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Confindustria a Taranto

Confindustria Taranto dopo essersi posta il grave problema dei profughi con l’iniziativa di qualche giorno fa dei Giovani Imprenditori presieduta da Luigi de Francesco che fa riferimento a Beatrice Lucarella, è scesa in strada per la cultura dello “sviluppo sostenibile”. E proprio a cominciare dai giovani, la Lucarella ci ha riferito che: “Da parte di una che produce prodotti alimentari e crede nel turismo, le bonifiche, la salute e la vita, non è pensabile che la manifestazione sia solo per Ilva o Eni, la manifestazione é per una politica industriale, per una programmazione territoriale e per una indicazione sulla riconversione industriale, ora inesistenti; soldi per le bonifiche non c'è ne sono, il comune non decide per non sbagliare, ed Equitalia, le banche e le tasse sono diventate sistema di uno strozzinaggio legalizzato. Io non lavoro né con Ilva né con Eni, lavoro per la famiglia e il territorio”.
È un grido di allarme, “Industria Ultima fermata” è il titolo della manifestazione, contro ormai la quasi certa chiusura di industrie locali, per troppe cause concorrenti.
E l’assurdo è che queste industrie, sono paradossalmente strategiche per il paese e per l’Europa!
Lo sviluppo sostenibile è l’obiettivo da perseguire, perché si tratta di un processo finalizzato al raggiungimento contemporaneo di obiettivi di miglioramento ambientale, economico, sociale ed istituzionale, sia a livello locale che globale.
Ma al di là delle belle parole di cui si riempiono i politici sia a livello locale che nazionale, l’assurdo è che di fatto queste industrie, moribonde per una serie di motivi, paiono abbandonate di fatto a se stesse e al loro tragico destino.
Il programma della manifestazione prevede un corteo diretto verso il centro con tappa finale in Prefettura. Al prefetto Umberto Guidato sarà consegnata una lettera per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con le richieste degli industriali di Taranto e dei loro dipendenti.
In conferenza stampa il presidente Vincenzo Cesareo ha ricordato che si è sostanzialmente al capolinea:”Devo comunicarvi, con estrema preoccupazione, con estremo rammarico con grande dolore che oggi noi manifestiamo, domani chiudiamo. Siamo davvero alla fine. Siamo nelle condizioni in cui le nostre imprese sono stanche, non ce la fanno più. I dati dell’economia testimoniano il 72% di incremento di fallimenti nell’ultimo periodo, che sono proprio l’espressione tipica della nostra comunità. I nostri imprenditori ci hanno messo denari propri, fideiussioni personali, patrimoni, in virtù di una terra che ha grandi potenzialità inespresse e depauperate, ma ora cominciano a gettare la spugna, ecco perché il dato dei fallimenti quest’anno è nettamente superiore a quello della media nazionale. Noi non ci stiamo più non riusciamo più a concepire una comunità che dice no a priori a tutto”.
Le parole vengono fuori con estrema difficoltà, è lui stesso a dirlo “perché noi non siamo abituati ad atti di resa, siamo dei lottatori anzi, siamo degli eroi, perché fare impresa oggi in Italia, è qualcosa di difficilissimo, farlo nel nostro territorio è cento volte più difficile.”
Angelo Bozzetto, di Confindustria Puglia, del Comitato Grandi Imprese ha riferito senza peli sulla lingua che la battaglia che si sta facendo, rimettendoci la faccia, i soldi e le mutande, per mantenere questa bistrattata economia, è una battaglia della città ! “E’ una battaglia di 50, 60 mila famiglie – ha sottolineato – noi non è che andiamo in strada a fare il teatrino, perché non abbiamo né tempo, abbiamo problemi nelle aziende, né voglia. In questa città purtroppo per la mala politica della gestione dell’economia emerge oggi lo sfascio, che non è soltanto di Taranto, ma è la punta di un iceberg del disastro dell’economia di gran parte della regione e del paese.”
Su questi temi e su questa manifestazione, ha riferito, c’è il pieno sostegno della Confindustria nazionale e soprattutto del Comitato delle Grandi Imprese di Confindustria Puglia, perché il manifatturiero in una città come Taranto che è stata basata sull’economia dell’acciaio, del petrolio, del cemento e del mare che le unisce, è un’economia che oramai non dà più risposte. Si paga, secondo Bozzetto, il prezzo prima di una cattiva politica sulla gestione delle questioni ambientali e poi l’assenza della politica.
“In questa città – sono ancora le sue parole – non parte tutta l’attività edilizia, non parte quella del porto, si scaricano tutte le attività dell’Arsenale, si scarica l’Eni e così via, cioè non c’è più nulla da fare ! E una città in cui bisogna fare orecchiette, chiancarelle e pizzica. Tutte le nostre aziende purtroppo sono esasperate e non solo gli imprenditori”.
Il messaggio è alle famiglie tarantine di fare il giusto ostruzionismo a quegli ambientalisti dell’ultima ora che utilizzano questi strumenti per fare campagna elettorale, per presentarsi in politica, dicendo no a tutto, cercando di assicurarsi uno stipendio pubblico. Potremmo vivere ancora – osserva Bozzetto – però dovrebbero sparire i 6 milioni di dipendenti pubblici, i contributi a pioggia alla classe giornalistica e a tutti coloro che li ricevono.
“Facciamo sparire tutti quelli per cui noi paghiamo le tasse – ammonisce esasperato – con i nostri F24. Bisogna smontare la logica di assistiti, in questa città ; questi imprenditori, quelli che sono rimasti che sono capaci ancora di sacrificare il loro capitale bisogna aiutarli, e far capire che la città e il paese senza questi imprenditori non va da nessuna parte. Oggi il sistema paese si mantiene perché ci sono ancora 23milioni di dipendenti delle imprese private che versano 23milioni di F24 che coprono i 17milioni di pensionati e i 7 milioni di dipendenti pubblici.” Infine ha ricordato l’esempio eclatante di Eni Power che voleva realizzare una centrale per la riconversione dall’olio combustibile al gas, eliminando quindi l’impatto ambientale e si è rinunciato a 250 milioni d’investimento e all’ambientalizzazione di uno stabilimento.
Il vicepresidente Antonio Marinaro ha aggiunto su quest’ultima nota che il problema è l’ignavia , è il non fare per non sbagliare e come esempio ha ricordato che venti anni fa, 20 miliardi furono stanziati per le bonifiche del Mar Piccolo e ancora oggi si sta discutendo sul miglior metodo.
In conferenza stampa si parla finalmente chiaro e così Michele De Pace, in ultimo suona l’allarme di dolorosi licenziamenti che tra poco il sistema produttivo tarantino in mancanza di risposte veloci, sarà costretto a fare.
“È facile dire no a tutto – ha rimarcato Cesareo – le istituzioni locali, comune e provincia, non sono state capaci di interpretare le necessità di una città e provincia che continua ad avere una vocazione industriale. Tutti parliamo di turismo ma ci dimentichiamo che l’intero sistema paese non riesce a generare più dell’8% del suo pil dal sistema turismo”.
Vito Piepoli

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