Nel convegno “Una promozione diversa per un’Italia diversa”, organizzato dal Comitato per gli italiani nel mondo e per la promozione del Sistema Paese della Camera dei Deputati, in collaborazione con AssoCamerEstero, ho cercato di richiamare l’attenzione dei qualificati operatori presenti e dei colleghi parlamentari su tre essenziali questioni.
La prima è l’esigenza di coinvolgere in modo più diffuso il Parlamento non solo sui molteplici aspetti dell’internazionalizzazione del nostro sistema economico, sui quali già alcune commissioni stanno lavorando, ma soprattutto sul ruolo che le comunità italiane all’estero possono svolgere in questa direzione. Il loro apporto, in particolare, o è evocato con ricorrente enfasi retorica senza concreti riferimenti operativi o è addirittura considerato con sufficienza. Mi è sembra opportuno, dunque, prospettare la presentazione di un atto di indirizzo parlamentare che risponda al duplice obiettivo di aumentare il livello di consapevolezza della classe politica e di definire una prospettiva di lavoro nella quale precisare obiettivi ravvicinati e concreti.
Il secondo aspetto è quello della scarsa coerenza degli strumenti di promozione e il loro tendenziale depotenziamento a causa delle riduzione delle risorse a disposizione. La “cabina di regia”, già operante, è certamente cosa utile ma non ha, né può avere, la capacità di incidere in profondità né di realizzare sinergie risolutive. Per questo non è da escludere la riflessione di una legge quadro di riorganizzazione degli strumenti di promozione affinché possa essere meglio sostenuta questa fase di ricollocazione internazionale dell’Italia ora che la crisi sembra allentare la sua morsa.
Va considerata, infine, una contraddizione che da tempo si è aperta all’interno delle nostre comunità. Mi riferisco al Made in Italy, la leva strategica più importante della nostra economia in questa fase, che proprio per la sua attrattività ha suscitato un’ondata di imitazioni e di falsificazioni. Ebbene, nel quadro generale della difesa dei nostri prodotti nel mercato internazionale, è necessario valutare quali misure normative e comunicazionali possano essere messe in campo per creare un filtro più stretto a beneficio delle nostre comunità, che sono uno dei più diretti bacini di consumo e un fattore di irradiazione dei prodotti di qualità. Un motivo, insomma, di approfondimento e di intervento.
In questo sforzo un ruolo di rilievo devono avere le Camere di Commercio, rinnovate e innovative, capaci di attingere anche alle nuove professionalità italiane nel mondo, espressioni attuali del grande patrimonio dell'emigrazione, e una rete diplomatica che sia in grado di trasformare l'azione internazionale del nostro Paese in opportunità di crescita economica. Necessario quindi collegare sempre di più gli aspetti dell’internazionalizzazione economica e commerciale con la ricerca scientifica e tecnologica e con la promozione linguistico-culturale.
Il danno peggiore alla nostra economia deriva, oltre che dall’Italian sounding o dal tentativo di copiarci, che deve comunque essere contrastato, dal non mettere a frutto questa presenza nel mondo, questa rete di sostegno che dialoga ogni giorno con i consumatori, che ogni giorno contribuisce a rafforzare l’Italia, che ogni giorno risponde alla domanda crescente di più Italia nel mondo e che, in alcuni momenti della nostra storia, è stata in grado di mantenere alto il nome dell’Italia.
Oggi il rapporto sempre più forte deve essere con i consumatori all’estero, con chi sostiene e apprezza il Made in Italy, con chi riesce a discernere tra ciò che ha un suono italiano e ciò che effettivamente racconta – in termini di ricerca stilistica, qualità di produzione, colori e sapori – la storia di un popolo e di un Paese.
On. Marco Fedi
Camera dei Deputati
III Commissione Affari Esteri e Comunitari
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