Orti di guerra, orti di crisi

Laddove un tempo sorgeva una parte delle proprietà degli Horti Cesarus, molti secoli dopo sorsero gli orti di guerra. A Roma, il quartiere di Monteverde non era come lo conosciamo oggi. Dobbiamo fare uno sforzo di immaginazione, magari facendoci aiutare da foto d’epoca, per avere un’idea di come fosse. Poche erano le costruzioni e molti erano i terreni coltivati a zucchine, melanzane, lattughe, finocchi, cetrioli, pomodori, tanti pomodori come ricordano gli abitanti di zona, allora giovanissimi testimoni di quell’infausto periodo, tanti da averne ancora la nausea.
Qua e là ogni tanto ci si imbatteva in un cartello che avvertiva, per quei pochi che non lo sapessero, che lì sorgeva un orto di guerra.
Non un lembo di terreno doveva rimanere incolto, aveva detto il Duce, e i padri, aiutati dai figli, si erano appropriati di piccoli appezzamenti di terra sui quali avevano costruito una recinzione a difesa del raccolto spesso preso di mira dai bambini. Alla vicina fontanella, i padri e i figli si recavano per rifornirsi dell’acqua necessaria all’irrigazione dei loro campi. Ognuno possedeva un piccolo orto, che curava amorevolmente in quanto fonte di sussistenza per tutta la famiglia, e Roma e l’Italia erano una distesa di orti di guerra. Come anche l’Europa e l’America dove, per far fronte agli approvvigionamenti alimentari, si diffusero i “Victory Gardens”, ossia i Giardini della Vittoria.
In quel periodo, ricorda mio padre che allora aveva circa dieci anni, per sfamarsi spesso non era sufficiente la tessera annonaria e chi poteva ricorreva alla borsa nera e a forme di baratto oppure all'allevamento, negli spazi esterni delle abitazioni, di galline e di pecore e capre che venivano portate a razzolare e a pascolare dai bambini.
Molti di quei ragazzi che aiutarono i padri a curare gli orti di guerra non ci sono più. Loro che hanno visto scandire le ore della giornata dal suono della sirena della contraerea, dalla fuga nei rifugi, dal coprifuoco, iniziarono finalmente a vedere la luce alla fine del tunnel quando assistettero alla grande ritirata da Roma dell’esercito tedesco che attraversò anche Monteverde e Via Giacinto Carini per raggiungere la via Aurelia. Il ricordo di quei ragazzi poi diventati uomini, che con il dopoguerra, con la ricostruzione e con il boom economico, sono stati in parte risarciti, mi accompagnerà per sempre.
Oggi, per via della grande crisi economica, ma anche per l’esigenza di mangiare cibo sano, gli italiani stanno tornando a dedicarsi agli orti. Secondo uno studio di Coldiretti, la propensione a coltivare spazi a terra e sui balconi nasce e si sviluppa soprattutto nel Centro Italia, in particolare nella regione Toscana, dove alta è la concentrazione di orti urbani nelle aree verdi messe a disposizione dalle amministrazioni comunali.

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