“Ovatta ovatta!”. Il che significava: “Ho messo due batuffoli d’ovatta nelle orecchie e quindi tu puoi anche continuare a parlare, ma io non ti ascolto”. Era il sistema escogitato quando si era bambini e si litigava, tra fratelli, e in una discussione senza fine si voleva avere l’ultima parola. Si pronunziava in fretta l’ultima frase o magari l’ultimo insulto e si aggiungeva rapidamente “ovatta ovatta”. Un’ovatta inesistente, metaforica. Oggi, a distanza di tanti, tanti decenni, faccio qualcosa d’analogo con gli interlocutori che mi fanno perdere la pazienza sul blog “Come Gesù” del sacerdote Mauro Leonardi. Dico l’ultima, e al fine di non continuare una discussione ormai vana, al fine di non irritarmi ulteriormente, non leggo la replica. Ho perso le staffe con due interlocutrici, in una discussione a proposito di Gammy, il bambino down nato gemello di una bambina, da una donna che aveva prestato il suo utero. I genitori biologici non hanno voluto Gammy, ma solo la bambina che non è down come il fratellino. E addosso a quella madre snaturata che ha rifiutato il piccolo down, con farsi come le seguenti: “Questa donna desiderosa di diventare madre non cercava in verità un figlio vero ma un bambolotto umanizzato”. Questa donna voleva un “bimbo bello biondo con occhi azzurri”. Oppure: “Ti voglio fino a quando soddisfi i miei desideri, altrimenti non ti voglio più, ti voglio finché corrispondi ai miei pensieri, altrimenti niente”. E ancora: “Che le persone si possano equiparate a cose che si possono commissionare e comprare mi spaventa di più”. Allora io, che cerco di non condannare, di comprendere, io che cerco di non fantasticare, io che “loico” sono, spiego che non ci sono elementi per attribuire a quella madre tali orribili pensieri. Che quella signora, come tutte le mamme del mondo, non aspirava ad un bambolotto bello biondo con occhi azzurri, ma semplicemente ad un figlio sano; che se avesse voluto solo un figlio già prefigurato nelle sua mente, non avrebbe preso neppure la bimba, giacché questa non è una bambola bella, bionda, con occhi azzurri. Spiego anche che è più logico ritenere che la signora non abbia considerato il bimbo down una cosa, bensì una persona bisognosa di particolari cure e particolare amore, amore che, ahimè, lei non era capace di dargli. Spiego anche che quella signora non ha comprato un figlio come se fosse una cosa, bensì il mezzo per avere un figlio. Tutte queste cose spiego, e le signore che fanno? Le ignorano, e mi snocciolano frasi come le seguenti: “Questa allora non è fecondazione assistita, ma è mercato di figli!!!!”; “L’amore non conosce ostacoli! e non è sentimento! è ragione”; “Nei ragionamenti del Signor R.Pierri leggo, con tutto il rispetto, molta ideologia”; “La Sua logica non la capisco”. E Pierri a questo punto che fa? Perde le staffe e invita le signore a non fare bla, bla, e… “ovatta, ovatta!”.
Renato Pierri