Come si fa a mettere assieme tante banalità? E come fa a pubblicarle un quotidiano importante come Avvenire? Come si fa a leggerle senza che vengano ettolitri di latte alle ginocchia? Costanza Miriano ha scritto una lettera ai Padri sinodali (avvenire del 5 settembre) e uno la legge, le lettera, e non sa se piangere o ridere. Ne trascrivo qualche passo, ma ne consiglio a tutti la lettura, altrimenti non potete rendervi conto della patetica comicità. Comincia così: “Cari Padri sinodali, sono una figlia della Chiesa e già vi dico che qualunque cosa farete per me sarà fatta bene, per principio. Sono anche una mamma, di quattro figli che stanno crescendo in un mondo entusiasmante – perché vivo e alla ricerca di Dio –, ma sempre più lontano dalla visione cristiana dell’uomo e della storia. Per questo, cari Padri, pensando ai figli miei e a tutti gli altri che crescono in questo tempo, vengo in ginocchio a dirvi che noi, mio marito, io, e tutti quelli che hanno a che fare con questa materia prima grezza e preziosissima che è la vita umana nei suoi primi anni, abbiamo disperato e urgente bisogno di voi”. Il mondo è entusiasmante perché vivo e alla ricerca di Dio, ma sempre più lontano da Dio… Si può?
Poi: “Abbiamo bisogno che voi, soprattutto voi, ci aiutiate a non seguire il “mondo senza padri” consegnatoci dallo scorso secolo, mentre i “saldi” che quella visione propone sono già finiti, mentre i suoi fallimenti sono sotto gli occhi di tutti. Oggi che i “prezzi” del vivere sociale si abbassano ancora di più, aiutate noi e i nostri figli ad alzare lo sguardo, a desiderare di più, a de– siderare, appunto, a guardare in alto, fino alle stelle”. Si può?
E poi: “Abbiamo bisogno di parole che parlino al nostro tempo e abbiamo bisogno che rimanga salda, ancor più che nei secoli precedenti, la roccia sulla quale abbiamo fondato tutto, una roccia di gioia e di sangue: la gioia del Vangelo di Gesù, il sangue dei veri martiri e dei piccoli martirii quotidiani… Si può?
E poi ancora: “Abbiamo bisogno di padri che corrano il rischio educativo, cioè il rischio che davanti a una proposta ardua qualcuno, in libertà, se ne vada. Perché di fronte alla libertà dei suoi figli Dio stesso si ferma, figuriamoci se non può farlo la Chiesa che pure è chiamata a essere in cammino, sempre, dietro al suo Signore. Abbiamo bisogno di qualcuno che dica. «Il tuo bene è questo, questa è la via della felicità, ma se tu vuoi prenderne un’altra sei libero». Dio stesso, Dio–Amore, ha più cara la nostra libertà che la nostra salvezza”. Ma che dice Costanza?
Elisa Merlo