tempi di ricorso sono nei termini ed inoltre dimostra che la domanda all'Inps era nei tempi giusti di tre anni e trecento giorni dal ricorso.
Anche la corte di appello sta rigettando i ricorsi con motivazioni astruse ed incomprensibili, citando articoli di legge solo nella parte a noi contraria e omettendo di citare la parte di normativa a noi favorevole!
Il ricorso per cassazione è la nostra ultima speranza ma i tempi sono lunghi e i costi elevati (il governo ha di recente abolito le esenzioni e raddoppiato i costi di contributo unificato per la cassazione ci vogliono 1036 euro!!!! solo di bolli).
Detto questo,noi non capiamo il motivo per il quale i giudici in prima istanza e poi in appello continuano a rigettare i nostri ricorsi,dato che noi la domanda l'abbiamo fatte in piena regola ed inoltre dei riconoscimenti di nostri ex colleghi ci sono gia' stati e relazioni di CTU a noi favorevoli.
Pensiamo si tratti di decisioni politiche, ossia dettate dalla carenza (ben nota ai magistrati che corrono in soccorso dello stato centrale) di fondi per fronteggiare i costi necessari alle ricostituzioni delle situazioni contributive cui le sentenze ove positive darebbero luogo.
Ci chiediamo e chiediamo a VOI,ma Vi sembra giusto che a pagare dobbiamo essere sempre Noi? La parte piu’ debole?
Noi non chiediamo che ci venga regalato nulla,ma vogliamo quello che ci spetta di diritto.
Se questa” NORMA”,anche perche’ poco chiara,ha creato un vuoto legislativo, ci chiediamo perché dobbiamo pagare Noi?
Abbiamo un’eta’ superiore ai 50 anni, una contribuzione superiore ai 30
Nessuna prospettiva di lavoro,perche’ nonostante le Nostre specificita’,
siamo “anziani”,quindi esclusi dal mondo del Lavoro,anche se aziende non se ne vedono.
Abbiamo tutti una famiglia con figli a carico.
Qual è il nostro ma soprattutto il loro futuro?
Noi speriamo che prendiate a cuore questa triste vicenda,stiamo parlando di 200 persone e mettiate mano a questa assurda norma per cambiarla e ridarci cosi’ la nostra dignita’.
Vi ringraziamo e salutiamo
Per il comitato Amianto, Rodolfo Gorgoni.
A disposizione per qualsiasi chiarimento ed incontro.
Cell. 3475549399