SLOT-MACHINE E SALE DA GIOCO: LUDOPATIA

Si diffondono a macchia d’olio, sostituiscono i negozi che non riescono a sostenere il peso della crisi, le loro vetrine non fanno vedere nulla, ma avvicinandosi al loro ingresso si sente il tintinnio dei gettoni che colpiscono il bordo di metallo: sale da gioco e slot-machine. Queste non sembrano conoscere la crisi, anzi, quest’ultima sembra incentivarle sempre più dato che vengono solitamente frequentate da persone in difficoltà.
Se può sembrare un fenomeno che colpisce solo una piccola porzione della popolazione italiana, bisogna ricredersi di fronte ai dati del Ministero delle Finanze secondo cui le slot e le videolottery hanno raccolto in un anno circa 49.090.000.000 di euro ed il preu è stato circa di 4.101.000.000 (la tassazione è pari al 13.5% poiché circa il 75% delle entrate viene “rilasciato” dalla macchinetta ai vincitori).
A partire dal 2009, anno della legalizzazione, queste sale hanno colonizzato le grandi città (solo a Milano, secondo i dati del Comune, si contano 6257 postazioni per il gioco) e hanno attirato persone di tutte le età, dal giovane che esce da scuola, all’anziano che ha appena ritirato la pensione.
Altri dati, stavolta provenienti dalla Capitale ci fanno capire come siano diffuse: secondo vita.it 8 giocatori d’azzardo su 10 si dedicano alle slot-machine, ed la maggior parte di questi hanno un reddito compreso tra i 10.000 e 25.000 euro annui.
Per comprendere meglio questo business dobbiamo analizzare il loro meccanismo. Sorprende la facilità con cui si possono perdere grandi somme in pochi secondi. Queste macchinette sono in grado di accettare banconote fino a 500 euro e, premendo alcuni semplici tasti, riescono ad esaurire il credito in pochi minuti; quindi i giocatori più accaniti rischiano di perdere rapidamente lo stipendio, o la pensione.
A questo pericolo sono esposti anche coloro che preferiscono scommettere su slot più “economiche” ovvero quelle che accettano un euro alla volta: infatti queste sale sono state costruite in modo tale da attirare i clienti nel modo più subdolo (macchinette dai colori sgargianti, suoni attraenti, personale ospitale ma soprattutto non si ha la percezione del tempo a causa delle pareti che non fanno filtrare il sole).
Una parziale soluzione a questo problema sarebbe (e mi sembra paradossale dirlo) rispettare la legge che impone 200 metri di distanza tra sale da gioco e luoghi sensibili come scuole ed ospedali. Naturalmente in questo modo non si arresterebbe la ludopatia (nome della malattia che colpisce i giocatori d’azzardo) ma quantomeno la frenerebbe tra i giovani.
I proprietari dovrebbero anche allontanare i giocatori più accaniti e contattare le strutture idonee per aiutare il malcapitato; la sua parte dovrebbe farla anche lo Stato, che per ora si limita a trasmettere ogni tanto in televisione pubblicità per niente convincenti…
Le slot-machine non possono essere paragonate a delle erbacce di un prato da estirpare, ma senza il buonsenso dei gestori e dello stato, c’è il rischio che nascano altri problemi economici e psicologici in un già paese funestato dalla crisi.

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