Il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero, pur in assenza di una proposta di riforma e dopo tre rinvii e cinque anni di proroga, è un atto necessario e dovuto. Abbiamo ora la possibilità di dare una risposta che parta dal rinnovo degli organismi di rappresentanza ed arrivi alla loro riforma. Una risposta politica che tenga conto del vuoto che si era creato attorno a questi organismi, una sorta di congelamento, con tocchi e ritocchi ma senza riforme, e con un'inaccettabile sospensione della democrazia.
Le risorse, limitate ma sufficienti, oggi le abbiamo: domani no! Ragione sufficiente per accelerare anziché frenare. Con tutti i rischi connessi alle nuove norme sulla registrazione. I tempi ristretti, tuttavia, ci impongono scelte rapide e un’immediata assunzione di responsabilità.
Eppure non mancano le polemiche. Alimentate da un atteggiamento ambiguo del Governo, che prima è parso deciso a chiudere questa fase con la scelta di procedere al voto (impegno preso e rispettato), poi ha tentennato su un tema delicato come quello del ruolo dei partiti.
Alle voci critiche che si sono levate in questi giorni – spesso provenienti da chi ha sempre ritenuto che la rappresentanza Comites e Cgie sia inutile – ricordo che siamo arrivati a questa congiuntura grazie alla incapacità dei governi precedenti di riformare la rappresentanza e che prima ancora abbiamo vissuto la stagione dei tagli agli italiani nel mondo, del congelamento della democrazia e del ridimensionamento della rappresentanza. Oggi, se affermiamo che c’è un cambio di passo, lo diciamo perché basta dare un rapido sguardo indietro per rendersi conto che siamo già avanti.
A coloro che parlano del registro degli elettori come di un attentato alla democrazia, ricordiamo che questa strada è ipotizzata da molte proposte di legge anche per l’esercizio in loco del diritto di voto nelle consultazioni politiche e referendarie. A quanti lamentano la brevità del tempo a disposizione per le operazioni elettorali ricordo che siamo oggi di fronte ad una chiara alternativa: o affrontare insieme le difficoltà per superare l’ostacolo maggiore, il tempo, oppure rischiare uno stralcio nella speranza molto labile che si possano trovare nuovamente nove milioni di euro da stanziare per le elezioni l’anno prossimo. Tutti a questo punto – comunità italiane, Comites e Cgie – devono sapere che gli avversari delle elezioni oggi, nonostante alcune giuste motivazioni, potrebbero definitivamente cancellare la speranza di rinnovare la rappresentanza in tempi brevi.
Venendo al merito di alcune soluzioni, credo sia stato un errore aver inserito tra gli emendamenti in discussione l’esonero dalla sottoscrizione di lista per i partiti politici. Su questo, il governo avrebbe fatto bene a rimettersi all’aula. Questa soluzione all’estero è stata interpretata come un chiaro segnale di distanza tra i partiti e le comunità. Nulla vieta alle forze politiche di raccogliere sottoscrizioni e presentare liste di candidati. Ma è bene porre tutti sullo stesso piano, soprattutto in elezioni che prefigurano una rappresentanza di tipo comunitario e quindi distinta da una dialettica di parte, che invece, giustamente, caratterizza la rappresentanza politico-parlamentare. Possibile che Forza Italia abbia pensato ad una legittima aspirazione dei partiti senza riflettere sul fatto che prima di tutto è giusto porre tutti sullo stesso piano? E la maggioranza che sostiene il Governo ha accettato questa proposta in base a quale logica?
Abbiamo davanti a noi una scelta difficile riguardante i tempi disponibili. Nelle prossime settimane ci sarà molto lavoro da fare. Possibile che si cerchi di creare altri inutili ostacoli sul cammino verso il rinnovo dei Comites e che il Governo non ne percepisca fino in fondo la serietà?
Possibile che il Governo e l'amministrazione non si rendano conto che alla logica aritmetica si debba anteporre una logica politica. Il comma 3 dell'art. 1 della Legge 23 ottobre 2003, n. 286 fornisce una possibile soluzione per i Comites che non si possono più istituire a causa della eliminazione del Consolato di riferimento. Poiché le “nuove” circoscrizioni sono divenute molto più ampie dopo le chiusure consolari, è possibile prevedere più di un Comites in quelli più grandi. Il CGIE potrebbe fare al Governo una proposta di questo tipo e recuperare anche nella dimensione quantitativa l’estensione territoriale della rappresentanza.
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