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Antonio Maggio è tornato con “L’equazione”

Milano. Un anno fa il trionfo sanremese nella categoria Giovani con il brano “Mi servirebbe sapere” tratto dall’album “Nonostante tutto”, oggi Antonio Maggio è tornato con il nuovo album di inediti “L’equazione”, anticipato dal singolo omonimo.

“È una presa di coscienza di tutto ciò che stiamo vivendo, in questo tempo dei tanti, in cui già parlano in troppi – ha fatto notare – Un tempo in cui tutti vogliono far tutto, anche al di là dei propri mezzi e delle proprie possibilità, in cui la velocità del vissuto non ci lascia neppure il tempo di ragionare sulle scelte che facciamo e in cui l'apparenza e l'immagine arrivano prima del contenuto. É un invito a fuggire dalla routine concettuale di cui siamo tutti inconsciamente protagonisti, uno sprone. L'equazione da risolvere é dunque dentro noi stessi, perché con impegno e speranza possiamo diventare protagonisti di un cambiamento”.

Questo nuovo lavoro di Antonio Maggio contiene tanti piccoli capolavori caratterizzati da una decisa maturazione artistica che fa comunque l’occhiolino alle sonorità tanto apprezzate dal pubblico durante lo scorso festival di Sanremo, ormai un marchio di fabbrica del cantautore pugliese; dalla delicata “Nell’etere” che stupirà tutti, all’intensa “Genesi (Mal d’amore)” a “Lo sai che lo so” che é quasi una continuazione del discorso interrotto l’anno scorso (e attenzione agli originalissimi versi tronchi, molto anni cinquanta).

Il nuovo singolo di Antonio Maggio si intitola “Stanco” e nasce da una collaborazione con il rapper napoletano Clementino: ha l’identikit del tormentone tanto è azzeccato nel disegnare la parodia di un ragazzo sempre stanco che vive tra sogni impossibili e promesse disilluse.

Giovane e vincente (oltre che Sanremo ha vinto anche la prima edizione di X Factor con gli Aram Quartet) questo artista dalle mille risorse ha costruito il nuovo disco intorno a un pensiero fondamentale e spesso trascurato: trasformare le difficoltà in opportunità. L’obiettivo è ripartire, rinascere meglio di prima.

“Lo so – ha riflettuto – A ventisette anni forse è azzardato parlare di album concept. Ma quasi tutte le canzoni, a partire dal primo singolo L’Equazione, nascono da questa riflessione”.

E così, in un’epoca nella quale “un posto fisso lo han trovato solo le paure” (da “Nell’etere”), il racconto di Antonio Maggio è quasi il copione di un film un po’ neorealista e un po’ hollywoodiano che zigzaga tra storie vere e riflessioni sul filo dell’ironia pungente. “Pirindiffi”, che ha accenti quasi battistiani, è il ritratto di Bruno, bravissimo e strambo pittore di Squinzano (dove vive Antonio Maggio e dove nacque il grande Nicola Arigliano) che un giorno decise di prendere il cuscino del suo letto per andarsi a sdraiare sui binari in attesa del treno. E “Pompe funebri da Lucrezia” è il feuilleton di una donna che eredita una ditta di onoranze funebri ma poi diventa celebre in paese per altri ‘meriti’.

“Una sorta di omaggio dissacratorio alla Boccadirosa di Fabrizio De André”, ha spiegato, divertito.

Franco Gigante

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